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Scritto dal Dott. Davide Caricchi
Scritto il 25 Ott, 2024
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L’autismo ad alto funzionamento

L’autismo ad alto funzionamento, come la maggior parte dei disturbi di natura neurologica, è caratterizzato da un insieme complesso e variegato di tratti che portano la persona a percepire e interagire con la realtà in modo unico. All’interno dello spettro autistico esistono forme più gravi in cui i soggetti possono incontrare notevoli difficoltà nel raggiungere un livello di comunicazione efficace o nel comprendere le interazioni sociali.

Al polo opposto dello spettro, l’autismo ad alto funzionamento include condizioni come la sindrome di Asperger che in alcune persone si manifesta con abilità straordinarie e talenti altamente specifici, una condizione nota anche come “sindrome del savant”. In questi casi, pur in presenza di difficoltà fisiche, cognitive o motorie, emergono capacità eccezionali in ambiti particolari come il disegno, la matematica o la fisica. Questo dimostra come le abilità compensatorie possano talvolta convivere con le limitazioni del disturbo.

Che cos’è l’autismo ad alto funzionamento?

Il Disturbo dello Spettro Autistico (ASD), secondo la classificazione del DSM-5, racchiude varie condizioni precedentemente definite come autismo infantile precoce, autismo infantile, autismo di Kanner, autismo ad alto funzionamento, autismo atipico, disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato, sindrome di Asperger e disturbo disintegrativo dell’infanzia.

Questa categorizzazione diagnostica riflette l’ampio spettro di sintomi e manifestazioni possibili e dimostra come ciascun individuo possa presentare combinazioni di tratti in grado di variare considerevolmente per intensità e modalità di espressione.

In particolare, distinguiamo tra diverse forme di manifestazione del disturbo: l’autismo ad alto funzionamento si caratterizza per l’assenza di disabilità intellettiva significativa; il quoziente intellettivo, valutato attraverso test psicometrici standardizzati, rientra nella media statistica (ossia uguale o superiore a 70).

Gli individui con autismo ad alto funzionamento acquisiscono le abilità verbali fondamentali e possono sviluppare competenze sociali di base; inoltre, presentano spesso settori di abilità che risultano pari o addirittura superiori alla media. Al contrario, l’autismo a basso funzionamento si associa a compromissioni intellettive e a difficoltà marcate nel linguaggio, oltre a gravi limitazioni nelle competenze non verbali.

La differenza tra autismo ad alto funzionamento e basso funzionamento risiede principalmente nelle capacità intellettive e comunicative: mentre nel primo caso l’individuo mostra intelligenza elevata in ambiti specifici, pur con difficoltà relazionali, nel caso dell’autismo a basso funzionamento si riscontrano disabilità intellettive più profonde e limitazioni nel linguaggio appropriato, spesso assenti o estremamente compromesse.

Questo si traduce in una ridotta autonomia nei soggetti a basso funzionamento che necessitano di supporto costante in ogni aspetto della loro vita quotidiana.

Autismo ad alto funzionamento: come riconoscere i sintomi e le caratteristiche

I pazienti che ricevono una diagnosi di disturbo dello spettro autistico ad alto funzionamento sono quelli che, attraverso una valutazione cognitiva approfondita, mostrano un quoziente cognitivo che rientra nella norma (uguale o superiore a 70) o la supera. Tale valutazione è spesso condotta tramite scale specifiche di sviluppo cognitivo come la WPPSI per i bambini in età prescolare, la WISC per gli scolarizzati e la WAIS per i pazienti adulti.

Gli individui con autismo ad alto funzionamento sono in grado di affrontare e gestire le sfide quotidiane integrandosi nelle routine della vita domestica e lavorativa. Tuttavia, spesso manifestano interessi peculiari e circoscritti e presentano difficoltà nelle relazioni interpersonali.

Alcuni segnali distintivi possono suggerire la presenza di autismo ad alto funzionamento. Uno di questi è l’incapacità di leggere e interpretare adeguatamente i segnali sociali, con la conseguenza di apparire “strani” nelle loro modalità relazionali. Questa difficoltà si manifesta, ad esempio, nell’interazione con i coetanei, spesso limitata a poche persone alla volta, e caratterizzata da un approccio relazionale che può apparire monotematico o egocentrico.

