Nel precedente articolo sull’argomento (https://www.psicologo-online24.it/blog/quando-la-solitudine-sembra-l-unica-ancora-di-salvezza-l-hikikomori ) abbiamo affrontato la sintomatologia clinica che caratterizza l’Hikikomori. Abbiamo potuto scoprire come tale disagio attanagli principalmente adolescenti e tardo-adolescenti. I ragazzi che si confrontano con tale disturbo mettono in atto un vero e proprio rifiuto di interagire con l’ambiente esterno trincerandosi all’interno della loro cameretta senza uscire mai da essa. Le uniche interazioni che hanno sono con il genitore che porta loro da mangiare. La loro vita ruota intorno a PC, videogiochi, social network, attività online, musica e TV. In questo articolo approfondiremo ulteriori aspetti che contraddistinguono l’Hikikomori, nello specifico le cause alla base di questa vera e propria fuga dal mondo.
Come già accennato, gli adolescenti gravati dall’Hikikomori sono terrorizzati dal mondo reale e dalla vita al di fuori della loro dimensione virtuale. Il loro unico strumento di difesa è dato dal passare più tempo possibile su Internet, collegandosi online per giocare oppure per interagendo per ore con amicizie online tramite social network. Nella realtà psicologica di questi adolescenti il mondo “online” va a sostituire il mondo reale. L’Hikikomori rappresenta una strenua difesa di fronte alla sfida di cambiamento dell’adolescenza, di fronte a quel delicato passaggio dalla vita infantile alla vita adulta.
A seguito dell’angoscia rappresentata da questo cambiamento, i giovani tormentati dall’Hikikomori si distanziano dalle relazioni reali per abbandonarsi in tutto e per tutto alle relazioni virtuali e online. L’adolescente si ritrova pertanto imprigionato in un mondo dove l’unica strada per stare relativamente bene è una specie di “alienazione online”.
Ma il ritiro non coinvolge soltanto la sfera sociale e psicologica. Anche il corpo si ritira in sé, non è più interessato al mondo reale bensì rinchiuso nella propria stanza che rappresenta simbolicamente un confine invalicabile tra sé e l’altro, anche dal punto di vista della fisicità: il contatto fisico con l’altro non è minimamente concepito. Non c’è più nessun essere umano reale con cui scambiare una parola o con cui manifestare un affetto, positivo o negativo che sia.
In un contesto del genere, l’altro rappresenta un pericolo dal quale è necessario difendersi costruendo delle barriere comunicative: confronti, dialoghi, conversazioni o discussioni sono totalmente evitati dall’adolescente con Hikikomori. Questo tipo di approccio vale anche con i propri genitori e con i familiari più prossimi.
Quello che spaventa principalmente il ragazzo che soffre di Hikikomori è la prospettiva della convivenza con l’altro: convivere con l’altro significa non soltanto ospitare l’altro ma anche e soprattutto essere accolto e visto dall’altro. Questo significa esporsi al “rischio” di far vedere di sé aspetti più profondi e reconditi di Sé. Ma tale aspetto è fondamentale nelle relazioni con gli altri: conferisce ad esse “tridimensionalità” e significato.
Coloro che soffrono di hikikomori desiderano esclusivamente non perdere la loro dimensione privata: pur di non perdere la loro sicurezza online rinunciano al benessere nelle relazioni sociali.
In un contesto del genere, che ruolo può rivestire la psicoterapia online? La questione è alquanto delicata: in una prima fase l’aiuto psicologico da parte di uno psicologo online può essere importantissimo in quanto unico canale di comunicazione riconosciuto dall’adolescente con Hikikomori. Col proseguo del percorso psicologico, tuttavia, sarà di vitale importanza aiutare il ragazzo a mettersi in gioco in un contesto di psicoterapia in studio perché la dimensione del confronto di persona deve diventare una realtà con cui familiarizzarsi a poco a poco per poter affrontare le angosce di cambiamento, così come le angosce legate all’accettazione di sé.
Dott. Davide Ivan Caricchi
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