Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) è un disturbo d’ansia caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni, dove per ossessioni intendiamo pensieri, immagini o impulsi intrusivi e persistenti, mentre per compulsioni facciamo riferimento a comportamenti ripetitivi o atti mentali che il paziente si sente costretto a compiere per ridurre l’ansia associata alle ossessioni o per prevenire un evento negativo: le compulsioni sono dei veri e propri rituali che, come abbiamo potuto analizzare nell’articolo precedente sull’argomento (La mente “assediata: il disturbo ossessivo-compulsivo) sono condizionati da dinamiche riconducibili al cosiddetto “pensiero magico”. Le ossessioni e le compulsioni causano significativi disagi e interferenze nella vita quotidiana del paziente.
Le ossessioni possono essere considerate dei pensieri egodistonici ricorrenti. Ma cosa si intende per “egodistonico”? Significa che tali pensieri intrusivi sono in contrasto, se non addirittura in aperto conflitto, con il proprio Io e con i relativi desideri e aspirazioni di questa istanza.
Le compulsioni, come detto in precedenza, sono dei veri e propri atti ritualizzati che il paziente deve compiere per attenuare l’angoscia generata dalle ossessioni. Questo ci fa capire quanto il paziente ossessivo-compulsivo abbia a che fare costantemente con una consistente “fatica mentale” che va ad incidere in maniera considerevole sulla qualità della vita.
Le principali sofferenze psichiche riportate da questi pazienti possono riguardare 5 ambiti:
1) Rituali relativi a continue verifiche
2) Rituali inerenti alla pulizia
3) Pensieri ossessivi a cui non fanno seguito compulsioni
4) Lentezza ossessiva
5) Rituali misti.
Sovente il disturbo ossessivo-compulsivo è associato a episodi depressivi che vanno a complicare molto il quadro generale di sofferenza psichica. In tali contesti si assiste quasi sempre ad una compromissione nel funzionamento lavorativo e sociale, a tal punto da condizionare le relazioni con colleghi, amici e familiari.
Come detto in precedenza, non è una vita facile quella della persona che soffre di disturbo ossessivo-compulsivo. Spesso il soggetto con disturbo ossessivo-compulsivo avverte un bisogno incontrollabile di eseguire i suoi rituali compulsivi in manera ripetitiva e pedante. Spesso egli presenta delle notevoli difficoltà ad astenersi dall’eseguire le compulsioni: non può proprio farne a meno! Se non lo fa, sta male. Uno dei problemi principali del disturbo ossessivo-compulsivo è rappresentato dal fatto che l’esecuzione di tali compulsioni può comportare una perdita di tempo significativa e interferire con le attività quotidiane, come il lavoro, la scuola e le relazioni interpersonali. Il paziente ossessivo-compulsivo è consapevole di ciò ma non può farci niente, deve mettere in atto il rituale.
Talvolta la persona con disturbo ossessivo-compulsivo, onde evitare lo stress e la fatica mentale legati alla sua condizione, può anche tentare di evitare situazioni o oggetti che possono causare le ossessioni o le compulsioni. Ad esempio, una persona che ha ossessioni sulla contaminazione, può evitare di toccare oggetti che ritiene contaminati o luoghi pubblici. Tuttavia questo comportamento presenta un “rovescio della medaglia”, in quanto tali condotte di evitamento alla lunga possono interferire con le attività quotidiane (si evitano di svolgere tante attività o tante situazioni di potenziale socializzazione) e portare ad un significativo impatto negativo sulla qualità della vita del soggetto.
Le cause del disturbo ossessivo-compulsivo sono molteplici e vanno a coinvolgere fattori biologici, psicologici e sociali.
Ma quali sono le principali cause biologiche alla base del funzionamento ossessivo-compulsivo? E quali sono invece le cause psicologiche e relazionali?
Per quel che concerne le cause biologiche, entriamo in un campo alquanto delicato e complesso.
Di sicuro, nell’insorgenza del disturbo ossessivo-compulsivo è coinvolta la serotonina, un neurotrasmettitore che contribuisce alla regolazione dell’umore e alla modulazione dell’ansia.
Tuttavia, anche il glutammato sembra implicato nell’eziopatogenesi del disturbo ossessivo compulsivo. Tale neurotrasmettitore è responsabile della comunicazione tra diverse aree del cervello coinvolte nella gestione dell’ansia e del comportamento ossessivo-compulsivo.
Infine, anche il sistema dopaminergico sembra avere un ruolo significativo nell’insorgenza di tale disturbo. Ma che cos’è il sistema dopaminergico? È un circuito di neurotrasmettitori che regola i processi della motivazione, della ricompensa e della gratificazione. Come si può intuire, il funzionamento ossessivo-compulsivo, riconducibile a rituali ripetitivi e a dinamiche di “pensiero magico” che affondano le radici in traumi o fragilità infantili, è strettamente correlato ai processi di motivazione, ricompensa e gratificazione.
