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Scritto dal Dott. Davide Caricchi
Scritto il 15 Mar, 2024
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Il sentirsi invisibili

Sentirsi invisibili è una delle sensazioni più dolorose che si possa sperimentare nell’esperienza umana. Si dice che l’indifferenza uccide, e in effetti è quello che può fare il far sentire invisibili le persone: generare una morte psichica, un senso di annientamento emotivo. Paradossalmente può essere avvertito come preferibile l’odio o l’ostilità, come succede al protagonista del romanzo di Albert Cammus “Lo straniero”, che, una volta salito sul patibolo prima di essere giustiziato, interrogandosi sull’insensatezza della sua esistenza, desidererebbe che la folla davanti a lui manifestasse odio e rabbia nei suoi confronti, anziché una muta indifferenza: Meursault, di fronte alla morte, desiderava sentirsi vivo attraverso l’odio e l’ostilità della folla, piuttosto che attraverso la loro indifferenza.
Questa dolorosa condizione di morte psichica, questo insopportabile sentirsi invisibili agli altri accompagna molti bambini sin dalle prime fasi del proprio percorso di crescita conducendolo ad un graduale “spegnimento emotivo” e all’altissimo rischio di sviluppare nel tempo una psicopatologia più o meno severa.

Sentirsi invisibili e negligenza emotiva passiva

Immaginatevi una crescita segnata dall’essere percepiti come ombre all’interno del proprio nucleo familiare, una sorta di esistenza fantasma dove ogni emozione, ogni desiderio e ogni significativo accadimento personale sembra dissolversi nel nulla, come se fosse privo di qualsiasi rilevanza. Questa sensazione, quella di sentirsi invisibili, non solo accompagna molti individui nel loro percorso di crescita ma persiste, insidiosa, nell’età adulta, testimoniando come loro infanzia sia stata avvolta in un “velo” di negligenza emotiva passiva. Una forma di trascuratezza che, nonostante la sua sottile natura, si manifesta con la stessa forza distruttiva tipica dei più manifesti atti di maltrattamento.

La negligenza passiva è un tipo di abuso psicologico che si configura quando un individuo cresce nella convinzione che i propri sentimenti, i propri pensieri e i propri bisogni siano di scarsa o nessuna importanza. Questa percezione di sentirsi invisibili, di non essere visti o riconosciuti per la propria essenza da coloro che dovrebbero essere i primi garanti dell’amore incondizionato, incide profondamente sullo sviluppo psicosociale di un bambino.
Questa condizione di invisibilità agli occhi dei propri genitori getta le fondamenta di un’esperienza di vita segnata da un senso di vuoto affettivo, da difficoltà comunicative e da un’assenza di quell’amore incondizionato e provvidente che è fondamentale per una crescita equilibrata e piena. È come navigare in un mare senza bussola, dove la negligenza produce un senso di abbandono che proietta il bambino in uno stato di isolamento emotivo e sociale.

La sensazione di sentirsi invisibili, quindi, diventa una ferita interiore che si perpetua, rendendo i bambini (e futuri adulti) individui intrappolati in una solitudine profonda, dove la mancanza di riconoscimento e validazione da parte dei propri genitori si traduce in un doloroso non riconoscimento del proprio valore. La convinzione radicata che la propria esistenza sia di per sé insignificante, che qualsiasi azione o espressione personale sia destinata a rimanere inascoltata e non apprezzata, rappresenta una delle convinzioni più che un individuo possa interiorizzare.

In cosa consiste la negligenza emotiva passiva?

Il concetto di negligenza emotiva passiva si colloca all’interno di un quadro di indifferenza marcata e sistematica nei confronti dei fondamentali bisogni emotivi e psicosociali di un bambino. Questa forma di trascuratezza non si manifesta attraverso azioni dirette di maltrattamento ma piuttosto attraverso un vuoto di attenzioni e cure che lasciano il minore in una condizione di profondo isolamento emotivo. In quest’ambiente privo di riconoscimento e validazione, il bambino cresce maturando la dolorosa percezione di essere invisibile. Questo senso di invisibilità si radica profondamente nel sé del bambino portandolo a credere che ogni emozione, necessità, o azione intrapresa sia del tutto irrilevante per i suoi genitori. La sua esistenza, i suoi sforzi e le sue espressioni emotive sembrano costantemente trascurati, privi di qualsiasi forma di riconoscimento o considerazione.

