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Scritto dal Dott. Davide Caricchi
Scritto il 14 Giu, 2023

L’importanza dell’ambiente nella relazione terapeutica

Qualunque interazione tra due o più individui si sviluppa all’interno di un preciso ambiente che ne consente lo svolgimento in maniera più o meno agevole. Questo non vale solo per le dinamiche relazionali ma per tutte quelle situazioni che implicano un processo di conoscenza.
L’ambiente rappresenta un elemento di fondamentale importanza nei più svariati ambiti: per esempio nella ricerca, dove lo sperimentatore appronta la cornice entro cui creare le condizioni adatte per effettuare l’esperimento, oppure in ambito clinico ove il terapeuta allestisce un setting adatto allo svolgimento di un colloquio con il paziente.
Nel mio percorso professionale di psicologo online e di psicologo a Torino mi sono confrontato continuamente con questioni relative all’ambiente della seduta e alla costruzione del setting da comunicare e condividere con il paziente: sono questioni fondamentali che definiscono le “regole del gioco” della seduta psicologica. Soltanto in un contesto di setting chiaro e definito si può intraprendere un adeguato percorso psicologico.

Ruolo dell’ambiente nell’età evolutiva

Anche da una prospettiva evolutiva si può comprendere come l’ambiente rivesta una funzione decisiva: il bambino che gioca, impara, cresce e interagisce con un ambiente adeguato e accogliente avrà maggiori probabilità di diventare un adulto sano.
Lo sviluppo di eventuali psicopatologie non dipende soltanto dalla dotazione genetica di cui l’individuo dispone ma anche dal contesto in cui egli si sviluppa, oltre che dall’interazione di queste due componenti.
L’evoluzione delle istanze del Sé (Io, Es e Super-Io) e il livello di maturazione delle relazioni con le figure significative dell’infanzia sono strettamente connesse alla qualità delle interazioni con l’ambiente materno il quale consente al bambino piccolo una graduale esplorazione del mondo esterno e di tutte le sue possibilità, senza perdere di vista quel rifornimento emotivo-affettivo rappresentato dalla madre stessa.

Ambiente e Super-Io

Lo sviluppo del Super-Io (quell’istanza del Sé che funge da “giudice” e censore nei confronti dell’Io e che esercita una funzione di critica e auto-osservazione) ci dà un’ulteriore prova dell’importanza cruciale del contesto entro cui ci si relaziona: nello specifico, il Super-Io rappresenta quell’insieme di precetti e restrizioni genitoriali che vengono interiorizzate dal bambino piccolo e che successivamente si trasformeranno in un’istanza che controllerà e giudicherà l’operato dell’Io; il Super-Io può essere considerato una componente che permette lo svilupparsi della coscienza morale. Se l’infante interagisce con un ambiente particolarmente rigido e intransigente, la conseguenza di una situazione di questo tipo potrebbe essere la formazione di un Super-Io duro e inflessibile che rischia di generare notevoli conflittualità e forti sensi di colpa.

Ambiente e teoria psicoanalitica

Prendendo come riferimento teorico-metodologico la teoria psicoanalitica, non si può parlare di ambiente senza considerare il soggetto che si relaziona con esso, o meglio, quel particolare individuo che si rapporta con quello specifico ambiente: le due variabili sono inscindibili e rappresentano un’entità che va studiata nel suo insieme.
Nella relazione terapeutica si dovrà prendere in considerazione la diade “psicologo-paziente” e come essa si rapporta al contesto che la accoglie. In questa situazione entra in gioco il concetto basilare di setting.

Il setting e la seduta psicologica

Il setting consiste in quell’insieme di regole e condizioni che permettono l’adeguato svolgimento del processo terapeutico.
Possiamo distinguere due tipi di setting: quello esterno e quello interno. Il primo rappresenta tutte quelle componenti che vanno a costituire la cornice materiale e fisica entro cui si svilupperà la relazione. Esso verrà fissato dal terapeuta e riguarderà vari elementi: in primo luogo la stanza di consultazione la quale dovrà presentare diversi requisiti tra cui un tavolo, preferibilmente non medico (per non creare un clima distanziante con il soggetto), due sedie comode, un arredamento tale da creare un ambiente umanistico, accogliente e in grado di mettere a proprio agio l’interlocutore. Questi aspetti possono sembrare banali ma non lo sono affatto: in base alla tipologia di allestimento della stanza di consultazione, il paziente si creerà una prima immagine personale e fantasticata del proprio psicologo, il che contribuirà all’evoluzione della dinamica relazionale e della qualità del rapporto terapeutico.

Il ruolo simbolico della porta all’interno della seduta psicologica

Un altro elemento importante del setting esterno e dell’ambiente dove si svolge la seduta è rappresentato dalla porta, possibilmente chiusa. Può sembrare banale ma la presenza di una porta chiusa comunica implicitamente al paziente che ciò che verrà detto all’interno della stanza di consultazione resterà lì e non sarà condiviso con nessun altro. La porta chiusa fornisce anche la sensazione di un ambiente protetto, riservato, senza elementi di disturbo provenienti dall’esterno: questo vale soprattutto nell’ambito pubblico dove il rischio di interferenze di collaboratori (infermieri, medici, colleghi, ecc.) è maggiore.

Altre regole del setting esterno

Altre componenti riguardanti il setting esterno sono date da quelle regole fissate dal professionista e che caratterizzano la seduta terapeutica: durata, onorario, possibilità o meno di contattare telefonicamente il professionista, ecc. Queste regole possono essere condivise o meno dal paziente, talvolta possono generare resistenze e talvolta potranno essere violate: ciò non compromette irreparabilmente il processo terapeutico, anzi, rappresenta una modalità particolare di interazione con l’ambiente su cui ci si potrà interrogare; il paziente comunica qualcosa non solo riguardo la situazione, ci fornisce anche preziose informazioni su di sé.

Il setting interno

Il setting interno, invece, costituisce quell’insieme di disposizioni interiori, di comunicazioni implicite e di atteggiamenti del terapeuta che creano quella cornice relazionale ed emotiva che consente lo svolgimento del colloquio con lo psicologo. In questo caso entrano maggiormente in gioco il mondo interno e le capacità relazionali dello psicologo. Contribuiranno ad esso componenti verbali e non verbali quali i contenuti, le tipologie di interventi, gli aspetti non verbali della comunicazione, come per esempio il tipo di linguaggio usato, la mimica facciale, la postura, tutti quei fenomeni caratteristici del terapeuta che possono contribuire alla costituzione di un ambiente ricettivo, accogliente ed emotivamente sicuro. All’interno di esso, il paziente potrà sentirsi libero di interagire in maniera spontanea e di poter portare gradualmente in seduta le proprie fantasie, i vissuti, le paure, le angosce, i problemi di ansia o depressione che caratterizzano la sua esistenza, oltre che di “usare” il terapeuta come oggetto transferale (ossia relativo al transfert) con cui poter rivivere situazioni passate che hanno generato conflitti e problematiche nel suo mondo interno e, di conseguenza, nel suo rapporto con l’ambiente esterno.

Considerazioni conclusive sul ruolo terapeutico dell’ambiente

In generale, si può dire che da una prospettiva psicoanalitica l’ambiente rappresenta non solo il contesto entro cui si svolge la relazione ma riveste anche un ruolo centrale per la comprensione del paziente, in quanto dal suo particolarissimo modo di muoversi all’interno del setting il terapeuta potrà ottenere preziose informazioni di natura psicodiagnostica che aiuterà nella scelta del tipo di intervento psicologico più efficace.

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