Quando si parla di dissociazione non si può non pensare al fenomeno del trauma: dissociazione e trauma sono due fenomeni che vanno inesorabilmente di pari passo, in quanto la dissociazione, come potremo scoprire un questo articolo, è l’unico modo per fronteggiare a andare oltre un trauma che si è subito e che ovviamente non ha avuto la possibilità di essere riconosciuto e mentalizzato.
Quando parliamo di dissociazione entriamo in un “universo psichico” che tocca livelli di gravità, strutturazioni di personalità e tipologie di traumi innumerevoli e sfaccettati.
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ToggleIl fenomeno della dissociazione si ricollega al concetto di “disorganizzazione”. In che modo si collega a tale concetto? Quando una persona si ritrova a vivere una situazione traumatica oppure dei traumi cumulativi, essa si difende disgregando parti del suo Sé. Insomma, vi sono delle specifiche componenti del nostro Sé che vanno incontro ad una vera e propria disorganizzazione. Nelle fasi iniziali della reazione al trauma, tale disorganizzazione ha paradossalmente una funzione protettiva nei confronti di qualcosa di minaccioso: immaginate cosa potrebbe significare per la nostra mente riconoscere e pensare in maniera del tutto cosciente un evento traumatico che si sta subendo. Sarebbe un qualcosa che provocherebbe un’autentica “morte psichica”. Che cosa fa allora la nostra mente per sopravvivere? Si dissocia, generando una sorta di disintegrazione di parti di Sé corporee, mentali e comportamentali
La dissociazione, “sulla carta” appartiene ai meccanismi di difesa primari, ossia quelli di natura più arcaica e primitiva. Tuttavia, la dissociazione è un meccanismo di difesa che tutto noi ci possiamo ritrovare ad utilizzare di fronte a situazioni di stress legato ad un trauma. Il meccanismo della dissociazione, come detto in precedenza, presenta un’innumerevole gamma di manifestazioni che variano per tipologia e livello di gravità. A tale meccanismo di difesa va riconosciuto l’ampio impatto che può avere sull’individuo sia il fatto che il suo uso massiccio è tipico delle condizioni psicotiche. Inoltre, diversi studi hanno riscontrato che esiste una maggiore o minore predisposizione a ricorre alla dissociazione in situazioni di profonda sollecitazione emotiva. Ognuno di noi presenta poi una sua personalissima soglia a vivere delle esperienze stressanti come traumatiche o meno. Altre esperienze, invece, come guerre, catastrofi, violenze, abusi costituiscono un trauma indipendentemente da questa soglia di suscettibilità.
La dissociazione funge da risposta adattiva a traumi o eventi insopportabilmente stressanti, sebbene l’esposizione a tali traumi non sia un’esperienza normale nel corso dell’evoluzione umana. La tendenza a dissociare in situazioni estreme, come la guerra, i disastri naturali o eventi di estrema violenza è stata ampiamente documentata rendendo indiscutibile la realtà di tali fenomeni dissociativi. L’esperienza traumatica, soprattutto quando ripetuta sin dall’infanzia, può trasformare la dissociazione in una modalità abituale di risposta allo stress portando in alcuni casi allo sviluppo di gravi disturbi dissociativi.
L’interesse e la ricerca sui disturbi dissociativi e sulla dissociazione hanno visto un significativo incremento negli ultimi vent’anni evidenziando come questi fenomeni siano ben più frequenti rispetto a quanto precedentemente ipotizzato. Questo aumento potrebbe riflettere sia un crescendo di violenze infantili che inducono alla dissociazione sia un avanzamento nella consapevolezza e sensibilità collettiva sul tema. La crescente consapevolezza ha probabilmente incoraggiato molte persone che vivono esperienze di dissociazione a cercare supporto professionale nel campo della salute mentale.
La dissociazione si presenta come un meccanismo di difesa efficace in situazioni di estremo disagio in quanto permette all’individuo di distanziarsi emotivamente da sensazioni di dolore acuto, paura intensa, shock profondo o dalla prospettiva di un pericolo mortale imminente. Questo processo di distacco può offrire a chi lo vive una sorta di rifugio psicologico temporaneo, consentendo persino, in alcuni contesti, di agire con un coraggio fuori dell’ordinario. Il problema sorge in maniera significativa quando questa strategia si attiva in maniera inappropriata in circostanze in cui la minaccia alla sopravvivenza non è effettivamente presente. Questo impedisce pertanto all’individuo di adottare risposte più adeguate e consapevoli alla situazione.
