Articolo scritto dalla Dott.ssa Francesca Zorzetto
Spulciando le riviste, il web e persino le librerie mi pare di notare che l’analisi bionergetica non sia molto gettonata, se non per gli addetti ai lavori.
Credo sia importante ampliare lo scenario che comunemente si ha sui tipi di percorsi psicoterapici. Alcuni, se pensano alla psicoterapia, la associano ancora al lettino e ad un signore di una certa età, possibilmente con gli occhiali, la barba e la palpebra cadente. Ecco, non è proprio così. Esistono vari tipi di psicoterapie e altrettante scuole, solitamente quadriennali, che uno psicologo o uno psichiatra possono frequentare prima di poter praticare in tal senso. Se siete interessati anche a questo tipo di approfondimenti scrivetemi nei commenti.
Questo articolo, però, ha l’intento di fare un po’ di luce sulla bioenergetica, nel modo meno didattico possibile. Quando scoprii l’esistenza di questo approccio colsi subito la grande differenza rispetto alle altre psicoterapie, e questo, devo dire, mi spaventò un po’. Ma, d’altronde si dice che ciò che non conosciamo ad un primo impatto spaventa. La differenza che menzionavo sta nel fatto che in bioenergetica non si usa solo la parola all’interno della terapia, ma anche il corpo, il quale diviene per il terapeuta, una sorta di lettura della cartella del paziente. Attraverso l’osservazione il terapeuta esperto saprà notare i punti di maggiore tensione, le contratture più croniche, la postura che da sola può spiegare molto del modo di vivere di quella persona. Qualcuno si chiederà se sia stata fondata da osteopati tale disciplina; la risposta è no, bensì da un certo signor Reich allievo di certo signore con gli occhiali, la barba e la palpebra cadente (povero Freud). Dopo di lui, fu Alexander Lowen ad aprire le danze: egli coniò il termine bioenergetica e sulle fondamenta poste da Reich edificò una scuola affascinante quanto innovativa, che non mancò e non manca di attrarre scetticismi. Scopriamo meglio le caratteristiche di questo approccio.
In un certo senso il linguaggio del corpo divenne centrale nell’osservazione del paziente, occhi che esprimono tristezza, ma labbra che sorridono denotano già un’incongruenza tra il sentire e l’esprimere. L’Io per Lowen, come per Freud d’altronde, ha sempre la funzione di “mediatore”. In bioenergetica questa mediazione avviene anche a livello corporeo, l’espressione di vissuti che ci hanno insegnato a non accettare o rimuovere diverranno nella persona adulta contrazioni croniche, posture incassate che chiudono la respirazione causando ansia e sensazioni di soffocamento. Questi sono solo esempi delle tantissime osservazioni di Lowen che lo portarono a teorizzare che il flusso energetico, nei suoi pazienti era bloccato e a trovare metodi nuovi per permetterne lo sblocco. Strumento principale è il corpo: in bioenergetica vengono assegnati dei compiti, che mirano ad aiutare il paziente a sciogliere le tensioni e quasi parallelamente a sciogliere i nodi che il passato ha così pesantemente inflitto al corpo cresciuto.
Qualcuno mi ha detto siamo sopravvissuti, sopravvissuti alla nostra infanzia, e qualcuno, per non restare annientato dalle inibizioni, dal dolore, dalla tensione prodotta in una vita volta a corrispondere all’amore meritato per nascita, ma che non ha ricevuto, ha sviluppato le migliori difese possibili per lui o per lei. Oggi, al tempo adulto, queste difese sono gabbie, illusioni dorate che ci impediscono di sentire ed esprimere chi siamo. Le teniamo, perché? Beh perché il prezzo è alto nel lasciarle frantumare. E’ come spezzarsi un osso per poterlo avere poi più saldo e forte. Il rischio è quello di non essere mai amati, rivelandosi all’altro nella propria innocente fragile pienezza. D’altronde, però, scegliere di perseverare in ciò che ci siamo costruiti per sopravvivere, ci espone all’altrettanto grande rischio di non conoscersi mai veramente, e di conseguenza all’impossibilità di essere amati in modo sincero.
Dott. Davide Ivan Caricchi
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