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Scritto dal Dott. Davide Caricchi
Scritto il 1 Ago, 2018

Psicologo e Skype: la questione della “corporeità”

Con questo articolo ha inizio un’approfondita riflessione sul ruolo della corporeità nel rapporto psicologo-paziente e su come essa emerge nella comunicazione via Skype, con relativi pregi e difetti.
Per comprendere le potenzialità del lavoro dello psicologo online attraverso lo strumento di Skype, è molto importante analizzare non soltanto i punti di forza ma anche (e soprattutto) possibili limiti e criticità. Una di queste riguarda gli elementi riconducibili al linguaggio del corpo, un aspetto non trascurabile nel rapporto tra paziente e terapeuta e nell’andamento del percorso psicoterapeutico. È indubbio che nella comunicazione tramite Skype si vadano a perdere alcune componenti del “corporeo”, mentre altre di nuove possono essere individuate… È importante avere bene a mente come anche il corpo del paziente, così come quello dello psicologo, entrino in gioco nelle dinamiche della terapia.
Proviamo dunque ad addentrarci in questa tematica…

Psicologo – paziente: presenza corporea e percezioni sensoriali 

Aspetti quali l’andatura del corpo, la mimica facciale, la gestualità, la voce, ecc. vanno ad alimentare quello che può essere definito il controtransfert sensoriale. Il controtransfert, in generale, consiste in quell’insieme di vissuti che il paziente suscita nello psicologo e che contribuisce in maniera significativa a comprendere il paziente stesso e a indirizzare il trattamento. Il controtransfert sensoriale consisterà invece in tutti quei vissuti che lo psicologo avverte a livello corporeo e propiocettivo.
Il filosofo Shaun Gallagher (2009) offre alcune importanti concettualizzazioni per comprendere la natura di questo tipo di interazione non verbale “corpo a corpo”. Egli sostiene che gran parte di ciò che percepiamo sia influenzato in modo fondamentale dalle connessioni intermodali tra i nostri sensi e che ciò che percepiamo attraverso un senso venga registrato in tutto il corpo in altre modalità sensoriali. A tal proposito, egli include non solo ciò che recepiamo attraverso i nostri sensi come la vista e l’udito, ma anche la propriocezione e le sensazioni corporee.
Pensiamo alle prime modalità relazionali e di conoscenza del mondo da parte del bambino piccolo: egli acquisisce la scena visiva e conosce in maniera pre-riflessiva basandosi sulla propria consapevolezza propriocettiva, con una comunicazione di tipo “intra-corporeo” . Questo tipo di comunicazione intra-corporea (cioè i sensi visivi e propriocettivi del bambino che comunicano tra loro e con il mondo degli adulti) funziona anche a livello interpersonale. In effetti, la comunicazione intra-corporea costituisce la base per la comunicazione inter-corporea per tutto il ciclo di vita e naturalmente anche all’interno della relazione tra paziente e psicologo…

…e Skype in tutto questo?…

Nella comunicazione intercorporea tra psicologo e paziente entrano in gioco elementi immediatamente esperienziali, legati non solo alla mera comunicazione attraverso un singolo senso. Tramite la comunicazione intracorporea, si viene a creare un’interconnessione tra sensazioni propiocettive…il corpo entra in gioco. Questo innato e complesso legame tra i sensi non è rilevante solo per il neonato ma anche per noi adulti: la postura, la gestualità e il linguaggio del corpo diventano elementi fondamentali per esternare i nostri movimenti espressivi. Pertanto, le nostre sensazioni propriocettive, il nostro schema corporeo e la nostra immagine corporea diventano dei veri e propri portatori di intenzionalità.
Alla luce di tali riflessioni relative al linguaggio corporeo e ai meccanismi propriocettivi implicati, è importante porsi i seguenti interrogativi: quando effettuiamo un colloquio psicologico mediante Skype, perdiamo in parte la potenza di questa preziosa modalità di comunicazione?…perdiamo qualcosa del linguaggio corporeo del paziente?…e a sua volta, il paziente perde qualcosa degli aspetti comunicativi dello psicologo?… queste forme particolari di transfert e controtransfert si possono concretizzare soltanto nella stanza dello psicologo? Cosa ci perdiamo quando ci muoviamo su Skype in questo ambito? E se ci perdiamo qualcosa, cosa nello specifico?…possiamo recuperarlo in qualche modo?…tale perdita ha un qualche impatto nel processo terapeutico e nell’alleanza terapeutica che si viene a creare col tempo tra psicologo e paziente?… Sono tutte questioni che andranno seriamente approfondite…

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