La stanchezza mentale, una condizione molto comune che talvolta viene banalizzata o peggio ancora trascurata. Nella mia pratica di psicologo online e di psicologo a Torino in studio, mi sono confrontato con innumerevoli forme di stanchezza mentale: talune di entità lieve, strettamente correlate a contingenze della vita quotidiana (stress da lavoro, problemi in famiglia, preoccupazioni varie, ecc.), altre inserite invece in una cornice più complessa di sofferenze psichiche profonde che affondavano le loro radici in problematiche di personalità o in scenari di trauma sperimentati in passato che si riverberavano nel “qui e ora” del paziente.
Pertanto, indipendentemente dall’entità della stanchezza mentale, questa condizione andrebbe sempre monitorata con attenzione e sensibilità.
In molte occasioni, una sensazione di stanchezza apparentemente ingiustificata che riduce le energie e altera lo stato d’animo può essere in realtà un segnale di stanchezza mentale. La stanchezza mentale può derivare anche da un sovraccarico emotivo, comune in coloro che si ritrovano ad accumulare preoccupazioni, impegni o pressioni eccessive, spesso trascurando il proprio benessere per lungo tempo.
“Mi sento completamente esausto, come se avessi appena terminato una maratona o come se portassi un pesante fardello sulle spalle”: queste espressioni sono pronunciate spesso da persone che avvertono uno stato di spossatezza che non riescono a spiegarsi. Tuttavia, questo tipo di stanchezza, che sembra non avere una causa precisa, è in realtà raramente legata a uno sforzo fisico. Più spesso, essa nasconde un’eccessiva stanchezza mentale.
C’è un legame profondo e indissolubile tra il benessere fisico e quello mentale. Non c’è niente di più gratificante che tornare a casa dopo un’attività sportiva o una giornata di lavoro, entrare in casa e sentirsi appagati. Questo tipo di stanchezza è quello in cui la mente si sente a suo agio: non si prova sofferenza, non si avverte una pesantezza mentale né si percepisce un senso di esaurimento. In questi casi, sappiamo che il corpo si riprenderà completamente dopo un po’ di riposo. In un contesto del genere ci si sente in uno stato di armonia interiore.
Ci sono, però, momenti in cui anche compiti semplici, come fare la spesa o partecipare a una cena con amici, possono sembrare eccessivamente gravosi, come se richiedessero uno sforzo che va oltre le nostre capacità. Queste circostanze possono talvolta essere sintomatiche di un problema più profondo che richiede un’analisi attenta e non dovrebbe essere trascurato.
Generalmente, quando ci si sente estremamente stanchi, si riesce a identificare la causa di questa stanchezza. Fattori come l’esercizio fisico intenso, giornate di lavoro prolungate o viaggi lunghi e articolati sono chiaramente riconoscibili come motivi di esaurimento fisico che ci lasciano privi di energia.
Tuttavia, ci sono situazioni in cui la fonte di un malessere sia fisico sia mentale non è immediatamente evidente. In questi casi spesso la causa si può attribuire allo stress. Tale stress non deriva necessariamente da problemi, delusioni o difficoltà quotidiane. Una stanchezza inspiegabile può essere il risultato di un sovraccarico di impegni, presi senza lasciarsi adeguato tempo per riposare o, in alcuni casi, senza avere la possibilità di dedicare una vera attenzione a ciò che si sta facendo.
Spesso molte persone iniziano la loro giornata in una sorta di modalità “pilota automatico”: dalla colazione al portare i bambini a scuola all’andare al lavoro e poi rientrare a casa. Queste attività vengono svolte quasi meccanicamente, senza prendersi una pausa per riflettere su ciò che si sta facendo. Manca un momento di sosta, di riflessione, insomma di riposo. Questo tipo di routine in cui ci si trova sovente ad agire per inerzia, facendo un’attività dopo l’altra senza soluzione di continuità, può alla fine portare a un accumulo di stanchezza mentale. Questo stile di vita, privo di momenti di riflessione e di riposo adeguato, alla lunga può rivelarsi gravoso e riflettersi negativamente sul nostro benessere fisico e mentale.
La stanchezza mentale si manifesta attraverso una serie di sintomi che influenzano vari aspetti delle nostre funzioni cognitive ed emotive. Uno dei principali indicatori è rappresentato dalla difficoltà di concentrazione che può portare ad una sensazione di non riuscire a focalizzarsi su un compito o un’attività specifica. Spesso si accompagnano a questo fenomeno dei vuoti di memoria, dove si ha la percezione di non riuscire a ricordare informazioni o eventi recenti. Anche la sonnolenza è un indicatore comune, con una sensazione di stanchezza persistente che può manifestarsi in qualsiasi momento della giornata.
Un altro segno di stanchezza mentale è una generale diminuzione della lucidità in cui si percepisce un rallentamento nelle risposte cognitive, come la capacità di pensare chiaramente o rispondere rapidamente. Ciò può portare ad un senso di confusione, con la mente che sembra non riuscire ad elaborare informazioni in modo efficiente. In termini emotivi questo stato può influenzare l’umore rendendolo instabile e portando ad una maggiore irritabilità. Disturbi del sonno come difficoltà ad addormentarsi o a mantenere un sonno profondo e riposante sono piuttosto comuni.
