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Scritto dal Dott. Davide Caricchi
Scritto il 3 Lug, 2023
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L’importanza dell’ambiente esterno nel percorso di crescita psichica di un individuo

Nel campo della psicoterapia, l’ambiente esterno è un’istanza che è stata sempre più presa in considerazione dai clinici e dai ricercatori, soprattutto in ambito psicoanalitico. Con l’evolvere della pratica psicoanalitica, è emerso come l’ambiente esterno esterno rivesta un ruolo centrale nell’ambito della nascita alla vita psichica. Oggi sembra una riflessione abbastanza scontata ma non è sempre stato così e ancora oggi si fa i conti con delle resistenze: talvolta si rimane fermi all’antica convinzione che uno psicologo o uno psicologo online si debbano occupare esclusivamente della realtà psichica e non possano anche interessarsi alla realtà esterna e al suo impatto, in quanto verrebbe meno la neutralità e la peculiarità di ascolto imparziale dello psicologo.

La graduale scoperta dell’ambiente esterno esterno nel mondo della psicoanalisi

Questo pregiudizio perdurò per molto tempo, dal momento in cui Sigmund Freud spostò totalmente l’attenzione sul ruolo della fantasia inconscia portata in seduta dal paziente. Col passare del tempo tuttavia, diversi analisti iniziarono a mettere in discussione questa teoria dando sempre più valore al ruolo dei genitori e in seduta del terapeuta e, nello specifico, a ciò che essi veicolano al figlio/paziente e come lo veicolano.
I principali sostenitori della cosiddetta “teoria dell’ambiente” sono analisti del calibro di Ferenczi, Balint, Winnicott, Fairbairn e Paula Heimann. Nell’ambito della pratica clinica, questi autori hanno evidenziato come la mente dell’analista sia di vitale importanza nello svolgimento e nella riuscita delle sedute psicologiche definendo l’analisi come un incontro di due persone.

La “costruzione” della realtà psichica

La realtà psichica non è pertanto un qualcosa di “dato”, di assodato, di già presente nel paziente che va “scovato” e freddamente portato all’attenzione dal terapeuta: la realtà psichica è un qualcosa da costruirsi e da far crescere insieme (paziente e terapeuta) così da poter generare qualcosa dal significato nuovo che abbia delle implicazioni terapeutiche e di crescita psichica per il paziente: come sosteneva Rayner, “non esiste un paziente senza un terapeuta”, così come non esiste un bambino senza una madre o un familiare stretto. Pertanto l’ambiente esterno esterno, sia in famiglia che in psicoterapia, non può influire soltanto in maniera parziale e non soltanto per quel che concerne gli affetti o le fantasie! L’ambiente esterno esterno inciderà nel bambino, così come nel paziente in psicoterapia, in tutto e per tutto guidandolo e influenzandolo nella costruzione dei suoi “miti”, dei suoi preconcetti, dei suoi pregiudizi e delle sue convinzioni che non sono altro che contenuti di un ambiente esterno esterno reale che ha avuto un suo impatto nel percorso di crescita e maturazione dell’individuo. Pertanto, così come è di fondamentale importanza il mondo delle fantasie nella costruzione e consolidamento della personalità del soggetto, allo stesso modo ha un ruolo altrettanto decisivo l’ambiente esterno esterno e l’interazione con esso.

Ambiente esterno esterno e bisogni del bambino

Ecco che in una cornice teorica di questo tipo, dove l’ambiente esterno esterno gioca un ruolo fondamentale, assume un particolare significato il concetto di crescita emotiva e di potenziale sviluppo di psicopatologia. E proprio alla luce di ciò, nel percorso di cura e accudimento di un bambino, è necessario tenere conto del contesto in cui egli nasce e cresce e della differenza di bisogni di un bambino rispetto al mondo degli adulti. Pertanto, come sostiene Franco Borgogno nella sua straordinaria opera “Psicoanalisi come percorso”, ai bambini bisogna assegnare diritti e doveri, compiti e responsabilità differenti rispetto all’adulto, e pensare principalmente al danno che il bambino o l’adolescente può avere subito dai genitori anziché al danno ricevuto dai genitori a seguito di un possibile istinto distruttivo e irruento dell’infante legato al bisogno di conoscere e rapportarsi al mondo. È importante tenere conto di una riflessione forse un po’ banale ma preziosa: non è il bambino che ha chiesto di venire al mondo…

