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Scritto dal Dott. Davide Caricchi
Scritto il 9 Ago, 2019

Freud e lo sviluppo della psicoanalisi: determinismo psichico e dintorni

Lo psicologo, così come lo psicologo online, indipendentente dall’orientamento che sceglie, non può non conoscere i fondamenti teorici lasciatici dal padre della psicoanalisi: Sigmund Freud. In uno degli articoli precedenti abbiamo illustrato la vita e le tappe più significative del percorso formativo di Sigmund Freud.
Sigmund Freud è conosciuto in tutto il mondo per essere stato il fondatore della psicoanalisi che potremmo definire in prima istanza una forma rivoluzionaria di comprensione e cura dei disturbi psichici.
Prima della psicoanalisi lo studio e la comprensione del disagio psichico era esclusivamente riconducibile a principi organicistici: quello che si andava a cercare era il correlato anatomo-fisiologico del disturbo. Aspetto quest’ultimo indubbiamente importante per comprendere la dinamica organica dell’insorgenza del disturbo ma che non teneva conto del fatto che ci si trovava di fronte non solo ad un sintomo ma anche ad un persona che soffriva e che manifestava un disagio nella sua totalità di essere umano.

                                                     

 

Un nuovo modo di concepire il disagio psichico: determinismo psichico e Conscio, Precosncio, Inconscio

Ecco che con Sigmund Freud, non solo la realtà organica ma anche (e soprattutto) la realtà psichica iniziò ad assumere un profondo significato nel trattamento dei disturbi mentali. Per Freud, infatti, le problematiche psicologiche potevano essere interpretate attraverso un’altra chiave di lettura, ossia quella della presenza di meccanismi inconsci alla base del funzionamento mentale.
A tal proposito, Freud, nel suo lungo e appassionante percorso alla scoperta dell’inconscio e della psiche umana, concepì un modello teorico di funzionamento della mente che modificò di volta in volta, in base alle continue scoperte cui andava incontro nella sua pratica clinica (ossia nella sua pratica di psicologo con i pazienti che trattava nel suo studio privato).
Due sono i principi cardine che hanno guidato Freud nella formulazione della psicoanalisi:
1. il determinismo psichico, ossia il principio secondo cui qualsiasi accadimento psichico è il frutto di eventi che lo hanno preceduto: in pratica, tutti gli eventi psichici che ci capitano sarebbero collegati tra loro;
2. la nostra mente si suddivide in tre sistemi fondamentali: il Conscio, il Preconscio e l’Inconscio. Secondo Freud, i processi mentali sono in gran parte processi inconsci su cui la psicoanalisi deve lavorare per farli gradualmente riaffiorare alla coscienza, con evidente beneficio per la persona che lamenta sintomi psichici.
Tuttavia i contenuti inconsci presenti nell’apparato psichico non sono un tutt’uno armonioso e unitario ma possono essere in conflitto tra loro. Compito dello psicologo è comprendere questi conflitti e farli venire alla luce.

                                                 

 

Evoluzione della concezione freudiana dell’apparato psichico

Determinismo psichico e tripartizione della mente dunque: ma le “fondamenta” della psicoanalisi erano solo agli inizi. Successivamente Freud, alla luce della sua esperienza clinica, denominò le tre principali istanze dell’apparato psichico in maniera differente: non più Inconscio, Preconscio e Conscio ma Es, Io e Super-Io. Che cosa è cambiato dalla prima formulazione?
Con l’ “Es” si intende l’inconscio ma in una concezione ben più estesa: l’Es consiste in una realtà psichica sommersa. Il concetto di “Es” rende meglio l’idea secondo cui la stragrande maggioranza dei funzionamenti psichici è guidata da istanze inconsce, mentre gli elementi di consapevolezza sarebbero soltanto la “punta dell’iceberg” della realtà psichica della persona.
L’Es equivale ad un “caos”, ad un coacervo di pulsioni che tutti noi abbiamo. Consiste in una parte nascosta della nostra personalità di cui non possiamo avere consapevolezza. L’Es è tutta quella parte di realtà psichica (immagini, fantasie, pulsioni, desideri, ecc.) che abbiamo messo da parte e con cui non ci siamo identificati. Tuttavia, non possiamo restare indifferenti di fronte al fatto che tali parti oscure sono parte integrante della nostra personalità e possono lavorare anche al nostro servizio se adeguatamente riconosciute e integrate con le altre parti della personalità.
Per comprendere meglio l’Es, potremmo definirlo un “agglomerato di energia”, frutto delle pulsioni infantili di cui l’Es si è nutrito col passare del tempo. Del resto, l’Es non è altro che l’insieme di tutte quelle potenti pulsioni e irrefrenabili desideri che abbiamo vissuto da bambini e che col passare del tempo abbiamo dovuto mettere da parte per consentire un adeguato percorso di crescita e maturazione. Ma l’Es rimane comunque una parte vitale di noi stessi che, se completamente rimossa e non riconosciuta, può inesorabilmente farci star male generando sintomi vari, quali per esempio ansia e depressione.
Nei prossimi articoli approfondiremo ulteriormente il ruolo dell’Es, oltre alle altre due importantissime istanze dell’apparato psichico concepito da Freud: l’Io e il Super-Io. 

                                                                                       

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