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Scritto dal Dott. Davide Caricchi
Scritto il 23 Feb, 2019
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Quando le emozioni “straripano”: il problema dell’aggressività

Tutti in noi, in maniera più o meno significativa, presentiamo aspetti di aggressività. L’aggressività è una forma di interazione sociale con cui ci confrontiamo sin dalla più tenera età e che viene modulata in maniera diversissima a seconda delle proprie caratteristiche e delle dinamiche relazionali che si vengono a creare con le figure di attaccamento (mamma, papà, figure di riferimento). L’aggressività è una tendenza che possiamo individuare in qualsiasi comportamento o fantasia ed è finalizzata ad un danno verso l’altro o verso se stessi oppure ancora all’autoaffermazione.
Con il termine “aggressività” intendiamo un fenomeno assai complesso con valenze e significati differenti, a seconda del contesto in cui si sviluppa e delle relative implicazioni relazionali.

                                                    

Che cos’è l’aggressività?

In ambito psicologico, è importante fare le giuste differenziazioni per quel che riguarda l’aggressività: esiste per esempio un’aggressività insita nella persona funzionale al suo sviluppo individuale e sociale.
Il termine “aggressività” deriva dal latino “aggredi” che non significa soltanto aggredire ma anche “andare verso”, “camminare verso”, “avvicinarsi a”. Quindi l’etimologia di questo concetto rimanda ad un avvicinamento verso qualcuno che non implica per forza un movimento caratterizzato da intenzioni malevole o dannose. Ecco che quindi l’esperienza aggressiva presenta un valore di adattamento alle situazioni della vita, non soltanto una valenza di natura difensiva. L’aggressività può aiutarci nelle situazioni di pericolo, ci permette di difenderci dagli altri qualora subissimo un attacco, ma non solo: l’aggressività può essere messa in atto per salvaguardare bisogni vitali o per consentirci di far valere alcune nostre ragioni, diritti, esigenze.
Il problema tuttavia è dato dalla complessità del fenomeno dell’aggressività che ahimé non è legato soltanto a questioni di adattamento o sopravvivenza. L’aggressività infatti diventa disfunzionale quando entra in gioco la crudeltà ossia quella spietata e talvolta compiaciuta insensibilità di fronte alle sofferenze altrui. Nella crudeltà l’individuo sembra non essere in grado di immedesimarsi nello stato d’animo dell’altro. In un contesto del genere, l’aggressività diventa un fenomeno dalle conseguenze spesso devastanti.

                                                                

 

Origini dell’aggressività

È la natura crudele dell’aggressività che disorienta e crea disagio: un’aggressività con caratteristiche distruttive può fornirci tuttavia informazioni molto preziose sul fatto che nel percorso di sviluppo e crescita di un individuo qualcosa è andato storto. Spesso tale tipo di aggressività sembra correlata al piacere di provocare distruzione e generare sofferenza negli altri.
Sembrano molteplici le cause che portano a condotte aggressive: in parte possono essere implicate componenti genetiche e di costituzione, una naturale predisposizione ad attivarsi in maniera molto vigorosa di fronte ad emozioni negative intense. Un ruolo importante è giocato anche dai fattori ambientali. La famiglia, per esempio, riveste una funzione fondamentale in tutto ciò: schemi relazionali disorganizzati e caotici in famiglia, traumi, abusi fisici e sessuali, abbandoni, pesanti svalutazioni incidono in maniera considerevole nell’insorgenza di gravi condotte aggressive. Come per tutti gli altri fenomeni psichici, anche l’aggressività sembra il risultato di un complesso intreccio di fattori genetici e psicosociali. Talvolta in alcune famiglie emozioni smisurate e debordanti prendono il sopravvento e accompagnano poi il bambino nella sua vita scolastica, con gli insegnanti, con le figure di riferimento, con il gruppo di coetanei ecc.
In generale, per una buona gestione dell’aggressività è necessario un ambiente familiare provvidente in grado di accogliere e bonificare i vissuti di frustrazione con cui il bambino piccolo si confronta inevitabilmente nel suo percorso di crescita. Se la risposta familiare all’aggressività è contraddistinta da rabbia, indifferenza, angoscia o abbandono, il bambino non sarà in grado di attribuire significato ai vissuti che avverte, tramutando col tempo questo “terrore senza nome” in condotte aggressive di varia natura.
Nei prossimi articoli approfondiremo ulteriormente il tema dell’aggressività e le dinamiche profonde alla base di questo fenomeno.

                                                                 

 

 

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