Persone che hanno subito traumi possono arrivare a interpretare semplici situazioni di stress quotidiano come minacce alla propria vita reagendo con amnesie o repentini mutamenti di personalità che generano confusione sia in loro stessi sia nelle persone attorno. Spesso, chi osserva senza essere a conoscenza dell’impatto che ha avuto un trauma in una persona, può mal interpretare questi comportamenti attribuendoli a instabilità emotiva o a cattive intenzioni, piuttosto che riconoscerli come manifestazioni di dissociazione. Questa mancanza di comprensione può avere conseguenze significative sulle relazioni interpersonali dell’individuo che si affida frequentemente alla dissociazione come strategia di coping, con conseguenze nefaste sulla stabilità dei suoi affetti e della sua vita sociale.
La dissociazione è un meccanismo di difesa psicologico in cui una persona si disconnette dalle proprie emozioni, dai propri pensieri, dai propri ricordi o dal proprio senso di identità. Spesso, la dissociazione si verifica come reazione ad esperienze di stress o trauma estremo; è un tentativo inconscio di mantenere l’integrità psichica di fronte a situazioni che altrimenti potrebbero essere schiaccianti.
Psicologicamente parlando, la dissociazione può manifestarsi in vari modi: dalle semplici distrazioni giornaliere fino ai casi più severi come il disturbo dissociativo dell’identità.
In forme lievi, la dissociazione può aiutare ad affrontare momenti di minore stress: a volte capita che si proceda nel fare le cose sovrappensiero come se si fosse degli automi, in una sorta di “modalità pilota automatico” che si può esperire per esempio durante la guida su un percorso ben noto. Tuttavia, in situazioni più gravi, la dissociazione può portare a perdite di memoria o a sensazioni di estraneità nei confronti del mondo circostante o di se stessi.
Il processo dissociativo si basa sull’idea che la psiche possa dividere certe informazioni dalla consapevolezza centrale per mantenere la stabilità emotiva. Una persona che vive un episodio di dissociazione può percepire una frattura tra la propria identità e le esperienze che non riesce a integrare. Questo può comportare amnesia dissociativa, dove specifici ricordi legati al trauma sono inaccessibili, oppure fenomeni più complessi come il già citato disturbo dissociativo dell’identità, caratterizzato da due o più distinti stati di personalità.
La dissociazione può essere anche un sintomo presente in altri disturbi psichiatrici, come il disturbo post-traumatico da stress (PTSD), dove i meccanismi dissociativi aiutano l’individuo a distanziarsi dalle emozioni dolorose legate al trauma. Allo stesso tempo, una prolungata dissociazione può impedire l’elaborazione del trauma stesso facendo sì che la persona si allontani sempre di più dalla realtà emotiva che necessita di essere affrontata per superare la sintomatologia.
In un percorso psicologico o in un percorso psicologico online è fondamentale riconoscere i segni della dissociazione per poter supportare i pazienti nel rielaborare in maniera adeguata le esperienze traumatiche.
Un obiettivo cruciale della terapia psicoanalitica è aiutare la persona a ritrovare dei nessi tra i ricordi dissociati integrandoli nella storia di vita conscia, in modo che possano essere elaborati e perdano il loro impatto destabilizzante.
La dissociazione, nell’ambito dei meccanismi di difesa, può essere vista come un’”arma a doppio taglio”: da un lato rappresenta una strategia di sopravvivenza psichica che permette all’individuo di distanziarsi da situazioni dolorose insopportabili, dall’altro può diventare un pesantissimo ostacolo al raggiungimento di uno stato mentale integro se rimane l’unico strumento di gestione del dolore psichico. Per questo, la sfida dello psicologo clinico è di riconoscere e affrontare con sensibilità questo complesso fenomeno dissociativo collaborando con il paziente nella ricostruzione di un sé più integrato e meno scisso dalle proprie esperienze.