In generale, possiamo notare come il disturbo ossessivo-compulsivo presenti una notevole complessità per quel che concerne le cause organiche, coinvolgendo il sistema serotoninergico, glutammatergico e dopaminergico.
Tuttavia le cause precise di questo disturbo non sono ancora del tutto chiare e definite dal punto di vista biologico e altri studi saranno necessari in tale ambito.
Come già approfondito nel precedente articolo sull’argomento, alcuni individui, a causa di esperienze spiacevoli o dolorose nella loro infanzia, elaborano pensieri aggressivi, rabbiosi od ostili che producono in loro un’intensa gratificazione: è qui che si creano le “fondamenta” delle ossessioni, poiché in seguito, questi pensieri generano un fortissimo senso di colpa, una colpa che diventa spesso un vero e proprio tormento. Per fronteggiare questi vissuti di colpa, la persona ossessivo-compulsiva inizia ad eseguire dei che nella sua realtà psicologica sono utili per “annullare” i pensieri ostili che gli sono venuti in mente. Questo però genera una sorta di “circolo vizioso” nella mente del soggetto ossessivo-compulsivo il quale da un lato non può più fare a meno di pensare a questi contenuti ostili (ossessioni) e dall’altro è costretto a mettere in atto i rituali che servono ad annullare tali contenuti (compulsioni).
In ambito familiare, un’eccessiva attenzione alle norme morali da parte dei genitori così come un atteggiamento ipercritico contribuiscono a creare un ambiente emotivo che favorisce la futura insorgenza di ossessioni e compulsioni. L’eccessivo criticismo facilità la nascita di pensieri ostili che alla lunga possono far sentire il bambino come non accettato dai genitori e di conseguenza inadeguato o peggio ancora non degno d’amore.
La paura di una frattura relazionale induce il bambino a pensare che il legame coi genitori sarà salvaguardato soltanto se manterrà un comportamento ineccepibile. L’affetto del genitore viene pertanto sentito come “condizionato” e andrà a generare quelle rigidità di pensiero per cui “se mi comporto bene o se penso cose adeguate, l’altro mi vorrà bene, in caso contrario, verrò disapprovato”.
Innanzitutto, è importante premettere che la cura del disturbo ossessivo-compulsivo è strettamente legato al tipo di personalità del soggetto, così come al livello di gravita del disturbo stesso.
Intraprendere una terapia con uno psicologo o uno psicologo online è spesso di vitale importanza nel trattamento di un disturbo invalidante come quello ossessivo-compulsivo. Ma in diverse situazioni può non bastare.
In generale, gli interventi più efficaci per il trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo sono di tipo psicologico e farmacologico. In diversi casi, ma combinazione di entrambe le tipologie di trattamento risulta particolarmente efficace.
Ci sono diversi trattamenti psicologici che possono sortire importanti risultati terapeutici, quali la psicoterapia con prevenzione della risposta (E/RP) che espone il paziente direttamente allo stimolo fonte di ossessioni: è una terapia efficace ma molto stressante per il paziente.
La terapia cognitivo-comportamentale e la psicoterapia psicodinamica sono due tipologie di trattamento che contribuiscono in maniera significativa al superamento delle problematiche ossessivo-compulsive.
Nel trattamento psicodinamico del disturbo ossessivo-compulsivo si lavora principalmente sui vissuti profondi e sui conflitti alla base di tale sofferenza psichica, così come sul significato dell’angoscia e del senso di colpa che i pensieri intrusivi suscitano nel paziente: un lavoro complesso e articolato che tuttavia può dare alla lunga risultati decisivi.
Nelle forme più severe di disturbo ossessivo-compulsivo, il ricorso alla farmacoterapia è necessario, anche perché in tali contesti psicopatologici il sintomo è talmente invalidante da inficiare anche l’esito di un percorso psicologico.
I farmaci più efficaci nel trattamento di tale disturbo sono quelli che influiscono sul sistema serotoninergico. Andando a interagire in questo sistema di neurotrasmettitori, tali famaci riducono in maniera considerevole i sintomi e migliorano il tono dell’umore alleviando l’ansia.
Bisogna tuttavia tenere conto del fatto che la terapia farmacologica per il disturbo ossessivo-compulsivo non può essere uguale per tutti i pazienti. Bisogna tenere conto della diversità tra soggetto e soggetto sia per quel che concerne la gravità e strutturazione del sintomo ossessivo sia per quel che riguarda la tolleranza del farmaco. Per tale motivo è sempre importante rivolgersi ad uno psichiatra che a partire dalla raccolta dell’anamnesi e dall’analisi della sintomatologia del paziente, può impostare il trattamento farmacologico più adeguato.
Dott. Davide Ivan Caricchi
n. Iscrizione Albo 4943
P.I. 10672520011
Via Giovanni Pacini 10, Torino
Via Roma 44, San Mauro Torinese