Tali pazienti possono rispondere in modo inappropriato o limitato alle emozioni altrui e tendono a preferire che gli altri si adattino alle loro modalità espressive e interessi specifici. Inoltre, l’ansia e lo stress legati ai cambiamenti rappresentano un’ulteriore caratteristica tipica, così come l’utilizzo del contatto oculare in modo non modulato e un’espressione facciale che non sempre riflette con chiarezza i loro stati emotivi o cognitivi.

Nonostante l’autismo ad alto funzionamento consenta una buona capacità di adattamento alle routine, queste persone possono comunque mostrare difficoltà nel gestire le attività quotidiane senza un supporto strutturato.

Infine, alcune difficoltà richiedono spesso un supporto genitoriale costante, poiché i pazienti con autismo ad alto funzionamento faticano a organizzare e gestire il proprio tempo, a pianificare sequenze di azioni come le abilità di cura personale e di igiene. È frequente che i genitori debbano intervenire per sollecitarli, guidandoli attraverso istruzioni verbali per favorire il loro adattamento.

Anche nelle abilità motorie, in particolare nei movimenti fini, possono apparire goffi e impacciati manifestando significative difficoltà nel comportamento adattivo e nella regolazione emotiva.

Cosa si intende per autismo ad alto funzionamento?

In uno scenario ideale, l’autismo, nelle sue varie manifestazioni, dovrebbe essere individuato entro i primi tre anni di vita. Tuttavia, nei casi di autismo ad alto funzionamento, la diagnosi viene spesso formulata più tardi, talvolta durante l’adolescenza e, in alcuni casi, persino in età adulta.

La diagnosi tardiva di autismo ad alto funzionamento è frequente poiché questa forma di autismo, sebbene caratterizzata da linguaggio fluente e da abilità cognitive che rientrano nella norma o addirittura la superano, presenta un quadro sintomatologico più sottile e meno evidente rispetto ad altre forme di autismo. In questo caso, infatti, le capacità linguistiche sono per lo più intatte ma spesso risultano carenti nel concreto.

Nei bambini con autismo ad alto funzionamento, le competenze linguistiche possono apparire fluide ma limitate in termini di varietà espressiva; il tono di voce è spesso monotono e privo di variazioni e l’uso del linguaggio tende a essere ripetitivo o stereotipato.

Spesso, infatti, le espressioni verbali di questi bambini si concentrano su temi specifici e poco variabili che raramente includono sentimenti o esperienze spontanee. Durante la prima infanzia, un bambino con autismo ad alto funzionamento può essere percepito come eccentrico, bizzarro o difficile da comprendere, caratteristiche che possono confondersi con altri tratti del carattere fino a che le difficoltà diventano più evidenti.

Con l’aumento delle richieste nei contesti di vita quotidiana, come la scuola e la famiglia, i bambini con autismo ad alto funzionamento tendono a manifestare in modo più marcato le loro difficoltà, specialmente quando le interazioni sociali e le aspettative comunicative diventano più complesse.

La scuola gioca un ruolo fondamentale nel supportare l’apprendimento di queste competenze sociali e comunicative, così come lo sviluppo cognitivo, per cui è essenziale che i bambini con autismo ad alto funzionamento possano beneficiare di sostegni individualizzati che includano strategie e strumenti mirati. Un ambiente educativo inclusivo è cruciale per permettere loro di progredire nel proprio percorso di apprendimento e di integrazione sociale.

Perché l’autismo ad alto funzionamento può passare inosservato in età evolutiva?

Le persone con autismo ad alto funzionamento spesso ottengono la diagnosi solo in età adulta. Questo ritardo nella diagnosi è dovuto al fatto che, in genere, presentano un’intelligenza elevata che le aiuta a compensare e a superare numerose difficoltà legate al disturbo. Sebbene le famiglie e il contesto sociale possano notare determinate limitazioni comportamentali o relazionali, tali difficoltà vengono di solito interpretate come tratti caratteriali piuttosto che come manifestazioni di un disturbo dello spettro autistico.

Le persone con autismo ad alto funzionamento, infatti, sono spesso in grado di comunicare e ragionare in modo articolato e complesso presentando una modalità espressiva sofisticata che maschera i segnali tipici del disturbo. Tra le loro caratteristiche distintive, oltre a un quoziente intellettivo superiore alla media, emergono abilità di intelligenza visuo-spaziale.