Come accennato, la dissociazione è un meccanismo di difesa alquanto complesso e articolato che si può manifestare in innumerevoli situazioni, dalla più semplice e banale, alla più primitiva e patologica. Sono diversi gli esempi di dissociazione che possiamo analizzare per comprendere al meglio questo fenomeno.
Iniziamo a passare in rassegna gli esempi di dissociazione più significativi che ci consentono di comprendere al meglio questo fenomeno.
Un esempio emblematico di dissociazione è rappresentato dal distacco emotivo, fenomeno psichico che può manifestarsi in diverse forme e che può influenzare profondamente la nostra percezione del tempo e della realtà. Una persona, per esempio, può sperimentare momenti in cui guidando verso una destinazione, si rende conto di non avere alcun ricordo del viaggio avendo la mente completamente assorta altrove. Questo fenomeno si estende anche alla percezione del tempo che può sembrare sfuggire senza lasciare traccia di come sia stato impiegato, creando una sensazione di assenza o vuoto.
Tale distacco si manifesta anche attraverso il cosiddetto “sogno ad occhi aperti” o “daydreaming”, ovvero immersioni così profonde nelle fantasie diurne da rendere la persona non consapevole di ciò che avviene nell’ambiente che lo circonda. In situazioni di stress elevato, l’individuo può provare una disconnessione tale da sentirsi osservatore esterno della propria esperienza, privo di coinvolgimento emotivo.
In certi casi, dopo eventi traumatici o stressanti, si può verificare una forma di amnesia selettiva, dove l’evento in sé viene completamente rimosso dalla memoria.
Un’altra manifestazione di questo distacco è il cosiddetto senso di irrealtà o derealizzazione in cui la persona si percepisce estranea a sé stessa o all’ambiente circostante, quasi come se si trovasse in una realtà parallela o in un film.
La reazione ai traumi varia significativamente tra gli individui includendo la perdita di memoria riguardante parti specifiche dell’evento o una risposta emotiva neutra, nonostante la gravità della situazione vissuta.
Un meccanismo di difesa psicologico può portare alla focalizzazione selettiva, dove gli stimoli dolorosi vengono ignorati fino a che non diventano visivamente evidenti, come nel caso di una ferita non percepita fino alla vista del sangue.
Infine, i cambiamenti di identità riflettono la capacità di adattarsi a contesti diversi attraverso l’adozione di comportamenti marcatamente differenti, quasi come se l’individuo indossasse “maschere varie” senza mantenere un senso di coerenza interna. Queste diverse manifestazioni evidenziano la complessità del distacco emotivo e cognitivo e il suo impatto sul vissuto individuale.
Questi esempi illustrano varie manifestazioni della dissociazione che possono spaziare da momenti di semplice distrazione a reazioni più complesse in seguito a traumi. Analizziamole nel dettaglio.
Questo è un fenomeno che si verifica comunemente durante la guida di un’automobile. Questa forma di dissociazione, talvolta definita “guida automatica”, si manifesta quando il conducente percorre una strada familiare e, all’arrivo a destinazione, non ha un ricordo conscio del viaggio o delle azioni compiute per arrivarci. È come se la mente si fosse dissociata dal processo di guida attivo, che diventa automatico.
Questa dissociazione non implica che il conducente sia incapace di reagire a stimoli esterni o che sia in pericolo; al contrario, è probabile che possa rispondere adeguatamente a segnali stradali o eventuali ostacoli senza piena consapevolezza conscia. Il fenomeno evidenzia la capacità del cervello di funzionare su due livelli: il funzionamento automatico e quello consapevole, permettendo un distacco temporaneo che fa sì che l’attenzione consapevole possa “assentarsi” mentre le competenze acquisite gestiscono la situazione.
Tuttavia, è importante notare che la dissociazione durante la guida può anche aumentare il rischio di incidenti, poiché una ridotta consapevolezza dell’ambiente potrebbe comportare una reazione ritardata in situazioni impreviste. Questo tipo di dissociazione è un chiaro esempio di come la mente possa, temporaneamente, distaccarsi da compiti che richiedono abitualmente attenzione. Questo dimostra come tale meccanismo dissociativo possa essere sia adattivo che potenzialmente rischioso.
