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Scritto dal Dott. Davide Caricchi
Scritto il 15 Dic, 2018

Cause profonde dell’ansia: il meccanismo di difesa della rimozione

Di fronte a turbamenti provenienti dal mondo esterno o da dentro di noi che possono mettere a repentaglio il nostro equilibrio, tutti noi utilizziamo delle operazioni psichiche (prevalentemente inconsce) che ci consentono di ridurre l’ansia o l’angoscia. Tali operazioni psichiche prendono il nome di meccanismi di difesa. Essi sono molteplici, ne troviamo di diversi tipi: si va da quelli più primitivi a quelli più maturi. Un meccanismo più evoluto che adottiamo in maniera più o meno marcata è il meccanismo di difesa della rimozione, un meccanismo particolarmente utile in molte situazioni della nostra vita ma che se utilizzato in maniera eccessiva può portare ai ben noti problemi di ansia, angoscia e panico. Scopriamolo più da vicino.

                                                     

Il meccanismo di difesa della rimozione: che cos’è?

Il meccanismo di difesa della rimozione può essere definito come un processo inconscio che permette all’individuo di escludere dalla coscienza pensieri, emozioni e rappresentazioni mentali considerate socialmente inaccettabili. Cosa significa? Significa che alcuni desideri inconsci, se soddisfatti, andrebbero in conflitto con obblighi o imposizioni legate a norme sociali a cui la maggior parte delle persone si adegua. Per esempio, un uomo che deve sopportare in una conversazione un conoscente noioso e logorroico, può avvertire il desiderio inconscio di picchiarlo purché smetta di parlare e infastidirlo…ecco che entra in gioco il meccanismo della rimozione escludendo tempestivamente dalla coscienza questo impulso inaccettabile che presenterebbe pesanti conseguenze. Oppure, una donna di fronte ad una gioielleria che avverte il desiderio inconscio di rubare i gioielli in vetrina… Anche in tal caso, la rimozione interviene ad eliminare dalla coscienza questo desiderio inaccettabile.
Come si può notare, la rimozione è un meccanismo di difesa di livello superiore il cui obiettivo è quello di dimenticare o ignorare in maniera motivata alcuni aspetti di sé che potrebbero generare problemi o imbarazzi. La sua essenza consiste nell’allontanare qualcosa dalla coscienza. Se pertanto alcuni pensieri o emozioni disturbano in maniera eccessiva, è possibile “affidarli” all’inconscio che ci aiuta a dimenticarli, a farli cadere nell’oblio…
Ovviamente, non tutte le nostre dimenticanze sono causate dalla rimozione…alcune di esse possono essere provocate semplicemente dalla priorità che si assegna a certe cose rispetto ad altre. La rimozione può riguardare sia eventi concreti spiacevoli sia pensieri ritenuti inaccettabili.

                                                                 

 

Origini della rimozione e ansia

Lo sviluppo del meccanismo di difesa della rimozione ha origini molto lontane…se lo sviluppo psichico infantile evolve in maniera adeguata, la rimozione rappresenta l’operazione mentale con cui il bambino fronteggia impulsi naturali per il suo processo di crescita psichica ma assolutamente terribili e minacciosi…come per esempio eliminare un genitore per avere l’esclusivo possesso dell’altro genitore. Visto con gli occhi di noi adulti, questo desiderio può sembrarci inconcepibile, terrificante e disumano. Ma nella pratica clinica è emerso che questi sono impulsi più che normali per un bambino che si confronta per la prima volta con emozioni fondamentali quali rabbia, invidia, paura, angoscia, ecc… Gradualmente il bambino impara a riporre nell’inconscio queste fantasie che ovviamente lo disturbano e gli generano angoscia. Per giungere ad una adeguato utilizzo della rimozione è tuttavia necessario aver raggiunto una sufficiente coesione del proprio Sé e un senso di continuità della propria identità…in caso contrario, non si utilizzerà la rimozione, bensì meccanismi di difesa molto più primitivi e patologici.
Come già detto quindi, la rimozione, se utilizzata nella giusta misura, ci aiuta a “dimenticare” pulsioni troppo inaccettabili e a mitigare fantasie ed emozioni “forti” che se non adeguatamente modulate sarebbero causa di seri problemi relazionali e non solo.
Tuttavia, la rimozione diventa problematica quando non svolge più in maniera efficace la sua funzione ma diventa qualcosa di “totalizzante” che organizza l’esistenza della persona. Inoltre, quando la rimozione diventa problematica e non più un nostro “alleato”, rimuove non solo i contenuti inaccettabili ma anche gli elementi positivi della vita di tutti i giorni, con conseguente peggioramento nella qualità delle relazioni e delle esperienze emotive.
L’eccessivo ricorso alla rimozione produce inevitabilmente angoscia, in quanto troppi contenuti mentali vengono esclusi dalla coscienza…e quando troppe cose vengono relegate nell’inconscio, si viene a creare quell’effetto “pentola a pressione” che porta a trattenere troppe emozioni non riconosciute…che alla lunga premono per la scarica e alla fine “esplodono” sottoforma di crisi d’ansia, angoscia e attacchi di panico.
Lo psicologo in seduta deve monitorare attentamente il paziente nel suo utilizzo della rimozione, in modo tale da lavorare sui contenuti rimossi e rimettere in contatto il paziente con aspetti profondi di sé che se non riconosciuti ed elaborati, possono trasformarsi in varie patologie nevrotiche, prime fra tutte i disturbi d’ansia e gli attacchi di panico.

 

                                                                  

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