Ciò significa che sono capaci di immaginare e visualizzare oggetti e scenari in due o tre dimensioni riuscendo anche manipolare e trasformare concetti, dati e immagini mentali in modo flessibile.

Inoltre, una curiosità intellettuale spiccata porta queste persone a sviluppare una serie di interessi specifici fin da giovani. Spesso queste aree di interesse assumono un’importanza centrale nelle loro vite, quasi come vere e proprie “ossessioni”. Tale attenzione esclusiva a temi particolari li porta a ricercare informazioni in modo metodico, a indagare e a dedicare considerevoli risorse di tempo ed energia all’approfondimento di quegli ambiti specifici.

Autismo ad alto funzionamento, problematiche di socializzazione e vissuti d’ansia

Le persone con autismo ad alto funzionamento, pur possedendo abilità intellettuali spesso superiori alla media, presentano limitazioni significative nella sfera delle competenze sociali. Nonostante siano in grado di apprendere concetti complessi, queste persone trovano particolarmente difficile interpretare e adattarsi alle situazioni sociali e si sentono frequentemente disorientate o fuori luogo in contesti relazionali.

Spesso incontrano difficoltà nel sintonizzarsi emotivamente con gli altri e tendono a evitare il contatto visivo preferendo interazioni strutturate come i dibattiti piuttosto che conversazioni informali e leggere, dove le sfumature e i doppi sensi possono essere fonte di confusione o disagio.

Tra i bambini con autismo ad alto funzionamento capita spesso che l’elevata curiosità intellettuale e l’irrequietezza li facciano percepire come iperattivi. Spesso si tratta di bambini che toccano ripetutamente oggetti, pongono domande in modo incessante e si annoiano facilmente in contesti che non stimolano abbastanza i loro interessi specifici.

I soggetti con autismo ad alto funzionamento possono manifestare una maggiore vulnerabilità verso l’ansia e, in alcuni casi, verso disturbi ossessivo-compulsivi. A ciò si aggiunge una difficoltà significativa nella regolazione delle emozioni che rende complessa la gestione di stati affettivi intensi o di situazioni emotivamente che sollecitano.

Come la didattica può supportare l’autismo ad alto funzionamento?

Dal punto di vista didattico, per i bambini con autismo ad alto funzionamento è particolarmente efficace l’utilizzo di materiali visivi, come immagini, schede e agende visive facilmente accessibili. Questo approccio offre loro maggiore prevedibilità e autonomia riducendo l’incertezza e facilitando il controllo sull’ambiente e sulle variazioni che lo caratterizzano.

A tal fine, il ruolo dell’insegnante di sostegno è fondamentale: dovrebbe avere una formazione approfondita sia sulle specifiche caratteristiche comportamentali dell’autismo ad alto funzionamento sia sulle modalità cognitive del bambino, così da poter implementare programmi personalizzati e interventi su misura per favorire il suo apprendimento.

Inoltre, sfruttare gli interessi specifici, spesso limitati e ripetitivi, tipici dei bambini con autismo ad alto funzionamento, può essere utile per ampliare le loro aree di conversazione e facilitare l’interazione con i compagni. Questi interessi possono diventare strumenti per coinvolgerli anche nelle diverse materie scolastiche rispettando al contempo i loro desideri di esprimersi o giocare con tali oggetti. È consigliabile stabilire delle regole che aiutino il bambino a concludere le sessioni di gioco o apprendimento in modo strutturato.

La scuola, inoltre, rappresenta un contesto cruciale per lo sviluppo delle abilità sociali e per l’interazione sociale. I bambini con autismo ad alto funzionamento devono essere guidati nell’acquisizione delle regole sociali, come avviare una conversazione, esprimere bisogni, rispettare i turni, comprendere che non tutte le comunicazioni sono letterali e instaurare rapporti inclusivi con i coetanei.

Il trattamento per l’autismo ad alto funzionamento nei bambini fino ai 6 anni deve essere tempestivo, intensivo e orientato all’inclusività, adattandosi alle diverse fasi evolutive e alle competenze emergenti. Poiché la presenza fisica e l’interazione sul “campo” è di importanza fondamentale, non può essere impostato un trattamento psicologico online.