Ci si può anche imbattere in esperienze di dissociazione relative alla percezione del tempo. Può accadere che una persona si ritrovi a fine giornata con lassi di tempo per così dire “vuoti” nei quali non riesce a ricordare cosa abbia fatto o è stata così assente con la mente da non avere una chiara cronologia degli eventi. Questo dissociarsi dal flusso del tempo è spesso un meccanismo inconscio che serve a distanziarsi da emozioni o pensieri stressanti.
Nel contesto di una giornata lavorativa o domestica, la dissociazione può manifestarsi quando una persona rimane fissa su un punto o un oggetto senza un apparente scopo perdendo la cognizione del tempo che passa. È come se ci fosse una frattura tra la coscienza e il normale trascorrere delle ore, con il risultato che il tempo viene vissuto in modo non lineare, quasi a scatti o salti.
Un altro esempio di dissociazione legato al tempo può verificarsi durante lo svolgimento di compiti monotoni o ripetitivi: la mente può “staccarsi” creando un distacco tra l’attività in corso e la consapevolezza di essa. Questo fenomeno può essere considerato un meccanismo di difesa che protegge l’individuo dalla noia o dal disagio emotivo.
La dissociazione temporale, sebbene possa servire come breve “rifugio psicologico”, può anche interferire con il funzionamento quotidiano. È importante riconoscere quando questi episodi di dissociazione del tempo diventano frequenti, poiché possono segnalare un bisogno non affrontato di gestire lo stress o altre questioni psicologiche sottostanti.
Il “sogno ad occhi aperti” è un’esperienza comune a molte persone. Durante un episodio di daydreaming, c’è una dissociazione temporanea dall’ambiente immediato e un’immersione in una narrazione interna o una fantasia. Questo tipo di dissociazione può fungere da breve “rifugio” dalle pressioni della vita reale offrendo un momento di riposo mentale o una fuga dalle esigenze esterne.
Tuttavia, il daydreaming può diventare una forma di dissociazione più seria quando interrompe le attività quotidiane o sostituisce l’interazione con il mondo reale, piuttosto che servire come semplice pausa o occasione di “stacco”. In questi casi, la dissociazione potrebbe rivelarsi uno strumento per gestire lo stress non risolto o per sfuggire a situazioni difficili.
Infine, mentre un moderato sogno ad occhi aperti è parte normale dell’esperienza umana e della creatività, è importante per gli individui riconoscere quando la dissociazione attraverso il sogno ad occhi aperti inizia a influenzare negativamente la loro capacità di vivere nel presente e di affrontare in modo proattivo le sfide della vita.
La disconnessione durante lo stress è un’esperienza di dissociazione che si può verificare durante situazioni di stress elevato in cui la persona si sente come se fosse estranea o un osservatore esterno agli eventi che la coinvolgono direttamente. In questi momenti, la dissociazione agisce come un meccanismo di difesa: aiuta a mantenere una distanza emotiva e psicologica dall’impatto pieno della situazione stressante, quasi come se la mente decidesse di “staccare la spina” per proteggere l’individuo.
Questa forma di dissociazione è particolarmente comune tra coloro che hanno vissuto traumi o situazioni di coma profondo in cui si sono ritrovati tra la vita e la morte. Può manifestarsi come una sensazione di stordimento, dove le emozioni e le sensazioni vengono intenzionalmente o automaticamente soppresse. Durante la dissociazione, si potrebbe persino arrivare a percepire la propria voce o azioni come se appartenessero a qualcun altro, o si potrebbe avere una sensazione di irrealtà nei confronti dell’ambiente circostante.
La dissociazione in contesti di stress può servire come un modo per continuare a funzionare in circostanze altrimenti insopportabili. Tuttavia, una dipendenza eccessiva da questa forma di dissociazione può ostacolare la capacità di una persona di elaborare emotivamente e risolvere lo stress o il trauma sottostante generando problemi a lungo termine come il disturbo post-traumatico da stress (PTSD).
L’amnesia selettiva è un fenomeno in cui una persona non riesce a ricordare un evento traumatico o stressante. Questo tipo di dissociazione agisce come un meccanismo di protezione in cui la mente cancella temporaneamente o permanentemente l’accesso ai ricordi dolorosi per difendere l’individuo da sofferenze psicologiche immediate.