Trasmissione intergenerazionale della sofferenza psichica

Queste considerazioni sul potenziale danno che possono ricevere bambini e adolescenti nel loro ambiente esterno familiare non deve essere letto come una qualche forma di colpevolizzazione nei confronti dei genitori, semmai come un’attenta riflessione su quanto dolore psichico può circolare nelle famiglie, un dolore che nella maggior parte dei casi è inconscio, non elaborato e che si tramanda da diverse generazioni. E come si trasmette questa sofferenza di generazione in generazione? Tramite la logica operativa profonda.

Ambiente esterno esterno e logica operativa profonda

Ma cosa si intende per logica operativa profonda? Per comprendere questo concetto è necessario riprendere le teorie di John Bowlby sull’attaccamento: Bowlby evidenziò il fatto che i genitori influiscono inconsapevolmente sulla capacità di osservazione e insight dell’infante. In base a ciò che trasmettono e a come lo trasmettono, insegnano al bambino a regolarsi nei confronti dei suoi istinti e delle sue emozioni, così come nei confronti delle relazioni. Questi “insegnamenti” vengono interiorizzati dal bambino che poco per volta si costruisce un “modello operativo inconscio” interno che lo guida nel mondo. Se tali modelli trasmessi dai genitori sono positivi e sicuri, aiuteranno il bambino a riconoscere, vivere e pensare con fiducia e speranza gli aspetti significativi di Sé e dell’ambiente esterno esterno; in caso contrario, il bambino non li vivrà adeguatamente e non riconoscerà questi aspetti di sé e dell’ambiente esterno esterno: non riuscirà a pensarli e li avvertirà come pericolosi e minacciosi, esponendosi in maniera significativa al rischio di psicopatologia.

La logica materna di cura

L’ambiente esterno è pertanto di vitale importanza per il processo di crescita psichica del bambino. Bollas evidenzia come il bambino piccolo venga “istruito” ad una “logica materna di cura” che trasmette una specie di “grammatica dell’essere e delle sue modificazioni” che va ben oltre le logiche del linguaggio verbale.
Secondo Bollas la logica materna di cura aiuta il bambino a capire come relazionarsi con l’ambiente esterno esterno. Tale logica verrebbe introiettata nel Sé del bambino in maniera profonda e lo orienterebbe implicitamente su come muoversi nel mondo in quell’ampio campo che prende il nome di “conosciuto ma non pensato”.
In un contesto di comunicazioni e modelli operativi inconsci così complesso e articolato come quello familiare, il rischio per il bambino di essere non capito, non accolto, non ascoltato o addirittura violato è concreto. Questo può generare delle modalità comunicative distorte che successivamente si ripresenteranno nelle sedute di analisi o di psicoterapia.
A partire dalle sue risonanze emotive e dai suoi vissuti controtransferali, la sfida dello psicologo e dello psicologo online consisterà nel riuscire a cogliere e a comprendere tali modalità comunicative, frutto dell’ambiente esterno familiare in cui un paziente sofferente di depressione, ansia o altre sofferenze psichiche è rimasto immerso per tutta la sua infanzia e adolescenza.

BIBLIOGRAFIA

– Borgogno F. (1999), Psicoanalisi come percorso, Torino, Ed. Bollati Boringhieri.
– Rayner E. (1990), The indipendent mind in British Psychoanalysis.
– Guignard F. (1993), Quali finalità per l’analisi infantile, Quaderni di Psicoterapia Infantile, vol. 28, 67-91.
– Bowlby J. (1979), The making and breaking of affectional bonds, Tavistock, London.
– Bowlby J. (1988), Una base sicura, Cortina, Milano.
– Bollas C. (1989, trad. it.) L’ombra dell’oggetto, Borla, Roma.
– Bollas C. (1991, trad. it.) Forze del destino, Borla, Roma.

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