Articolo scritto dal dott. Calogero Virzì, medico specialista in Psichiatria e Psicoterapia.
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L’ansia è una delle piaghe del nostro tempo, e ci coinvolge praticamente tutti. Questo è ancora più vero in questo preciso momento storico, poiché la pandemia ha improvvisamente stravolto la nostra routine e le nostre certezze quotidiane, spazzando via un equilibrio sottile con il quale abbiamo convissuto fino a poco tempo fa. Le ripercussioni sul piano psicologico sono innumerevoli e drammatiche, e tra queste si sta osservando un incredibile aumento delle manifestazioni ansiose, in tutte le sue possibili forme.
Per questo, sono abbastanza sicuro che conosci almeno una persona che faccia uso di ansiolitici, o forse tu stesso li assumi. Questo è comprensibile ed è una pratica molto diffusa, basti pensare che gli ansiolitici sono i farmaci più consumati in assoluto, secondi soltanto agli anti-infiammatori. Tuttavia, sempre più si verifica il fenomeno dell’assunzione “fai da te” di queste molecole. E’ una situazione che, soprattutto nel lungo termine, può rappresentare un serio rischio per chi le assume. Hai capito di quali sostanze sto parlando?
Quando parlo di ansiolitici mi riferisco alle benzodiazepine, sostanze ormai conosciute e utilizzate da decenni. Sono tante molecole, puoi riconoscerle perché quasi tutti i principi attivi terminano con il suffisso –am (alprazolam, diazepam, bromazepam etc…). Perché questi farmaci sono molto utilizzati? Perché indubbiamente sono EFFICACI e agiscono più o meno velocemente, già alla prima assunzione. In particolare, hanno quattro proprietà:
• Sono appunto ANSIOLITICI, quindi rimuovono l’ansia;
• Sono IPNOTICI, cioè favoriscono il sonno;
• Sono MIORILASSANTI, quindi riducono lo stato di rigidità muscolare, tipico di chi soffre di ansia;
• Sono antiepilettici.
Questi effetti riguardano tutte le benzodiazepine, anche se ognuna di esse ha le sue caratteristiche specifiche per quanto riguarda la potenza, l’inizio dell’azione terapeutica, la durata e la rimozione dall’organismo.
IL LATO OSCURO DELLE BENZODIAZEPINE
Allora qual è il problema? Soffro l’ansia, prendo le “gocce” o la “pillola”, l’ansia mi passa e tutto è a posto. Purtroppo, non è proprio così. Se è vero che la loro efficacia è indubbia, almeno nel diminuire l’ansia nel breve termine, il lato negativo è che hanno un potenziale di abuso! Questo significa che, nel lungo termine, provocano fenomeni di TOLLERANZA, ASSUEFAZIONE, e anche ASTINENZA se interrotte bruscamente. In poche parole, possono causare una vera e propria DIPENDENZA!
E’ proprio per questo motivo che le benzodiazepine sono inserite nella tabella ufficiale delle sostanze stupefacenti, e il loro utilizzo in campo farmacologico è regolamentato (Legge 79/2014).
Nella realtà dei fatti, tuttavia, accade un abuso di massa di questi farmaci, soprattutto per il loro facile reperimento. Troppe volte, infatti, succede di conoscere persone che ne fanno uso perché “me le ha date mia zia”, oppure “mio padre li prende da vent’anni e sta bene”, oppure qualche medico, magari non competente in materia, le ha prescritte diversi anni prima e non ha più controllato il paziente. Ecco quindi il fenomeno del “fai da te”, una pratica molto diffusa e pericolosa, perché molte persone ignare rischiano di diventare dipendenti da questi farmaci, con tutti i rischi che ne conseguono sul piano psicologico e fisico.
Le benzodiazepine sono dei farmaci molto delicati, e la loro prescrizione e assunzione deve essere attentamente monitorata. Il mio scopo non è demonizzare queste sostanze, anzi possono essere estremamente utili in molti casi, tuttavia è necessario sottolineare il concetto che bisogna rivolgersi a uno specialista psichiatra, e questo per vari motivi:
• Fare una corretta diagnosi e valutare il rapporto rischio/beneficio dell’assunzione delle benzodiazepine sul singolo paziente.
• Verificare se esistono controindicazioni, perché non tutte le persone possono assumerle.
• Scegliere con accuratezza quale benzodiazepina e il suo dosaggio specifico su misura per il paziente, valutando anche un circoscritto periodo di tempo.
• Valutare l’interruzione della terapia e le modalità per non rischiare possibili sintomi di astinenza.
• Utilizzare possibili strategie farmacologiche differenti che possano evitare la prescrizione delle benzodiazepine.
• Valutare nel corso della terapia possibili modifiche dei dosaggi e della sostanza.
• Le benzodiazepine non cancellano l’ansia, ma la “nascondono”. E’ bene iniziare anche un percorso psicoterapico che possa curare l’ansia alla radice.
Evita il fai da te e affidati a uno specialista psichiatra!
Dott. Davide Ivan Caricchi
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