I neuroni specchio rappresentano una delle aree di studio più stimolanti delle neuroscienze e della neuropsicologia, perché sono intimamente connessi ad una delle funzioni più complesse e articolate del funzionamento psichico: l’empatia.
I neuroni specchio sono implicati in quello specifico processo in cui i sentimenti, i vissuti e i comportamenti dell’altro non ci sono estranei, anzi, tale processo ci permette di avere una “risonanza emotiva” verso l’altro. I movimenti empatici hanno un importante impatto relazionale e sociale e il modo in cui viene utilizzata la capacità di immedesimazione verso il prossimo ha delle preziose ripercussioni sulla qualità della nostra vita sociale.
Ma come funzionano nel quotidiano i neuroni specchio? Essi si attivano sia quando compiamo noi un’azione sia quando vediamo un’altra persona compiere un’azione. Questo succede perché tramite i neuroni specchio si ha la possibilità di apprendere per imitazione, di emulare gli altri, così come di provare empatia. Perché capita questo? Perché tramite il funzionamento di questa particolare tipologia di neuroni, riusciamo a vivere le azioni del prossimo come se fossero nostre. Possiamo così cercare di comprendere al meglio i comportamenti degli altri. Ma questa risonanza emotiva non vale soltanto per le singole azioni degli altri. I neuroni specchio ci aiutano anche ad apprezzare un film, una rappresentazione teatrale, un’interazione di gruppo, insomma, qualsiasi situazione in cui è implicata una narrazione umana o un’interazione con cui possiamo
identificarci. Ecco, questo meccanismo di identificazione passa per il corretto funzionamento dei neuroni specchio.
I neuroni specchio rappresentano quel fondamentale substrato organico che consente all’individuo l’attivazione di un’ampia gamma di emozioni e vissuti quali la felicità, l’ansia, la tristezza, la paura, l’insicurezza, il disgusto, l’ilarità, la preoccupazione, la gioia, la compassione, ecc.
Senza queste sensazioni la nostra vita sarebbe priva di senso e di quella “tridimensionalità” che emozioni e sentimenti ci offrono. In un tale contesto di privazione emotiva ci sentiremmo in una condizione di senso di vuoto, completamente incapaci di esprimere un linguaggio del corpo e delle emozioni.
Questo straordinaria tipologia di neuroni fu scoperta da Giacomo Rizzolati e il suo team di ricercatori. Rizzolati si può considerare ad oggi il più importante neuroscienziato italiano.
Egli scoprì con i suoi studi che nelle aree cerebrali responsabili dei movimenti, le aree motorie, si manifestava la stessa attività neuronale sia in chi effettuava un’azione sia in chi la guardava. Quindi nell’osservatore che assiste allo svolgimento di un’azione si attivano gli stessi neuroni che sta utilizzando colui che sta compiendo quell’azione. Questo meccanismo è alla base dell’immedesimazione nell’altro. Per esempio, se guardo una persona mentre mangia, a livello di neuroni motori si attivano dei meccanismi per cui in quel momento è come se stessi mangiando anch’io, pertanto non imparo solo quello che vedo fare da un’altra persona ma ne comprendo anche le intenzioni.
Come accennato, i neuroni specchio sono situati nelle aree motorie del cervello e forniscono a chi osserva una descrizione dell’azione dell’altro in termini motori. Nello specifico, questo sistema di neuroni è situato nella circonvoluzione frontale inferiore e nella corteccia parietale inferiore. Sono neuroni presenti anche nelle scimmie, così come nei cani e nei gatti, tutti animali in grado di provare empatia.
Questa è stata una scoperta incredibile perché, come afferma Rizzolati, fino a poco tempo fa si pensava che le aree motorie del cervello generassero soltanto movimenti. Con la scoperta di questi neuroni così specializzati e complessi, si è compreso che numerosi neuroni del sistema motorio si attivano di fronte a stimoli visivi facilitando così sia l’apprendimento che l’imitazione dell’altro. In questo modo si realizza una comprensione del prossimo e delle sue intenzioni senza dover chiamare in causa sistemi cognitivi di grado superiore. Successivamente, il team di Giacomo Rizzolati scoprì che questa attivazione non valeva soltanto per l’apprendimento delle azioni altrui ma anche per la comprensione delle emozioni e per le relative aree cerebrali coinvolte!
Un esempio per comprendere meglio il concetto appena espresso: se una persona annusa un qualcosa che emana un odore particolarmente sgradevole, si attiveranno specifiche aree del cervello: tra queste ce n’è una che si chiama insula, una zona corticale del cervello che si attiva all’insorgere degli stati emotivi. Ebbene, è stato riscontrato che se una persona guarda il soggetto che prova disgusto di fronte allo stimolo olfattivo sgradevole, anche in essa si attiverà la stesa area dell’insula!
