La violenza domestica è ahimè una delle piaghe sociali più devastanti e infime perchè va a colpire le persone più inermi o che non hanno la forza di difendersi e far valere i propri inalienabili dirittti. Tutti noi restiamo colpiti dai numerosi casi di cronaca nera che narrano di aggressioni, violenze, furti, rapine e omicidi ad opera della criminalità comune e della criminalità organizzata nelle zone di maggior degrado e non solo.
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ToggleTuttavia, un aspetto che colpisce in maniera alquanto inquietante è dato dal fatto che, secondo le ultime statistiche, l’anno scorso il numero di reati in Italia sarebbe diminuito (per esempio il numero di delitti sarebbe calato del 9.5% rispetto all’anno precedente) mentre sono aumentati in maniera esponenziale i casi di femminicidio e di violenza tra le mura domestiche (dati del Viminale estrapolati dall’articolo di repubblica.it
Questo ci porta a riflettere su un fenomeno che per troppo tempo è stato trascurato e che ahimé ancora oggi non viene portato sufficientemente alla luce, proprio perché si verifica tra le mura di casa: il fenomeno dell’Intimate Partner Violence, ossia la violenza domestica. Analizziamo più a fondo questo complesso e drammatico fenomeno.
In generale l’Intimate Parnter Violence viene intesa come una violenza fisica, psicologica o sessuale messa in atto da un partner a scapito dell’altro. Tuttavia questo fenomeno presenta aspetti di notevole complessità che chiamano in causa molteplici variabili. Innanzitutto possiamo riscontrare tre tipologie di violenza domestica, con caratteristiche e conseguenze differenti:
1) Il “terrorismo” fisico e psicologico tra le mura domestiche: esso è una particolare modalità di controllo violento e oppressivo del partner che comprende tutta una serie di atti di violenza fisica e sessuale che si combina in maniera perversa con strategie di controllo non necessariamente violente quali il controllo economico, l’abuso emotivo, il controllo incessante delle attività e degli spostamenti del partner, minacce e intimidazioni.
Questo è il tipo di violenza domestica che finisce maggiormente sotto la “lente di ingrandimento” delle forze dell’ordine, quando la vittima decide di sporgere denuncia, aspetto per nulla banale, in quanto, a causa del clima di sottomissione e “ricatto emotivo” di fronte al quale la vittima si trova spesso soggiogata, buona parte di questi episodi di abuso rimangono nascosti tra le mura domestiche.
2) Comportamenti violenti messi in atto dalla vittima per difendersi dalle angherie del partner violento. Questo tipo di comportamento aggressivo può essere il risultato di una reazione istintiva all’aggressione subita oppure può assumere una valenza di difesa, un tentativo estremo e disperato di porre fine alla violenza del partner, giungendo nei casi più seri all’uccisione del compagno.
3) Infine abbiamo una “violenza “situazionale” legata al rapporto di coppia e alle situazioni di conflitto e aggressività reciproca…in questo caso non abbiamo un partner controllante che abusa e minaccia…qui abbiamo invece un fenomeno di aggressività che caratterizza proprio la coppia. Questo tipo di violenza la possiamo individuare per esempio in un litigio accesso che poi, a causa delle dinamiche di coppia, degenera in uno scontro fisico con conseguenze che possono portare a diverbi e aggressioni poco rilevanti o a gravi situazioni di violenza cronica, fino all’omicidio del partner.
Quest’ultimo tipo di violenza è il frutto delle incomprensioni e delle dinamiche problematiche della coppia… in questo caso, quindi, non vi è uno “sbilanciamento” dell’aggressività ai danni del partner più debole: qui la violenza è messa in atto da entrambi i partner e in egual misura.
Nei primi due casi invece, chi soccombe è sempre il partner più debole o fragile statisticamente, ahimé, è quasi sempre la donna.
La violenza domestica è una realtà complessa e multiforme che colpisce numerose persone in tutto il mondo. Essa si manifesta attraverso diverse tipologie di abusi che variano per natura e intensità ma che condividono l’obiettivo comune di esercitare controllo e potere sulla vittima. Le forme principali di violenza domestica includono quella fisica, psicologica, sessuale, economica, assistita e religiosa.