Durante un’esperienza di amnesia dissociativa, il soggetto può dimenticare dettagli specifici o interi periodi relativi all’evento. Questa dissociazione dalla memoria può variare da pochi minuti a periodi più estesi, a volte anche anni. L’amnesia dissociativa è particolarmente comune nei casi di trauma prolungato, come il maltrattamento nell’infanzia.
Un individuo con dissociazione di questo tipo potrebbe vivere il presente senza alcun ricordo dell’evento traumatico ma può comunque sperimentare conseguenze emotive o comportamentali.
Nel lungo termine tale dissociazione può influenzare la capacità di una persona di costruire un senso coerente di sé e di processare emotivamente gli eventi passati. È pertanto fondamentale, in un contesto terapeutico, lavorare per recuperare questi ricordi dissociati e aiutare la persona a confrontarsi con essi in modo sicuro e controllato.
La derealizzazione è un tipo di dissociazione in cui gli individui possono percepire se stessi o l’ambiente circostante come distanti o irreali. Questo fenomeno di dissociazione si manifesta come un meccanismo di difesa in risposta a stress elevati o traumi. Esso permette alla persona di mantenere una distanza emotiva dagli eventi percependo la realtà come se fosse attraverso un filtro.
Tale dissociazione può rendere difficile per l’individuo connettersi con il presente influenzando la sua capacità di interagire efficacemente con gli altri e di partecipare pienamente alla vita quotidiana. Riconoscere e trattare questi episodi di dissociazione è cruciale per aiutare la persona a ristabilire un senso di connessione con la realtà e per lavorare sulle cause sottostanti lo stress o il trauma.
Questo fenomeno è una forma di dissociazione in cui l’individuo può sperimentare un distacco totale o parziale dalla memoria degli eventi traumatici. Questa forma di dissociazione funziona come un meccanismo di difesa che protegge la persona dall’intero impatto emotivo del trauma rendendo possibile la sopravvivenza psicologica in momenti altrimenti insopportabili.
Durante episodi acuti di dissociazione post-traumatica, le vittime possono non solo dimenticare dettagli cruciali dell’evento traumatico ma anche sentirsi come se non fossero stati completamente presenti nel momento in cui l’evento si è verificato. Questo grado di dissociazione può variare ampiamente tra gli individui, con alcuni che riportano “buchi” nella memoria e altri che sperimentano una sorta di scissione della personalità, dove parti di sé rimangono inconsciamente “congelate” nel tempo al momento del trauma.
In alcuni casi, la dissociazione può portare alla creazione di identità separate che contengono ricordi e risposte emotive legate al trauma consentendo all’individuo di funzionare giorno per giorno senza il peso costante di quei ricordi. Tuttavia, questa dissociazione complessa può complicare il processo di guarigione, poiché la persona potrebbe non riconoscere la necessità di affrontare e integrare questi aspetti dissociati di sé.
Affrontare la dissociazione legata al trauma richiede un approccio terapeutico delicato ed empatico che riconosca la funzione di protezione di questi meccanismi dissociativi. Nel lavoro psicologico con pazienti dissociati è fondamentale incoraggiare gradualmente l’individuo a integrare le esperienze traumatiche in un modo che permetta una ricomposizione del sé più completa e armonica.
La focalizzazione selettiva è una forma di dissociazione usata in risposta a stimoli dolorosi, come la capacità di non sentire dolore fisico in momenti di intensa concentrazione o stress. Questo tipo di dissociazione mostra come la mente possa influenzare direttamente la percezione corporea creando una distanza tra la coscienza e le sensazioni fisiche. La dissociazione in questo contesto agisce come un meccanismo di difesa che consente all’individuo di mantenere la concentrazione o la calma in situazioni potenzialmente travolgenti o pericolose.
Ad esempio, durante una competizione sportiva, un atleta potrebbe non notare un infortunio fino al termine dell’evento, a causa della dissociazione dal dolore che consente di continuare a competere. Questo tipo di dissociazione non solo dimostra la capacità della mente di escludere temporaneamente il dolore fisico dalla consapevolezza ma evidenzia anche come possa essere cruciale per il superamento di limiti fisici in momenti critici.
