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Scritto dal Dott. Davide Caricchi
Scritto il 31 Lug, 2018

La “morte” che si insinua nel corpo: depressione e ipocondria

Molti di noi, ad un certo punto della vita, si ritrovano a fare un bilancio personale. Spesso in situazioni del genere, ci si confronta con insoddisfazioni, delusioni, bisogni frustrati, aspirazioni che non hanno trovato realizzazione…e poco per volta si riflette sull’ineluttabilità di certe scelte fatte, sulla perdita di tutta una serie di possibilità, sulla fine di una fase della propria vita…insomma ci si confronta con la tematica della morte…
L’ipocondria racchiude in sé questa tematica ma in una maniera complessa e articolata, con tutta una serie di conflittualità che ne stanno alla base e che implicano colpa, depressione, autoaccuse che si concretizzano in presunte malattie fisiche più o meno gravi che la persona ipocondriaca teme (o è convinta) di avere contratto…

Che cos’è l’ipocondria?

L’ipocondria è la preoccupazione ingiustificata per il proprio stato di salute, gravata dalla presenza di disturbi fisici e da una pervasiva condizione di angoscia e depressione. La persona che ne soffre è convinta di essere affetta da una grave malattia…il tutto è avvalorato da una serie di sintomi fisici la cui intensità tuttavia non giustifica tale preoccupazione. Spesso le rassicurazioni di medici, specialisti e analisi strumentali sortiscono un effetto benefico transitorio: dopo poco tempo, l’individuo ipocondriaco avverte nuovamente quei presunti sintomi indicativi della malattia che egli è convinto di avere.
La vita di queste persona è a tratti un’autentica “agonia”, in quanto la mente è frequentemente popolata da apprensione per il significato patologico di sintomi e sensazioni avvertite. Questo disagio si estende lungo un continuum di gravità…ci sono persone che provano solo paura e timore di avere una specifica malattia, mentre altre maturano una convinzione incrollabile di essere malato. Questo tipo di disagio si manifesta spesso in maniera fluttuante, a seconda delle fasi di vita che si stanno attraversando, anche se alla lunga, se non affrontato con un percorso psicoterapeutico, tende alla cronicità.
È importante fare una precisazione…è vero che queste persone sostengono di soffrire di malattie più o meno gravi ma non sono dei simulatori!…queste persone si sentono realmente malate, il loro corpo subisce delle modifiche vere e proprie e la sofferenza percepita è autentica.

Cosa si nasconde dietro l’ipocondria? La depressione “dietro l’angolo”

L’ipocondria ha inevitabilmente a che fare con il corpo. Il corpo e le comunicazioni provenienti dal corpo diventano il punto cruciale del disagio che viene spostato dallo “psichico” al “fisico”…paradossalmente il sintomo fisico “rassicura” di più rispetto a quello psichico che rimanda inevitabilmente ad un conflitto e ad una sofferenza più profonda e meno accettabile.
Nell’ipocondria si assiste al fenomeno dello spostamento, ossia un “trasferimento” di un conflitto psichico verso sintomi somatici. È il corpo al centro dell’attenzione: nello specifico dell’ipocondria, i vissuti di colpa, di autopunizione e di depressione per una vita che viene avvertita come sterile e insoddisfacente vengono spostati su sintomi fisici. Perché questo?…perchè confrontarsi con aspetti conflittuali e talvolta di “disperazione” della propria vita è avvertito dalla coscienza come intollerabile…spostare il tutto dal dolore psichico al dolore fisico (sottoforma di malattia o di timore di morte) fa meno male. Paradossalmente risulta meno doloroso confrontarsi con la morte “organica” che con la “morte psichica”…
Il sintomo ipocondriaco esprime in maniera drammatica il fatto che nel soggetto, a seguito di esperienze infantili negative, vissuti di perdita, delusioni di vita, coabitano la vita e la morte, in una sorta di “agonia depressiva” che si concretizza nel sintomo somatico. L’ipocondriaco si sente vivo e allo stesso tempo morto e la sua sintomatologia “immaginaria” rappresenta al meglio quella parte di Sé non vitale che fagocita a poco a poco tutto ciò che di vitale resta della persona. Paradossalmente, lo stare dietro al sintomo fisico permette da un lato di continuare a sentirsi vivi, attraverso l’attenzione spasmodica nei confronti della sofferenza corporea, dall’altro di non confrontarsi con gli aspetti mortiferi (autoaccuse e autopunizioni consce e inconsce) di se stessi.
Come uscire da questo circolo vizioso? L’ipocondriaco, come la maggior parte delle persone che soffre di problemi di natura psicosomatica, fatica ad esprimere a parole le proprie emozioni e i propri sentimenti…insomma va in difficoltà quando deve utilizzare il pensiero simbolico, la fantasia…ecco che quando qualcosa non va, tutto va inevitabilmente a riversarsi sul lato corporeo. Bisogna quindi lavorare in maniera approfondita su questo aspetto…servirà un costante “allenamento” nel soffermarsi sui propri vissuti, sulle proprie emozioni…e per una persona che usa esclusivamente il corpo per esprimere qualsiasi forma di disagio, questo è un lavoro davvero impegnativo, ma con la giusta motivazione, anche stimolante…una sfida…
In terapia sarà pertanto di vitale importanza recuperare i significati originari e le sofferenze inconsce che si celano dietro i sintomi, oltre a limitare al massimo il bisogno di creare dei sintomi fisici come reazione ad eventi di vita frustranti.

Per qualsiasi informazione o richiesta di consulenza: Dott. Caricchi, 377 6604829davidecaricchi@yahoo.it

 

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