È fondamentale operare una distinzione chiara tra la negligenza emotiva passiva e quella attiva. Mentre la seconda si concretizza in comportamenti direttamente dannosi, come la critica costante o la non validazione dei sentimenti del bambino – per esempio, definendolo un debole e denigrandolo per il semplice atto di piangere o minimizzando le sue paure e preoccupazioni etichettandole come irrilevanti – la negligenza passiva si caratterizza per un’assenza quasi totale di interazione. In questa dinamica, gli adulti sono fisicamente presenti ma emotivamente distanti; essi non forniscono affetto ma allo stesso tempo non si impegnano in atti di critica, sostegno, o minimizzazione attiva. Questo approccio genera un ambiente in cui il bambino si sente ripetutamente invisibile, in quanto le sue esperienze emotive e psicologiche non vengono mai affrontate o validate.
In entrambi i contesti, il vissuto del sentirsi invisibili si radica profondamente nell’individuo influenzando negativamente il suo sviluppo emotivo e il suo senso di autostima.

La negligenza emotiva passiva, in particolare, crea un vuoto di presenza emotiva che impedisce al bambino di percepire un senso di sicurezza e appartenenza, essenziali per una crescita sana e armoniosa. La mancanza di un engagement emotivo attivo da parte dei caregiver trasmette al bambino il messaggio che le sue emozioni e i suoi bisogni sono trascurabili rinforzando dolorosamente il vissuto di sentirsi invisibili all’interno del proprio contesto familiare. Questo tipo di negligenza costituisce una forma sottile ma devastante di abuso emotivo che lascia cicatrici profonde nel sé del bambino influenzando la sua capacità di costruire relazioni significative e di percepire il proprio valore in età adulta.

Sentirsi invisibili e solitudine

La negligenza emotiva passiva rappresenta una forma particolarmente insidiosa di abbandono psicologico, caratterizzata da un vuoto di connessione emotiva tra il genitore e il bambino. In questa dinamica, la mera presenza fisica del genitore si rivela inefficace e priva di significato se non accompagnata da un’attiva partecipazione emotiva, come potrebbe essere il consolare il bambino di fronte al pianto o al disagio.

In un contesto dove il conforto e il riconoscimento delle emozioni del bambino sono assenti, questi ultimi imparano dolorosamente la lezione che i loro sentimenti e le loro problematiche sono di scarsa o nessuna importanza agli occhi dei propri genitori.
Questa mancanza di attenzione e di validazione in ambito emotivo impedisce al bambino di sviluppare una consapevolezza di quelle emozioni che, in contesti più sani, riceverebbero attenzione e cura da parte degli adulti. I genitori non solo non riescono a riconoscere il senso di frustrazione che il bambino può esperire ma restano altresì indifferenti di fronte alle sue passioni e interessi. Tale dinamica contribuisce a sentirsi invisibili, non solo nel contesto familiare ma anche in un’ampia gamma di situazioni sociali, poiché il bambino impara che le sue emozioni e i suoi bisogni non meritano attenzione né comprensione.

L’assenza di un dialogo emotivo aperto e di una risposta affettiva adeguata da parte dei genitori lascia un segno indelebile nel tessuto psichico del bambino influenzando negativamente lo sviluppo della sua identità personale e della sua autostima. Lo sperimentare costantemente di sentirsi invisibili, di non essere visti o uditi, altera profondamente la percezione che il bambino ha di se stesso e del suo valore portando nel tempo a difficoltà relazionali e a una scarsa immagine di sé che possono perdurare ben oltre l’infanzia. Questo tipo di negligenza, benché meno evidente di altre forme di abuso, incide profondamente sul sé del bambino plasmando le sue esperienze future e la sua capacità di interagire con il mondo esterno in maniera sana ed equilibrata.

Il sentirsi invisibili in un ambiente senza comunicazione

Un aspetto distintivo della negligenza emotiva passiva, che può essere considerata una forma sottile di incuria, è il tipo di interazione comunicativa che prevale all’interno delle relazioni familiari, dove gli scambi sono spesso brevi, superficiali e mancano di profondità emotiva e sostanza. Tale mancanza si traduce in un deficit di curiosità autentica e di interesse verso i vissuti dei bambini, un deficit che ignora le loro riflessioni e i loro sentimenti in risposta a specifiche situazioni o aspirazioni future. Questa assenza di connessione e comprensione contribuisce alla dolorosa esperienza di sentirsi invisibili, dove i bambini percepiscono che la loro essenza e i loro stati emotivi sono in gran parte trascurati o non riconosciuti all’interno del nucleo familiare.

Sentirsi invisibili e dover sempre “farcela da soli”

L’assenza di una risposta emotiva adeguata e supportiva da parte dei genitori incide negativamente e in modo significativo sullo sviluppo psicosociale dei bambini lasciando impresse profonde “cicatrici emotive”.
Questi bambini, fin dai loro primissimi anni di vita, interiorizzano il doloroso messaggio secondo cui essi non possono aspettarsi aiuto nell’affrontare le sfide e le avversità della vita.

