I principali modelli di intervento in psicologia sono orientati all’individuazione e al trattamento della psicopatologia e del funzionamento psichico disturbato.
La maggior parte degli psicologi e degli psicoterapeuti fa affidamento a modelli teorici basati sulla patologia e sulle disfunzionalità…ciò non è affatto una cosa sbagliata…anzi…permette di comprendere le cause e le dinamiche della sofferenza mentale…il perché un uomo soffre “dal di dentro”…ma non esiste soltanto questo punto di vista, questo modo di vedere il funzionamento psichico… Vi sono modelli di conoscenza e di intervento che hanno invece lo scopo di indagare e approfondire non la psicopatologia, bensì la salute e il benessere della persona nel corso di tutto il suo ciclo di vita. Questo è ciò che si prefigge la “psicologia positiva”. Entriamo più nel merito di questa branca della psicologia…
In concreto la psicologia positiva, anziché concentrarsi esclusivamente sulla psicopatologia, interviene sulla prevenzione della sofferenza psichica…insomma, interviene dove il “danno” non è ancora stato fatto ma dove potrebbe insorgere, in un’ottica di promozione del benessere.
L’obiettivo è quello di fare in modo che l’individuo diventi non soltanto libero dalla malattia ma anche che si apra al mondo ed esprima al meglio le proprie potenzialità sia a livello personale che a livello relazionale…impresa non da poco… Gli esempi possono essere molteplici: nell’ambito della vita di coppia, in famiglia, oppure nell’ambito lavorativo. Prendiamo in esame la vita di coppia: nell’ottica della psicologia positiva, lo psicologo può anche aiutare le coppie a riappropriarsi del piacere di vivere insieme…e non solo a rimediare ai danni di un matrimonio già in parte compromesso. Nell’ambito familiare lo psicologo può contribuire a promuovere delle relazioni sane tra genitori e figli, e non soltanto a intervenire dove i conflitti sono già a livelli allarmanti.
Anche nel mondo del lavoro la psicologia positiva può ricoprire un ruolo fondamentale…pensiamo a tutti quei contesti dove si può cercare di rendere il posto di lavoro un luogo dove provare coinvolgimento, passione e “spirito di squadra”…e non soltanto di alleviare le sofferenze legate a mobbing o licenziamenti: è una sfida complessa e al tempo stesso avvincente che si gioca sul delicato lavoro di analisi dei rapporti fra colleghi, fra superiori e subordinati e sulla difficile impresa di creare le giuste condizioni per muoversi tutti nella stessa direzione…una cosa non affatto scontata…
Ma come può essere definita la psicologia positiva? Essa non è altro che quella disciplina che studia e analizza i punti di forza e le virtù degli esseri umani. In un contesto teorico del genere, lo psicologo punta a rilevare le competenze di ciascun individuo cercando di giungere al loro potenziamento.
Alcuni detrattori di questo approccio considerano la psicologia positiva troppo “superficiale”, in quanto si concentrerebbe esclusivamente sugli aspetti positivi negando quelli negativi e le relative sofferenze mentali ad esse legate. Ma non è così!… La psicologia positiva non si prefigge di negare alcunché… Essa invece cerca di intraprendere una strada “alternativa” al modello psicopatologico che punti a riconoscere le potenzialità delle persone concentrando il lavoro psicologico sulla crescita e lo sviluppo di tali potenzialità.
La psicologia positiva parte da un presupposto per nulla banale: il benessere psicofisico non coincide totalmente con l’assenza di dolore o con l’assenza di sofferenza. Essa mira ad individuare concezioni di benessere più aderenti con la realtà di tutti i giorni…insomma cerca di capire cosa significhi davvero “stare bene”…e questa condizione risente anche del personalissimo vissuto di benessere che ciascuna persona sperimenta. Una volta conseguito tale obiettivo, lo psicologo può individuare e pianificare interventi psicologici che permettano di promuovere al meglio tale benessere e mantenerlo col passare del tempo. È un lavoro che richiede tempo e conoscenze sempre più approfondite, in quanto in tale ambito si inserisce la “sterminata” complessità dell’essere umano che porrà inevitabilmente lo psicologo di fronte a svariate definizioni di benessere e dello stare bene con se stessi e con gli altri.
La psicologia positiva, pertanto, non sembra affatto una disciplina così superficiale…
Dott. Davide Ivan Caricchi
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