La violenza fisica è una delle manifestazioni più evidenti e riconoscibili della violenza domestica. Essa comprende ogni forma di aggressione fisica diretta alla vittima, come schiaffi, pugni, calci, morsi, strangolamenti e qualsiasi altro atto volto a causare dolore o lesioni. Questo tipo di violenza può provocare danni fisici gravi e duraturi che richiedono spesso interventi medici urgenti. Tuttavia, oltre alle ferite visibili, la violenza fisica lascia profondi segni psicologici che possono influenzare a lungo termine la salute mentale della vittima.
La violenza psicologica, sebbene meno visibile, è altrettanto devastante. Essa si manifesta attraverso comportamenti abusanti che mirano a minare l’autostima e la dignità della vittima. Questi comportamenti includono insulti, umiliazioni, svalutazioni, minacce e manipolazioni emotive. L’abusante può utilizzare tecniche di controllo coercitivo per isolare la vittima dai suoi amici e familiari rendendola dipendente e priva di supporto esterno. Questo isolamento intensifica il senso di impotenza della vittima che spesso si sente intrappolata in una spirale di paura, stress e angoscia.
La violenza sessuale all’interno della violenza domestica è una realtà particolarmente atroce, in quanto viola l’intimità e l’integrità della persona. Essa comprende qualsiasi atto sessuale forzato o imposto senza il consenso della vittima. Le forme di violenza sessuale includono lo stupro, le molestie sessuali e altre forme di coercizione sessuale. Questo tipo di violenza non solo infligge traumi fisici ma provoca anche gravi danni psicologici, come depressione, ansia e disturbi post-traumatici da stress.
La violenza economica è un’altra forma subdola di violenza domestica che spesso passa inosservata. Essa si verifica quando l’abusante controlla le risorse finanziarie della vittima limitandone l’accesso al denaro, sabotandone le opportunità lavorative e impedendole di raggiungere l’indipendenza economica.
Questo controllo economico costringe la vittima a rimanere nella relazione abusante, poiché non dispone dei mezzi necessari per provvedere a se stessa e, eventualmente, ai propri figli. La violenza economica priva la vittima della capacità di prendere decisioni autonome e la rende vulnerabile e dipendente.
Un aspetto meno discusso ma altrettanto importante della violenza domestica è la violenza assistita. Questo tipo di violenza si verifica quando i bambini assistono agli abusi tra i loro genitori o caregiver. Sebbene non siano direttamente colpiti, questi bambini subiscono gravi traumi psicologici che possono influenzare negativamente il loro sviluppo emotivo e comportamentale.
Crescere in un ambiente di violenza domestica può portare a problemi di ansia, depressione, difficoltà scolastiche e comportamenti aggressivi. Inoltre, esiste un rischio maggiore che questi bambini possano replicare modelli di comportamento violenti nelle loro future relazioni.
La violenza religiosa, sebbene meno comune, è una forma di abuso che utilizza la fede e le credenze religiose per controllare e manipolare la vittima. L’abusante può imporre pratiche religiose, proibire la partecipazione a cerimonie o utilizzare dogmi religiosi per giustificare il proprio comportamento violento. Questo tipo di violenza può essere particolarmente dannoso, poiché mina le fondamenta spirituali e identitarie della vittima rendendola ancora più vulnerabile e isolata.
Affrontare la violenza domestica richiede un approccio attento e un ascolto attivo che tenga conto delle varie forme di abuso e delle loro implicazioni psicologiche, fisiche ed economiche. È fondamentale che le vittime trovino il coraggio di denunciare gli abusi e che ricevano il supporto necessario per uscire dalla spirale di violenza. I servizi di supporto devono essere accessibili e offrire assistenza legale, psicologica e pratica per aiutare le vittime a ricostruire la propria vita in sicurezza e autonomia.