Tra i segnali più specifici di stanchezza mentale vi è l’anomia e l’afasia da stress, fenomeni che si riferiscono a un deterioramento nella capacità di utilizzare e processare il linguaggio. Questo può tradursi in difficoltà nel trovare le parole giuste, invertire le sillabe o le parole all’interno di una frase o problemi generali nel produrre il linguaggio sia parlato che scritto. Queste difficoltà sono spesso fonte di frustrazione e consapevolezza per l’individuo.
La memoria di lavoro, o working memory, che è cruciale per le nostre attività quotidiane, può essere compromessa dalla stanchezza mentale. Ciò si manifesta con la dimenticanza di parole, appuntamenti, o incertezze su come eseguire azioni o mansioni abituali. Si può arrivare a dimenticare ciò che si sta facendo mentre si è impegnati in un’attività. Questa condizione è un chiaro segno di sovraccarico mentale e può portare a frustrazione preoccupazione e persino depressione.
Infine, la stanchezza mentale può causare marcate difficoltà nell’attenzione e nella concentrazione. In questo caso il cervello può risultare “sovraccarico” di pensieri, stimoli e informazioni. Ciò rende inevitabilmente difficile concentrarsi e riordinare i pensieri. Questo può portare a una mente distratta, con conseguenti problemi di memoria e concentrazione creando una situazione di confusione mentale.
La fatica mentale è un fenomeno che si sviluppa gradualmente e che si accumula a seguito di vari fattori che incidono sulla nostra vita quotidiana. Un primo elemento che contribuisce a questo stato è l’eccesso di impegni. Spesso ci troviamo a gestire più attività di quelle che siamo in grado di affrontare effettivamente, creando così un sovraccarico di compiti e responsabilità.
In aggiunta a ciò, c’è la pressione esercitata dai numerosi “devo” che ci imponiamo. Frasi come “devo fare questo” o “devo andare là” fungono da obblighi mentali che, ripetuti continuamente, possono esercitare una pressione significativa sulla nostra mente. Questo tipo di pressione auto-imposta tende a consumare le nostre risorse mentali portandoci a un esaurimento progressivo.
Il perfezionismo rappresenta un’altra dimensione che intensifica il peso dei “devo”. L’aspirazione a realizzare ogni attività in modo impeccabile, rapido ed efficace contribuisce a una pressione ulteriore. Questo atteggiamento non solo può portare a una stanchezza mentale marcata ma può anche causare sensazioni di frustrazione quando le aspettative non vengono soddisfatte.
Infine, un fattore cruciale nel processo di accumulo della stanchezza mentale è la mancanza di riposo adeguato. Non concedersi momenti di relax o non godere di un sonno notturno di qualità può avere un impatto significativo sulla nostra salute mentale. Spesso ci si trova a domandarsi perché si è così stanchi, senza realizzare che la mancanza di riposo e di momenti per staccare mentalmente gioca un ruolo fondamentale in questo senso di esaurimento.
Nell’ambito medico e psicologico, la condizione di affaticamento mentale è trattata con grande serietà, poiché rappresenta uno stato di reale sofferenza per il cervello e per l’intero sistema nervoso, con conseguenze che possono essere particolarmente limitanti per l’individuo. Ci sono periodi nella vita di una persona in cui le pressioni cui è sottoposta possono essere particolarmente intense. Sia che si tratti di stress acuto o di uno stress meno intenso ma prolungato nel tempo, gli effetti sul cervello diventano sempre più evidenti man mano che il tempo passa. In fasi in cui si è sottoposti a un eccessivo carico di stimoli che provengono da ambiti come il lavoro, lo studio, o da altre situazioni impegnative si verifica una diminuzione della vitalità dei neuroni. Questo declino neuronale comporta una riduzione nell’efficienza delle attività cognitive e comportamentali.
Uno degli effetti dello stress è la produzione di un ormone chiamato cortisolo. Questo ormone, se presente in eccesso nel corpo per lunghi periodi, può danneggiare le cellule nervose situate in una regione cerebrale nota come ippocampo, che ha un ruolo cruciale nelle funzioni di apprendimento e memoria. Diversi studi condotti sullo stress cronico hanno evidenziato come questo possa avere effetti negativi soprattutto sulla memoria a breve termine. Tutto ciò contribuisce ad aumentare il rischio di perdita di neuroni. Per ripristinare un adeguato equilibrio nel funzionamento del cervello e favorire il recupero delle capacità intellettive, è fondamentale che l’organismo ritorni a uno stato di stabilità e relax. Quando ciò accade, i deficit cognitivi possono essere recuperati e si può assistere ad un recupero del benessere mentale.
