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Scritto dal Dott. Davide Caricchi
Scritto il 18 Dic, 2018

Il disturbo borderline di personalità

Nel linguaggio comune si sente sempre più parlare di disturbo “borderline” (talvolta in maniera impropria) per definire quei disturbi psichici che si pongono “al limite”… al confine tra funzionamento nevrotico (un funzionamento psichico meno grave) e funzionamento psicotico (un funzionamento psichico decisamente più grave). Con questo articolo inizierà una lunga serie di riflessioni e lavori su questo disturbo psichico sempre più diffuso nella nostra società.
A livello affettivo, il disturbo borderline di personalità presenta caratteristiche specifiche quali rabbia, disforia, depressione e ansia latente che si manifestano soprattutto quando l’individuo si trova sotto stress, quando è sottoposto a particolari sollecitazioni emotive. Ma concentriamoci ora sull’evoluzione del concetto “borderline” che ha coinvolto per decenni (e coinvolge tuttora) psicologi e psichiatri…

                                          

 

Un po’ di storia…

Il termine “borderline” significa “linea di confine”: esso è usato per descrivere una complessa e articolata tipologia di pazienti con caratteristiche tipiche sia delle nevrosi che delle psicosi.
A partire dai primi anni ’50 il concetto di disturbo borderline di personalità è andato incontro a molteplici definizioni e interpretazioni da parte di psicologi e psichiatri. Ma come nasce il concetto di disturbo borderline? Col passare del tempo, a partire da un’originaria contrapposizione tra nevrosi e psicosi, inizia a farsi strada l’ipotesi secondo cui ci sarebbe un disturbo “intermedio” tra psicosi e nevrosi che include quei pazienti che non rispondono né ai criteri per porre diagnosi di nevrosi né a quelli per porre diagnosi di psicosi. Inizialmente si riteneva che questi pazienti presentassero una lieve forma di schizofrenia. Fu Stern nel 1938 ad introdurre per la prima volta il concetto di “borderiline” per descrivere quei pazienti che non rientravano nelle classiche categorie psicodiagnostiche (nevrosi o psicosi).
Negli anni successivi Hoch e Polatin proposero il termine di “schizofrenia pseudo-nevrotica”, in quanto lo psicologo si trovava spesso di fronte ad un quadro psicopatologico contraddistinto da numerosi sintomi nevrotici (tra cui soprattutto ansia grave e duratura) e da vari sintomi di promiscuità sessuale. In pratica questi studiosi hanno individuato dei pazienti che in generale manifestavano sintomi nevrotici ma che in condizioni di stress, invece che conservare un adeguato esame di realtà, tendevano a regredire presentando sintomi propriamente psicotici che potevano giungere ad una sindrome schizofrenica…

                                                                  

 

Ulteriori sviluppi del concetto “borderline” tra psicologi e psichiatri

Knight negli anni cinquanta giunse invece alla conclusione secondo cui i pazienti borderline presentavano una marcata debolezza dell’Io e delle sue principali funzioni. Knight considerava la condizione borderline non come una serie di sintomi bensì come una sindrome generata da disfunzioni dell’Io. Si inizia a intuire che questo disagio presenta seri problemi nelle relazioni con le persone significative e nelle relazioni sociali, nell’affettività e nella capacità di identificarsi con i bisogni degli altri, con conseguente egocentrismo, mancanza di empatia e ricerca spasmodica di emozioni forti… che poi però non si è in grado né di gestire né di tollerare. Grinker nel 1968 individua gli elementi che contraddistinguono il disturbo borderline: la rabbia come affetto principale, la mancanza di un’immagine stabile di sé, gravi difficoltà nelle relazioni interpersonali e depressione abbandonica. A partire dalle concettualizzaioni di Grinker, psicologi e psichiatri iniziano ad utilizzare il termine “borderline” per indicare una sindrome specifica che si concentra su ciò che è osservabile nel paziente.
Il merito di Grinker è stato quello di cogliere la complessità del fenomeno borderline che si dipana lungo un articolato “continuum” psicopatologico cha parte dalla polarità nevrotica per giungere alla polarità psicotica.
Grinker individua quattro sottocategorie del disturbo borderline: 1) Disturbo borderline che si colloca nella polarità “psicotica”, contraddistinta da esame di realtà alquanto distorto, comportamenti bizzarri, rabbia incontrollata, episodi psicotici transitori; 2) Disturbo borderline “nucleare” che presenta disforia, scarsa empatia, impulsività, comportamenti autodistruttivi, ecc.;
3) Personalità “come se”: personalità apparentemente più adeguate, caratterizzata tuttavia da scarsa affettività e da una predisposizione “camaleontica” a copiare le caratteristiche di personalità degli altri; 4) Disturbo borderline di tipo “nevrotico”: disturbo che presenta ansia, molteplici sintomi nevrotici, depressione abbandonica, disforia, fasi contraddistinte da regressione.
Nei prossimi lavori approfondiremo ulteriormente l’evoluzione del concetto “borderline”.

                                                   

 

 

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