La sensibilizzazione e l’educazione sono strumenti chiave per prevenire la violenza domestica e promuovere relazioni basate sul rispetto e sulla parità. Le istituzioni, le comunità e gli individui devono collaborare per creare un ambiente sicuro e supportivo in cui le vittime possano sentirsi accolte e protette. Solo attraverso un impegno collettivo sarà possibile ridurre l’incidenza della violenza domestica e aiutare le vittime a trovare la forza per ricominciare.
La violenza domestica è un fenomeno complesso che si manifesta in diverse forme, ciascuna con le proprie caratteristiche e conseguenze. Riconoscere e comprendere queste forme di abuso è fondamentale per offrire il supporto necessario alle vittime e per promuovere cambiamenti positivi nella società.
Sono innumerevoli le sfaccettature che vanno a comporre il fenomeno della violenza domestica. Esaminiamone alcune.
Per comprendere meglio l’Intimate Partner Violence è importante analizzare il tipo di relazione che si viene a creare tra i due partner.
Una componente importante, motivo di comportamenti violenti, è la ritorsione a seguito di atteggiamenti di ribellione da parte della partner: esso si verifica soprattutto in soggetti (prevalentemente maschi) con una personalità problematica, talvolta con tendenze paranoidi o caratterizzata da fasi di idealizzazione eccessiva della partner alternate a repentine fasi di violenta svalutazione.
Cosa succede concretamente in questo caso? Succede che il parnter alterna fasi in cui vede la compagna come una figura perfetta (senza alcun difetto) ad altre in cui la ritiene un essere spregevole e immondo; è in questa specifica fase che possono innescarsi meccanismi perversi di ritorsione ai danni della partner. Un altro fattore che spesso porta alcuni uomini problematici a condotte violente è quello della dominazione/punizione, dove il partner avverte il bisogno di esercitare un controllo totale sulla compagna. Tale fattore si presenta quasi sempre in soggetti con personalità patologiche che manifestano problemi nella gestione delle emozioni e dell’impulsività.
Un altro elemento che gioca un ruolo chiave nell’insorgenza di violenza domestica è dato dalle prime interazioni con le figure di attaccamento, ossia con i genitori. Diversi studi hanno riscontrato che stili di attaccamento ai genitori improntati alla sicurezza e alla serenità permettono alla persona di avere in futuro rapporti stabili, caratterizzati dal rispetto reciproco: in queste coppie si riscontreranno pertanto bassi livelli di violenza e aggressività.
Al contrario, individui che hanno avuto un attaccamento ai genitori insicuro e dominato da paura e senso di fragilità presentano nella vita di coppia livelli di violenza decisamente più elevati che associati a specifiche caratteristiche di personalità producono gelosia, ansia da lontananza del partner, marcata sospettosità, atteggiamenti di controllo e agiti violenti.
In contesti delicati come questi sarebbe fondamentale lavorare in primo luogo sulla vittima, con un percorso di supporto psicologico che possa aiutarla a prendere coscienza della gravita della situazione in cui si trova. In secondo luogo, indipendentemente dalle eventuali sanzioni penali, sarebbe fondamentale un lungo e paziente lavoro di recupero del partner violento…con lo scopo di acquisire graduale consapevolezza delle proprie componenti impulsive e patologiche nella gestione della relazione di coppia.
La violenza domestica è un fenomeno complesso e profondamente radicato in molte dinamiche problematiche di coppia. Le relazioni in cui si verifica la violenza domestica sono spesso caratterizzate da dinamiche di potere e controllo che portano a un ambiente di coercizione e paura. Questi legami problematici non solo favoriscono l’abuso ma spesso impediscono anche alle vittime di riconoscere e sfuggire alla violenza.
Uno degli elementi chiave nelle dinamiche di coppia problematiche è il controllo coercitivo. In queste relazioni, l’abusante cerca di dominare e controllare ogni aspetto della vita del partner. Questo controllo può manifestarsi attraverso l’isolamento sociale, fenomeno che limita i contatti della vittima con amici e familiari, e attraverso la manipolazione economica, dove l’abusante gestisce tutte le risorse finanziarie, rendendo la vittima completamente dipendente.