Nell’ambito della psicoanalisi, la fatica cognitiva viene interpretata come una manifestazione di dinamiche psichiche complesse. Freud, il pioniere di questa disciplina, avrebbe considerato tale fatica come un indicatore di tensioni psichiche non risolte e di processi di rimozione operanti nell’inconscio. In questa prospettiva, la psicoanalisi si dedica all’esplorazione dei fenomeni psichici latenti, impiegando tecniche quali l’associazione libera e l’analisi onirica per illuminare e decifrare i contenuti sommersi dell’inconscio, con l’obiettivo di mitigare le tensioni psichiche.
Freud concepiva l’inconscio come un teatro di scontri fra desideri repressi, impulsi primari e meccanismi di difesa. Pertanto, la fatica cognitiva potrebbe essere interpretata come espressione di un conflitto interno, scaturito dall’interazione tra desideri sopiti e le strategie difensive messe in atto dall’individuo. Ad esempio, un anelito represso o insoddisfatto potrebbe emergere sotto forma di sintomi quali la fatica mentale. Freud ha introdotto anche il concetto di transfert, che potrebbe essere correlato alla stanchezza mentale, nel caso in cui l’individuo proietti inconsapevolmente affetti o conflitti su altri soggetti o contesti, generando così stress e affaticamento mentale.
Inoltre, Freud associa la fatica mentale al conflitto dinamico fra le tre strutture psichiche fondamentali: l’Es, rappresentante delle pulsioni istintuali; l’Io, mediatore fra l’Es e il mondo esterno; e il Super-io, depositario degli ideali morali e delle norme di censura. Questo conflitto intrapsichico può manifestarsi con sintomi quali la stanchezza mentale, specie quando l’Io cerca di equilibrare le richieste opposte dell’Es e del Super-io.
In conclusione, nell’ottica della psicoanalisi freudiana, la stanchezza mentale si configura come un sintomo di tensioni inconsce, meccanismi di rimozione, o conflitti tra diverse istanze psichiche. La risoluzione di questi conflitti tramite un intervento psicoanalitico potrebbe quindi condurre a un alleggerimento della fatica mentale.
È importante evitare di lamentarsi continuamente del proprio stato di stanchezza mentale o di malessere. Farlo non porta altro che trasmettere sensazioni di sconforto alle persone intorno a noi, che molto probabilmente stanno già affrontando le proprie sfide e realtà interiori. Bisogna tenere presente che una stanchezza apparentemente immotivata ha in realtà sempre una causa, e riconoscere questo aspetto è il primo passo per iniziare un percorso di cambiamento. Rimanere fermi e indulgere nelle lamentele può solo rendere cronica questa situazione di infelicità.
Per contrastare la stanchezza e il malessere, ci sono alcune strategie pratiche che possiamo adottare. Una di queste è prevedere dei momenti di riposo durante la giornata. È essenziale dedicare almeno un paio d’ore ogni giorno esclusivamente a se stessi, utilizzando questo tempo per riflettere, rilassarsi e dedicarsi alle proprie passioni e interessi.
Un altro aspetto importante è imparare a distinguere tra ciò che è realmente importante e ciò che è secondario. Stabilire una scala di priorità può aiutare a focalizzare l’attenzione su ciò che conta davvero e a ridurre lo stress causato da compiti o preoccupazioni meno rilevanti.
Inoltre, è fondamentale mettere impegno nella cura di sé stessi. Ognuno merita di ricevere attenzioni e coccole, che riguardano tanto il benessere fisico quanto quello mentale. Prendersi cura di sé stessi è un atto di amore e rispetto che può avere un impatto significativo sul proprio benessere generale.
Infine, è utile identificare e modificare quegli schemi mentali negativi che portano all’autosabotaggio. Frasi come “devo fare questo altrimenti non ce la farò…” o “gli altri si aspettano da me che…” sono esempi di pensieri che possono minare l’autostima e il benessere generale. Riconoscere questi schemi e lavorare per cambiarli può essere un passo cruciale per migliorare la propria salute mentale e fisica.
Numerosi studi hanno evidenziato l’importanza di mantenere la mente attiva attraverso varie attività come lo studio, la conversazione con altre persone, il fare nuove esperienze, la lettura e l’esercizio fisico. Queste attività aiutano a essere più ricettivi e motivati, facilitando la creazione di una sorta di “cervello di riserva”, ovvero un insieme di neuroni e sinapsi pronti ad attivarsi in caso di danneggiamento delle connessioni neuronali preesistenti.
Prendersi cura del proprio cervello, adottando uno stile di vita meno stressante e mantenendo un buon livello di stimolazione mentale e attenzione agli stimoli, è fondamentale per imparare e rimanere aperti a nuove esperienze. Questo approccio non solo preserva la salute del cervello, ma può anche migliorare e potenziare le capacità cognitive.
Un altro metodo efficace per sostenere la salute del cervello è la meditazione. Dedicare circa venti minuti al giorno a questa pratica può portare a notare benefici tangibili già dopo poche settimane. È quindi essenziale riconoscere l’importanza di affrontare e lavorare sulla stanchezza mentale ed emotiva che spesso può deteriorare la qualità della vita. Non bisognerebbe rimandare la gestione di un disagio che si sta vivendo nel presente, poiché affrontarlo tempestivamente può contribuire significativamente al miglioramento del proprio benessere.
Dott. Davide Ivan Caricchi
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