La privazione di un fondamentale sostegno emotivo durante gli anni critici dell’infanzia e dell’adolescenza li conduce in uno stato di isolamento profondo, un’esperienza di solitudine che permea la loro esistenza e colora la loro percezione del mondo circostante.
Questa condizione di isolamento forzato porta i bambini a convincersi che devono affrontare ogni ostacolo, grande o piccolo che sia, in completa autonomia, senza sperare nel sostegno o nella comprensione da parte degli altri. Questa percezione radicata di dover navigare “in solitaria” attraverso le difficoltà della vita alimenta il vissuto di sentirsi invisibili agli occhi del mondo. In questo scenario, ogni difficoltà, ogni incertezza si trasforma in un costante “promemoria” della loro solitudine intrinseca che rafforza la convinzione che la propria soggettività e le proprie lotte nel mondo siano invisibili agli altri.

Parallelamente, nei bambini che hanno sperimentato questa negligenza emotiva, si sviluppa una marcata sfiducia nei confronti della sfera sociale. Tale sfiducia si radica nella convinzione che il loro benessere e i loro problemi siano di nessun interesse per gli altri. Questa sfiducia è alimentata dal sentirsi invisibili in maniera costante, dalla sensazione di essere considerati irrilevanti da un mondo che sembra girare attorno a loro in modo indifferente. Pertanto, questi bambini, futuri adulti sofferenti, giungono alla conclusione che è più sicuro, sebbene doloroso, affrontare da soli le difficoltà della vita, poiché l’esperienza li ha insegnati che aspettarsi empatia o aiuto è spesso vano. Questa profonda solitudine, radicata nelle esperienze di negligenza emotiva, non solo li porta a sentirsi invisibili ma mina anche la loro capacità di fidarsi degli altri e di costruire relazioni significative.

Gli effetti negativi della negligenza emotiva passiva sul lungo periodo

Numerosi studi hanno gettato luce sulle molteplici conseguenze legate all’abbandono fisico ed emotivo, sia nella sua manifestazione attiva che passiva rivelando un legame diretto con l’alto rischio di insorgenza di disturbi psicologici di varia natura.
Le ricerche hanno evidenziato come esperienze di abbandono durante l’infanzia e l’adolescenza possano predisporre gli individui a una serie di problematiche psicologiche, tra cui depressione, disturbo post-traumatico da stress, inclinazione verso comportamenti dipendenti o a rischio. L’impatto di tali dinamiche sull’individuo va ben oltre il periodo dell’infanzia. Esse incidono profondamente sul modo in cui nel futuro le persone si percepiscono e interagiscono con il mondo esterno.

Le conseguenze di crescere in un ambiente caratterizzato da un tale deficit di attenzione e cura emotiva si manifestano in un alterato concetto di sé, dove gli individui imparano a sentirsi invisibili, a nascondere i propri sentimenti e a reprimere le emozioni fissandosi sempre più sulla convinzione che queste non siano meritevoli di attenzione o riconoscimento. Questa tendenza a sentirsi invisibili, a considerare le proprie emozioni come irrilevanti, è un riflesso diretto della mancanza di validazione emotiva vissuta nei primi anni di vita, una condizione che ostacola gravemente la capacità di costruire un’immagine di sé positiva e autentica.

L’essere cresciuti in condizioni di abbandono emotivo, in un contesto dove il calore umano e il sostegno psicologico dovrebbero essere una presenza costante ed invece latitano costantemente, crea un perenne vissuto di abbandono che porta a sentirsi invisibili. Questa esperienza, lungi dall’essere transitoria, si imprime nell’anima dell’individuo compromettendo la capacità di autostima e il senso di valore personale. Solo raggiunta l’età adulta, molti iniziano a riconoscere l’impatto di un’educazione priva di conferme e sostegno emotivo prendendo coscienza di come tali mancanze abbiano lasciato “cicatrici” profonde, un’eredità dolorosa che porta a sentirsi costantemente invisibili nei momenti di maggior bisogno.

L’aiuto psicologico e lo sperimentarsi “visibili”

Le ferite emotive scaturite da queste esperienze di abbandono necessitano di un intervento terapeutico professionale per essere sanate. Un percorso psicologico o un percorso psicologico online è di vitale importanza per lavorare su esperienze emotive correttive che consentano di sentirsi visti e valorizzati nel processo terapeutico.
È cruciale non sottovalutare l’importanza di cercare aiuto per riparare e rafforzare il tessuto del proprio essere, per permettere a quel senso di sentirsi invisibili di trasformarsi in una riscoperta del proprio valore e splendore interiore. La strada verso la guarigione richiede coraggio e il sostegno di specialisti, ma è fondamentale per riappropriarsi della propria vita e riscrivere la propria storia con una nuova consapevolezza di sé.

 

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