L’abusante può anche esercitare un controllo emotivo utilizzando minacce, umiliazioni e svalutazioni costanti per minare l’autostima della vittima e mantenerla in uno stato di sottomissione.
Le emozioni giocano un ruolo cruciale in queste dinamiche. La paura è una costante per le vittime di violenza domestica che vivono in uno stato di terrore perenne, preoccupate di scatenare reazioni violente anche con azioni banali. D’altra parte, l’abusante spesso sperimenta sentimenti di onnipotenza e superiorità. Egli spesso giustifica i suoi comportamenti violenti come risposte necessarie alla presunta provocazione della vittima. Questa disparità emotiva rafforza il ciclo di abuso rendendo difficile per la vittima opporsi o cercare aiuto.
Una dinamica psicologica frequente nelle relazioni di violenza domestica è il cosiddetto “ciclo della violenza“. Questo ciclo comprende tre fasi principali: la fase di accumulo della tensione, la fase di esplosione violenta e la fase di riconciliazione o “luna di miele”.
Durante la fase di tensione, l’abusante diventa sempre più irritabile e critico creando un’atmosfera di paura e incertezza.
La fase di esplosione è caratterizzata da atti di violenza fisica o psicologica che possono includere percosse, insulti, minacce e altre forme di abuso.
Nella fase di riconciliazione, l’abusante può mostrare rimorso chiedere scusa e promettere di cambiare convincendo la vittima a rimanere nella relazione. Questo ciclo si ripete consolidando il potere dell’abusante e la sottomissione della vittima.
Le relazioni di coppia problematiche in cui si verifica la violenza domestica sono spesso caratterizzate anche da una fusione identitaria malsana. In queste relazioni, i partner possono percepirsi come un’entità unica, dove l’individualità di ciascuno viene sacrificata per mantenere il legame. Questo senso di fusione può rendere la vittima più incline a tollerare l’abuso, poiché percepisce l’abusante come una parte indispensabile di se stessa. Questo vincolo contribuisce a perpetuare il ciclo di violenza rendendo difficile per la vittima riconoscere e desiderare la propria autonomia e cercare una via d’uscita.
Un’altra dinamica problematica nelle relazioni di violenza domestica è la minaccia dell’abbandono. L’abusante può utilizzare la paura dell’abbandono come strumento di controllo facendo sentire la vittima responsabile dell’instabilità della relazione e colpevole per qualsiasi minaccia di “tenuta” della coppia. Questa paura può essere così intensa che la vittima preferisce rimanere in una situazione di abuso piuttosto che affrontare l’incertezza e il potenziale pericolo di lasciare l’abusante. Inoltre, l’abusante può reagire con maggiore violenza alla percezione di una minaccia di abbandono intensificando così il circolo vizioso dell’abuso.
Infine, le dinamiche di violenza domestica sono spesso radicate in esperienze traumatiche passate. Molti abusanti e vittime hanno storie di abusi e traumi nella loro infanzia, eventi che influenzano il loro comportamento e le loro aspettative nelle relazioni adulte. Questi traumi possono portare a modelli di comportamento distruttivi, dove la violenza viene vista come un mezzo per ottenere controllo e sicurezza. La comprensione di queste radici traumatiche è essenziale per sviluppare interventi efficaci che possano interrompere il ciclo di violenza e promuovere relazioni sane e rispettose.
In generale, la violenza domestica è strettamente legata a dinamiche di coppia problematiche che includono controllo coercitivo, disparità emotiva, continue dinamiche di violenza, fusione identitaria malsana, minaccia dell’abbandono e traumi passati. Riconoscere e comprendere queste dinamiche è fondamentale per offrire supporto efficace alle vittime e per promuovere il cambiamento necessario a rompere il ciclo di abuso.
La violenza domestica e l’Intimate Partner Violence (IPV) producono conseguenze psicologiche devastanti che possono perdurare nel lungo periodo influenzando profondamente la vita delle vittime.