Questa scoperta ci permette di uscire dalla rigida logica riconducibile esclusivamente al corpo e all’organico. Questa scoperta ci fa capire che l’uomo comprende l’uomo perché simile a lui, che riesce a capirlo non perché deduce una sua azione o un suo stato d’animo, ma perché la sente. Tutto ciò ci fa intuire quanto sia intenso il legame tra gli esseri umani che si capiscono non per pura logica, come potrebbe fare una macchina, ma per intuizione, per immedesimazione.
Pertanto, non c’è da sorprendersi se l’attenzione nei confronti dei neuroni specchio non coinvolga soltanto il campo delle neuroscienze e della psicologia ma anche quello dell’antropologia, dell’arte, delle scienze dell’educazione, ecc.
Negli ultimi anni numerosi ricercatori appartenenti alle più svariate branche della conoscenza si sono occupati di questi importantissimi meccanismi neuronali, in parte misteriosi perché non ancora compresi appieno.
Nella loro pratica clinica, figure professionali quali psichiatra, psicologo e psicologo online si confrontano tutti i giorni, quasi senza accorgersene, con funzioni che chiamano inevitabilmente in causa l’attivazione dei neuroni specchio.
Diversi neurologi e psicologi sostengono che la scoperta dei neuroni specchio abbia rappresentato un cambiamento epocale per la psicologia.
Tuttavia, è importante tenere a mente che i neuroni specchio non rappresentano l’unico sistema neurale che ci rende così complessi e potenzialmente sensibili nei confronti dei nostri simili. Il funzionamento mentale è di una complessità sconcertante e chiama in causa un’infinità di processi interconnessi tra loro. Possiamo però affermare con certezza, che il sistema dei neuroni specchio gioca un ruolo molto importante. Infatti quasi il 20% dei nostri neuroni appartiene alla categoria dei neuroni specchio.
I neuroni specchio, tuttavia, non sono da considerarsi come una realtà “data” a priori, presente nell’uomo nella stessa misura sin dalla “notte dei tempi”. Lo sviluppo e il consolidamento di questa particolare rete di neuroni è stato il frutto di un lento e articolato percorso di evoluzione della specie umana.
L’evoluzione umana, infatti, è stata il risultato di molteplici processi neurali che col tempo hanno creato le condizioni ottimali per lo sviluppo dei neuroni specchio (quali per esempio i processi di coordinamento mano-occhio o i processi che hanno portato alla generazione del linguaggio articolato).
In tale contesto in cui si sono evoluti questi importanti processi neuronali, si inseriscono pertanto i neuroni specchio. Essi giocano un ruolo determinante nella capacità di capire e interpretare specifici comportamenti, così come nella capacità di dare loro una serie di significati da poter mettere in parole. È a partire dallo sviluppo di questo sistema neuronale che nel percorso di evoluzione della specie umana si è venuto a creare a poco a poco il fenomeno della cooperazione e della socialità.
I neuroni specchio ci consentono di immedesimarci negli altri e di provare empatia.
L’empatia è quella capacità di capire ciò che un altro individuo sta provando e che permette di sentirsi interconnessi gli uni con gli altri.
L’empatia generata dall’attivazione dei neuroni specchio fa sì che l’individuo sperimenti dell’altro 1) il fattore cognitivo, ossia la possibilità di capire e individuare ciò che l’altro prova o sente; 2) il fattore emotivo, cioè la possibilità di comprendere cosa prova l’altro; e infine 3) la possibilità di provare compassione verso una persona e di reagire di conseguenza. Questa competenza è alla base della cooperazione di gruppo e della coesione sociale, elemento chiave per l’evoluzione della specie umana.
I neuroni specchio sono strettamente implicati nella capacità di dare un significato ai comportamenti dell’altro. Essi ci supportano non solo quando dobbiamo introiettare e imitare un’azione che abbiamo osservato ma anche quando dobbiamo comprenderla e darci un significato, ci aiutano nel capire il motivo per cui un’altra persona compie delle specifiche azioni e nel valutare, in base all’interpretazione di tali azioni, se l’altro ha bisogno del nostro aiuto.
In queste situazioni, quando i neuroni specchio si attivano, si assiste ad una immediata attivazione di altre aree cerebrali quali ad esempio il sistema limbico. Il sistema limbico è implicato in numerosissime funzioni: la memoria a breve e lungo termine, le risposte comportamentali, la percezione del tempo, l’apprendimento, l’olfatto. Ma il sistema limbico è soprattutto coinvolto nella formulazione delle risposte emotive. Attivandosi pertanto il sistema limbico, a partire dalla pregressa attivazione dei neuroni specchio, l’individuo è in grado di riconoscere le espressioni del volto, di attingere dai suoi ricordi e da ciò che ha imparato e appreso nel passato, così da “assemblare” tutti questi input e dare un’interpretazione agli stimoli esterni che lo hanno sollecitato.
Come si può intuire, la funzione dei neuroni specchio è molto ma molto complessa e coinvolge tantissime altre aree del cervello implicate nelle risposte empatiche.
Sono necessari molti altri studi per comprendere sempre meglio il funzionamento di questo sistema di neuroni così articolato e affascinante.
Dott. Davide Ivan Caricchi
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