Nel precedente articolo sull’argomento (“Vorrei stare con te ma non posso”: il disturbo evitante di personalità) abbiamo affrontato una “sfida clinica” notevole per lo psicologo e lo psicologo online, quella rappresentata dal disturbo evitante di personalità.
Come abbiamo potuto vedere, il disturbo evitante di personalità è contraddistinto da una serie di vissuti di autosvalutazione e di senso di inadeguatezza che inducono il soggetto ad una marcata sensibilità nei confronti del rifiuto e della non accettazione. La conseguenza di questo approccio da parte del paziente evitante è rappresentata dall’isolamento sociale. Tuttavia, a differenza dell’individuo con funzionamento schizoide che ricerca attivamente la solitudine, il soggetto evitante è desideroso di vicinanza e affetto da parte degli altri, ma la paura del giudizio, dell’insuccesso e del rifiuto hanno la meglio su di lui portandolo inesorabilmente ad un isolamento sociale non desiderato.
Proviamo ad analizzare più a fondo le origini psicodinamiche del funzionamento tipico del disturbo evitante di personalità che porta il paziente con disturbo evitante di personalità a ritirarsi dalla vita sociale e dalle opportunità della vita.
La persona che soffre di un disturbo evitante di personalità vive in un perenne stato di ansia anticipatoria con una marcata predisposizione all’autoesclusione e all’autoisolamento. Perché questo? Perché in questo modo il paziente evitante non corre il rischio di ritrovarsi in situazioni di rifiuto o umiliazione. Tuttavia, come emerge spesso dalle psicoterapie e dalle psicoterapie online con questi pazienti, tali fantasie di umiliazione ed esclusione sono alimentate dalla scarsa autostima che portano a vedere ogni contesto socializzante come una potenziale “gogna sociale”. Spesso lo psicologo e lo psicologo online scorgono in queste persone sentimenti intensi di vergogna per timore di fare affermazioni sbagliate o fuori luogo: essi temono di tradire atteggiamenti che denotano ansia, paura e imbarazzo, come se questi vissuti fossero indegni e riprovevoli. Psicologo e psicologo online devono per tanto fare un costante lavoro sull’accettazione delle proprie emozioni e di quelle meno gradevoli per questi pazienti, come paura, ansia e vergogna.
La personalità evitante si pone continuamente in un assetto mentale di inferiorità e inadeguatezza che ha lo scopo di limitare la potenziale ostilità proveniente dall’ambiente esterno.
Timidezza ed evitamento sono due tratti peculiari della personalità evitante, tratti che lo difendono dall’imbarazzo e dal senso di umiliazione per il rifiuto e il fallimento.
La vergogna rappresenta poi l’esperienza emotiva cardine del soggetto con disturbo evitante di personalità. Essa è intimamente correlata alla manifestazione di parti importanti di sé. Ciò di cui ha più paura il paziente evitante è rappresentato dalle situazioni in cui è necessario mettere in gioco aspetti di Sé che fanno sentire deboli e fragili. È necessario fare una distinzione tra vergogna e colpa, distinzione preziosa per psicologo e psicologo online al fine di discernere correttamente, in ambito di diagnosi differenziale, la vergogna evitante dalla vergogna narcisistica, così come la colpa depressiva dalla colpa persecutoria e così via: la colpa consiste nel timore di essere puniti per non essersi conformati a delle regole interne, mentre la vergogna è un vissuto legato alla valutazione di se stessi e alla sensazione di non sentirsi all’altezza rispetto a specifici modelli e aspettative.
La personalità evitante avverte i contesti sociali come luoghi da evitare perché possono essere una “vetrina” delle proprie inadeguatezze e criticità. Il soggetto con disturbo evitante di personalità può provare vergogna sotto molteplici aspetti: può sentirsi inadatto fisicamente, deficitario dal punto di vista cognitivo, poco attraente, inconcludente, disordinato, ripugnante, ecc.: come ci si può rapportare serenamente con gli altri se ci si vive così? L’isolamento sociale dell’individuo evitante può essere pertanto visto come uno strenuo tentativo di nascondersi dal sentimento della vergogna. Purtroppo questa “strategia” lo “nasconde” anche dal mondo delle relazioni.
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Dott. Davide Ivan Caricchi
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