Le esperienze di violenza domestica possono portare a una serie di problemi di salute mentale tra cui ansia, depressione e profondi sofferenze psichiche quali il disturbo post traumatico da stress (PTSD). La costante esposizione a situazioni di abuso fisico, emotivo o sessuale crea un ambiente di paura e insicurezza che mina l’autostima e la fiducia della vittima.
La violenza psicologica, in particolare, può essere altrettanto dannosa quanto quella fisica, poiché l’abusante utilizza tattiche di manipolazione e controllo per erodere il senso di identità e autonomia della vittima.
Le vittime di violenza domestica spesso sviluppano sintomi di ansia e depressione. L’ansia può manifestarsi attraverso una costante sensazione di allarme, difficoltà a dormire, irritabilità e attacchi di panico. La depressione, d’altra parte, può portare a sentimenti di tristezza persistente, mancanza di speranza, perdita di interesse nelle attività quotidiane e, nei casi più gravi, pensieri suicidari.
Questi problemi di salute mentale possono essere esacerbati dall’isolamento sociale imposto dall’abusante che limita i contatti della vittima con amici e familiari rendendo difficile il reperimento di supporto emotivo e pratico.
Il disturbo post traumatico da stress è una delle conseguenze psicologiche più gravi della violenza domestica. Le vittime di IPV possono rivivere costantemente gli episodi di abuso attraverso flashback, incubi e pensieri intrusivi. Questo disturbo è accompagnato da sintomi come l’evitamento di situazioni che ricordano l’abuso, la difficoltà a concentrarsi, l’iper-vigilanza e la reattività esagerata. Il PTSD può compromettere seriamente la capacità della vittima di affrontare le piccole e grandi sfide della vita quotidiana influenzando le relazioni personali, il lavoro e la salute fisica.
Le conseguenze psicologiche della violenza domestica si estendono spesso ai bambini che assistono agli abusi. I minori esposti alla violenza domestica possono sviluppare problemi comportamentali, difficoltà scolastiche e disturbi emotivi. La continua esposizione a un ambiente violento può influenzare negativamente lo sviluppo del bambino portando a problemi di attaccamento e a un aumento del rischio di perpetuare comportamenti violenti nelle loro future relazioni.
Inoltre, questi bambini possono soffrire di sintomi di PTSD, ansia e depressione, simili a quelli delle vittime dirette di abuso.
Le vittime di violenza domestica spesso sperimentano anche una forma di isolamento psicologico in cui l’abusante le convince che non meritano aiuto o che nessuno le crederà se denunciano l’abuso. Questa forma di isolamento è particolarmente insidiosa poiché rende difficile per la vittima cercare supporto e sfuggire alla situazione di abuso. L’abusante può usare la manipolazione emotiva per far sentire la vittima colpevole o responsabile dell’abuso. Questa va a minare ulteriormente la sua autostima e il suo senso di valore personale.
La ricerca ha dimostrato che le conseguenze psicologiche della violenza domestica possono persistere anche dopo la fine della relazione abusante. Le vittime possono continuare a lottare con problemi di salute mentale per anni, richiedendo un supporto terapeutico continuativo per affrontare i traumi subiti. Un percorso psicologico o un percorso psicologico online può essere di vitale importanza nell’aiutare le vittime a ricostruire la loro autostima, a gestire i sintomi di ansia e depressione e a sviluppare strategie per prevenire future situazioni di abuso.
La prevenzione e l’intervento precoce sono cruciali per mitigare le conseguenze psicologiche della violenza domestica. È essenziale che le vittime abbiano accesso a risorse di supporto, come linee di assistenza, luoghi sicuri e protetti, servizi di consulenza. Educare la comunità e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gravità della violenza domestica può contribuire a creare un ambiente in cui le vittime si sentano più sicure nel cercare aiuto. Inoltre, programmi di riabilitazione per gli abusanti possono aiutare a interrompere il ciclo di violenza insegnando loro a gestire la rabbia e a sviluppare relazioni più sane e rispettose.
Dott. Davide Ivan Caricchi
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