Nei precedenti articoli sull’argomento abbiamo affrontato le tematiche relative alle varie sfaccettature dei disturbi depressivi. I disturbi depressivi racchiudono molteplici forme di sofferenza psichica: dalla depressione maggiore vera e propria ai disturbi distimici fino alle personalità depressive.
Abbiamo già potuto evidenziare in precedenti lavori come nel funzionamento depressivo siano due gli affetti che vanno ad organizzare tale esperienza: la rabbia (affetto che, non accettato e riconosciuto, viene rivolto contro di sé) e la tristezza vitale.
In questo lavoro cercheremo di fare qualche ulteriore distinzione tra le varie forme di disturbi depressivi e di approfondire gli elementi più profondi alla base di questa sofferenza psichica.
Procediamo con ordine: partiamo dalla depressione clinica, la depressione maggiore, disturbo alquanto invalidante che affligge molte persone nel mondo e che se trascurato e non trattato adeguatamente, può portare a gesti estremi quali condotte autolesioniste o suicidio. Le caratteristiche cliniche della depressione maggiore sono inconfondibili: tristezza invincibile, mancanza di energie, anedonia (la perdita di piacere nello svolgere attività che prima dell’episodio depressivo appassionavano e stimolavano), disturbi vegetativi.
Alla base della depressione sottende il fenomeno psichico della melanconia. È importante, a tal proposito, fare un’importante distinzione tra lutto e melanconia. Entrambi i fenomeni possono generare episodi depressivi ma con modalità e gradazioni differenti.
Il lutto è una condizione psicologica conseguente alla perdita di una figura significativa o di una fase di vita importante che ha avuto un ruolo importante nell’esistenza dell’individuo. È fisiologico che di fronte ad un lutto si verifichi una reazione depressiva: sarebbe insolito il contrario. Nel lutto si percepisce che il mondo esterno sia stato concretamente impoverito in qualche suo aspetto importante. Mentre la melanconia? La melanconia è quella condizione dove ciò che si sente perduto o danneggiato non è qualcosa di esterno, bensì una parte di sé. Anche in questo caso però il vissuto di perdita di una parte di sé può scaturire da una perdita concreta. Nel primo caso (lutto) avremo a che fare con una depressione reattiva, ossia legata ad una fisiologica reazione per la perdita di qualcuno o qualcosa, nel secondo caso ci troveremo di fronte ad una depressione patologica.
Nell’ambito dei disturbi depressivi, come potremmo definire la depressione maggiore? La depressione maggiore è da considerarsi un’alterazione del tono dell’umore verso forme di tristezza vitale profonda con una drastica riduzione dell’autostima e tendenza all’autopunizione.
Nelle personalità depressive, invece, i processi affettivi, sensoriali e cognitivi perdono di efficacia in modo cronico e diventano i fattori organizzanti della vita del paziente, in un costante approccio a “perdere” nell’affrontare le sfide della vita.
Come già accennato in altri lavori, la depressione non è un fenomeno “monolitico” che si manifesta in tutti alla stessa maniera. Abbiamo molteplici tipologie di depressione, a seconda delle vare interazioni tra fattori psicologici, organici e relazionali. Proviamo a fare un po’ di chiarezza a riguardo.
Le principali forme cliniche di disturbi depressivi con cui si possono confrontare psicologo e psicologo online nella loro pratica psicoterapeutica sono 3: la depressione somatogena, la depressione endogena, la depressione psicogena.
A) DEPRESSIONE SOMATOGENA: è quella forma di disturbi depressivi causata da problematiche riconducibili a criticità del corpo. Distinguiamo depressioni organiche (dovute a patologie quali arteriosclerosi, tumori cerebrali, paralisi, ecc.) e depressioni sintomatiche (quadri depressivi post-infettivi, post-operatori, tossici, ecc.)
B) DEPRESSIONE ENDOGENA: è un disturbo dell’umore caratterizzato da vissuti pervasivi di tristezza che si prolungano nel tempo e che hanno un impatto molto negativo sull’umore e sul comportamento dell’individuo. In questa area di depressioni distinguiamo le depressioni periodiche (a decorso monopolare, cioè con l’alternarsi di episodi depressivi), le depressioni cicliche (a decorso bipolare, cioè con l’alternarsi di episodi depressivi ed episodi maniacali) e le depressioni schizofreniche.
C) DEPRESSIONE PSICOGENA: nell’ambito dei disturbi depressivi, questa è una condizione legata ad un avvenimento o ad un vissuto doloroso che assume col tempo un’intensità e una durata eccessive rispetto ad una fisiologica reazione di fronte a situazioni del genere. Si distinguono depressioni reattive e depressioni nevrotiche, ossia quelle depressioni in cui non è completamente presente alla coscienza la motivazione di questo stato d’animo e si confonde spesso con la storia di vita del soggetto e con il suo percorso di crescita affettiva.
A seconda del tipo di depressione diagnosticata, lo psicologo e lo psicologo online imposteranno il percorso psicoterapeutico più indicato.
I disturbi depressivi sono forme di sofferenza psichica contraddistinti da un umore abbattuto che interferisce con il funzionamento cognitivo, emotivo e relazionale. Nelle forme più gravi, i disturbi depressivi portano ad un considerevole calo del senso di appagamento per attività che prima suscitavano piacere e soddisfazione.
Le cause dei disturbi depressivi sono una combinazione di fattori genetici (alterazione a livello di neurotrasmettitori e delle funzioni neuroendocrine), fattori psicologici e fattori sociali.
I comportamenti di una persona depressa variano da soggetto a soggetto. Tuttavia, alcuni vissuti e sintomi sono tipici dei disturbi depressivi. I disturbi depressivi sono da considerarsi una sofferenza psichica alquanto complessa e articolata. Infatti la sintomatologia depressiva può presentare innumerevoli sfumature a livello di tipologia e intensità.
I principali sintomi che possiamo ravvisare nei disturbi depressivi sono isolamento sociale, anedonia (perdita di interesse per le attività che prima suscitavano piacere), repentini cambiamenti di umore, disturbi del sonno (insonnia o ipersonnia), problemi a livello di appetito (inappetenza o iperfagia), scarsa energia, problemi di concentrazione, vissuti di colpa, ideazione suicidaria.
Nei disturbi depressivi, tutte queste manifestazioni sintomatologiche possono variare da un livello di gravità lieve ad un livello più severo.
Quando emergono in maniera intensa e persistente vissuti di spossatezza cronica e mancanza di energie, così come senso di inadeguatezza profondo senso di colpa che talvolta può sfociare in deliri di colpa. Nelle forme depressive più gravi si assiste ad una vera e propria difficoltà a formulare pensieri: il pensiero risulta drammaticamente rallentato. Talvolta nelle persone più avanti con l’età, il rallentamento cognitivo è talmente significativo che è difficile distinguerlo da una demenza senile. Altro elemento caratteristico delle gravi forme di disturbo depressivo è rappresentato dai pensieri di morte che nelle manifestazioni ancora più gravi si concretizzano in ideazioni suicidarie o in tentativi di suicidio.
Ogni disturbo depressivo fa storia a sé, in quanto è strettamente legata alla soggettività e unicità dell’individuo che presenta una sofferenza di questo tipo.
In generale, si può affermare che nelle forme lievi di depressione è sufficiente un percorso psicologico che da una parte svolga una funzione supportiva e dall’altra vada ad analizzare le cause più profonde del vissuto depressivo.
Nelle forme moderate e gravi, invece, è opportuna una combinazione di psicoterapia e trattamento farmacologico.
Dott. Davide Ivan Caricchi
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