In questa fascia di età, gli interventi possono includere terapie neuropsicomotorie (in assenza di intenzionalità comunicativa) e logopedia per i bambini che hanno iniziato a sviluppare un intento comunicativo, oltre a programmi di parent-training per supportare le famiglie.

Successivamente, tra i 36 mesi e i 6 anni, l’intervento si focalizza sull’espansione delle abilità neurocognitive e adattive e sulla gestione delle difficoltà comportamentali, con un regime ambulatoriale o semiresidenziale che integra terapie neuropsicomotorie, psicoeducative e approcci cognitivo-comportamentali (come il Denver Model e l’ABA) a casa, a scuola e presso strutture terapeutiche, con un supporto attivo ai genitori.

Nella fase tra i 7 e i 12 anni, il trattamento per i soggetti con autismo ad alto funzionamento si orienta verso la riduzione degli interventi individuali e l’incremento delle terapie di gruppo focalizzate sulle competenze socio-emotive. Lavorando in piccoli gruppi, i bambini partecipano a brevi cicli di interventi centrati sulla comunicazione e sull’interazione sociale, mediante social stories, video modeling e training di teoria della mente.

Interventi psicoeducativi come l’ABA, il TEACCH e l’addestramento alle abilità sociali (social skills) completano l’intervento includendo anche il counseling scolastico e genitoriale per un supporto globale nei diversi contesti di vita del bambino.

Trattamento dell’autismo ad alto funzionamento in adolescenza e in giovane età

Nel trattamento delle persone con autismo ad alto funzionamento, si utilizzano frequentemente approcci innovativi come le social stories, gli interventi basati su video e strumenti informatici e le attività mediate dai pari. Questi metodi mirano a sviluppare e consolidare le abilità di interazione sociale e a stimolare la comprensione delle dinamiche relazionali.

Interventi come il training in teoria della mente aiutano i soggetti con autismo ad alto funzionamento a cogliere e interpretare le emozioni e i pensieri degli altri favorendo una maggiore consapevolezza sociale.

Inoltre, gli interventi di imitazione reciproca e interazione imitativa, come previsto dalle linee guida 21 ISSN, sono utilizzati per facilitare la comprensione e l’adattamento sociale consentendo di modellare comportamenti che altrimenti risulterebbero poco intuitivi per queste persone.

Con il conseguimento della maggiore età, si riscontra una mancanza di continuità nei percorsi di sostegno e trattamento tra l’età evolutiva e quella adulta.

Purtroppo, il passaggio dall’età adolescenziale a quella adulta per le persone con autismo ad alto funzionamento non è garantito da strutture istituzionali dedicate che assicurino la continuità del percorso riabilitativo. Questa discontinuità nella presa in carico può tradursi in un rischio di interruzione del trattamento strutturato ricevuto durante l’infanzia e l’adolescenza lasciando la persona priva di adeguati riferimenti e portandola a intraprendere percorsi assistenziali non sempre adeguati alle sue esigenze.

Per le famiglie, ciò rappresenta spesso una fonte di disorientamento e preoccupazione, poiché la mancanza di un sostegno specifico può comportare una regressione delle abilità funzionali e adattive precedentemente sviluppate e, in alcuni casi, un aumento delle comorbidità psichiatriche.

Pertanto, è di fondamentale importanza pianificare un passaggio strutturato e supportato dall’équipe multidisciplinare, specificamente formata per il trattamento dei Disturbi dello Spettro Autistico, inclusa la condizione di autismo ad alto funzionamento. Questa équipe deve avere come obiettivo quello di definire un percorso di transizione che tenga conto delle caratteristiche individuali estendendo il progetto riabilitativo a obiettivi come l’inserimento lavorativo e il sostegno per l’integrazione nell’ambiente domestico e sociale.

Durante questo periodo di transizione, che inizia con il raggiungimento dei 18 anni e può estendersi fino alla fine del percorso scolastico, sono fondamentali incontri programmati con l’obiettivo di costruire un rapporto di fiducia e individuare figure di riferimento stabili, come l’operatore principale e il case manager, che possono supportare il giovane adulto nella continuità del progetto di vita.

Questa fase richiede una valutazione multidisciplinare, necessaria per determinare le risorse più adeguate a favorire un’inclusione armonica e funzionale all’interno della comunità.

 

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