Tuttavia, sebbene possa sembrare vantaggiosa in certe circostanze, la dissociazione dal dolore non va vista come una soluzione a lungo termine. Ignorare il dolore può portare a danni maggiori o al peggioramento di una condizione esistente. Pertanto, è importante riconoscere e affrontare la causa del dolore, una volta superata la situazione immediata, evitando così che la dissociazione diventi un’abitudine dannosa che impedisce di prendersi cura della propria salute fisica.
In questa forma di dissociazione, una persona può passare attraverso diversi stati di sé, ognuno con i propri comportamenti, credenze e talvolta persino ricordi distinti. Questo meccanismo di dissociazione può servire per gestire esperienze o sentimenti che altrimenti sarebbero insopportabili per l’identità principale della persona. Attraverso la dissociazione, l’individuo può distanziarsi da parti di sé che vivono emozioni o ricordi troppo dolorosi per essere affrontati direttamente.
Un chiaro esempio di meccanismo dissociativo di questo tipo si osserva nel disturbo dissociativo dell’identità (DDI), precedentemente noto come disturbo di personalità multipla, dove la dissociazione porta alla formazione di due o più identità distinte all’interno dello stesso individuo. Ogni identità può avere accesso a un insieme di ricordi e esperienze diverso, a volte senza consapevolezza delle altre identità. Questa forma estrema di dissociazione è spesso risultato di traumi intensi o prolungati subiti durante l’infanzia.
Tuttavia, anche al di fuori del DDI la dissociazione può manifestarsi in modi meno estremi ma comunque significativi. Le persone possono sperimentare cambiamenti di identità su una scala più lieve adattandosi a contesti sociali diversi attraverso una dissociazione momentanea che permette loro di “indossare maschere”. Anche se questo può sembrare funzionale e adattivo, una dipendenza eccessiva da questo tipo di dissociazione per affrontare diverse sfide della vita può rendere difficile per l’individuo sviluppare un senso coeso di sé.
Riconoscere e trattare un meccanismo dissociativo legato ai cambiamenti di identità richiede un approccio terapeutico attento, volto a integrare le diverse parti dell’identità di un individuo in un tutto coeso: una sfida terapeutica alquanto difficile. L’obiettivo è aiutare la persona a comprendere e accettare l’intero spettro delle proprie esperienze e emozioni riducendo la necessità di dissociarsi come meccanismo di difesa.
Per lo psicologo clinico, la comprensione della dissociazione è di fondamentale importanza per la sua pratica professionale.
La dissociazione rappresenta un complesso meccanismo di difesa psicologico il cui scopo primario è quello di proteggere l’individuo da esperienze emotive insostenibili, in particolare quelle legate a traumi o stress estremi. Sebbene possa offrire un temporaneo sollievo o una via di fuga dalle difficoltà psicologiche, la dissociazione può anche interferire con la capacità dell’individuo di elaborare e integrare le proprie esperienze portando potenzialmente a conseguenze a lungo termine sulla salute mentale.
La dissociazione si manifesta in una gamma che va da forme lievi e transitorie, come il “daydreaming” o la “guida automatica”, a forme più gravi e pervasive, come l’amnesia dissociativa o il disturbo dissociativo dell’identità. Ogni manifestazione di dissociazione merita attenzione, in quanto può rivelare il modo in cui un individuo sta cercando di gestire il proprio dolore emotivo o psicologico.
Dal punto di vista clinico, è essenziale adottare un approccio empatico e non giudicante nel lavorare con persone che sperimentano la dissociazione.
la collaborazione tra professionisti della salute mentale e il sostegno di una rete sociale affettiva giocano un ruolo cruciale nel processo di recupero. Incoraggiare la consapevolezza di sé, il riconoscimento delle proprie risorse interne e l’elaborazione delle esperienze traumatiche in un contesto sicuro e supportivo può facilitare un significativo progresso terapeutico.
In conclusione, la dissociazione rappresenta sia una sfida che un’opportunità nel campo della psicologia clinica. Comprendere la sua natura complessa e le sue implicazioni sul benessere dell’individuo permette di offrire interventi terapeutici più mirati e efficaci, promuovendo una maggiore integrazione psichica e un avanzamento verso la crescita emotiva e la realizzazione personale.
Dott. Davide Ivan Caricchi
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