Stare da soli è proprio così inquietante? È così spaventoso? E se in alcuni momenti della propria vita la dimensione della solitudine fosse una preziosa occasione per ascoltare se stessi e lavorare alla propria crescita personale?
Nella cultura di oggi lo stare da soli e la dimensione della solitudine viene spesso stigmatizzata: viene vista come un qualcosa di “anormale” e disagevole. Prevale nell’immaginario collettivo l’idea del dover necessariamente fare sempre “tutto insieme”, in contesti di grandi amori, grandi compagnie, grandi amicizie, oltre che del condividere tutto e ad ogni costo. Al contempo, domina l’idea che lo stare da soli sia sinonimo di fallimento, depressione oppure di eccentricità generando in molte persone una pressione al dover stare con qualcuno a tutti i costi, indipendentemente dal fatto che con queste persone si stia bene o male.
E se invece il coltivare alcuni spazi esclusivamente per sé in un contesto di solitudine fosse funzionale non solo al proprio benessere ma anche alla costruzione di relazioni con gli altri e con se stessi più profonde e mature?
Lo stare da soli può rappresentare non soltanto un semplice momento in cui darsi il permesso di “starsene per conto proprio” ma anche una preziosa occasione di crescita e maturazione.
Spesso si tende a fare confusione tra queste due specifiche condizioni: lo stare soli e il sentirsi soli. Cerchiamo di fare un po’ più di chiarezza riguardo questi due concetti.
Lo stare da soli
Stare da soli è una condizione in cui una persona si trova fisicamente senza compagnia o interazione sociale. Può essere una scelta consapevole per dedicare del tempo a se stessi o per svolgere attività solitarie. Per esempio, leggere un libro da soli, lavorare in solitudine, fare una passeggiata da soli sono tutte attività solitarie che possono essere ricercate attivamente e possono far stare molto bene!
Tutte queste attività solitarie possono favorire il raggiungimento di una condizione riposante, la riflessione, la concentrazione, il recupero di energie, ecc.
Sentirsi soli consiste invece in uni stato e soggettivo in cui una persona sperimenta un senso di isolamento, vuoto o mancanza di connessione significativa, anche se è circondata da altre persone. Questo può verificarsi anche quando si è in compagnia.
Avere l’impressione che nessuno ti capisca o condivida i tuoi sentimenti, sentirsi emarginati o isolati anche in situazioni sociali sono esempi emblematici di questa pensosa sensazione.
Il senso di solitudine, a seconda dell’intensità, può portare a sintomi di ansia, depressione e altre importanti problematiche di natura emotivo-relazionale e può avere un impatto negativo sulla salute mentale e il benessere. Il senso di solitudine può essere generato da molteplici condizioni di disagio psichico. Per questo sarebbe importante affrontare questo problema iniziando un percorso psicologico con uno psicologo o psicologo online.In sintesi, è importante notare che stare da soli non è necessariamente associato a sentirsi soli. Molte persone trascorrono del tempo da sole in modo soddisfacente e si sentono ben equilibrate emotivamente. Allo stesso tempo, è possibile sentirsi soli anche quando si è circondati da amici o familiari, il che può essere indicativo di una mancanza di connessione emotiva o di scarse relazioni significative.
Indipendentemente dalla predisposizione di un individuo (più propenso alla vita solitaria oppure più incline allo stare in mezzo a tanta gente), lo stare da soli in alcuni momenti della giornata o della quotidianità può essere di vitale importanza per il proprio benessere psicologico. Questo non significa che bisogna trascorrere la maggior parte del tempo in solitudine: l’uomo è per natura un “animale sociale”, ha bisogno di stare con gli altri e di creare delle relazioni. Ma questo non esclude il fatto che ci siano dei momenti dove può essere fonte di benessere lo stare da soli. La dimensione dello stare soli con se stessi in alcune circostanze può favorire la capacità riflessiva, così come la funzione introspettiva. Quante volte si sente dire che per stare bene con gli altri è fondamentale stare bene soli con se stessi?
La capacità di trascorrere del tempo a stare da soli è un aspetto essenziale per il benessere mentale. Come detto in prececenza, la dimensione dello stare da soli è una cosa diversa dal senso di solitudine che si può avvertire in diverse fasi della vita. Allo stare da soli viene spesso attribuita un’accezione negativa, come se fosse sempre indicativo di isolamento sociale o di una mancanza di competenze sociali utili per interagire con gli altri. Tuttavia la capacità di stare bene da soli non può avere delle implicazioni negative riconducibili a malessere o a qualche sofferenza psichica. Lo stare da soli può significare anche trovare spazi personali di benessere. Stare da soli in alcune circostanze, e soprattutto lo stare bene da soli, è un aspetto chiave del benessere psicologico.
In certi momenti è proprio necessario saper stare da soli, così come il bambino piccolo a poco a poco impara a stare da solo, a giocare da solo, con la consapevolezza che questo non vuol dire essere stato abbandonato dalla mamma, ma soltanto che la mamma è nelle vicinanze e lui può sperimentare cosa significa giocare da solo confrontandosi con le sue fantasie e la sua creatività infantile. Solo comprendendo il significato prezioso dello stare da soli si può imparare a stare con gli altri, altrimenti si starà insieme agli altri per il semplice bisogno di avere una compagnia a fianco e non vivere quel penoso vissuto di abbandono che molte persone avvertono nello stare da sole. Questa dolorosa sensazione spesso rimanda a storie di vita dove si è vissuto un distacco o un abbandono in maniera traumatica. In sostanza, la solitudine dovrebbe essere vista anche come una dimensione positiva della vita, riconducibile alla consapevolezza secondo cui passare del tempo da soli è fondamentale per preservare la salute mentale.
Lo stare da soli, pertanto, può essere visto anche come una condizione positiva fonte di benessere. A volte si può sentire il bisogno di trascorrere del tempo da soli: è una dimensione che ci riconnette al nostro vitale bisogno di autosufficienza e libertà. Ovviamente non abbiamo bisogno solo di autosufficienza e libertà, siamo anche bisognosi di attenzioni degli altri, di compagnia, talvolta anche di protezione e accudimento. Ma queste due dimensioni (solitudine/autonomia Vs compagnia/protezione) non sono autoescludentisi, anzi: la coesistenza armoniosa di queste due dimensioni è alla base del benessere psicologico. Lo stare da soli può essere visto come una scelta che favorisce la libertà e l’amore per se stessi. Questa scelta è fondamentale per la salute mentale poiché il benessere individuale contribuisce a migliorare le interazioni con gli altri.
Gli individui che sono in grado di stare da soli, e soprattutto di stare bene da soli con se stessi, sviluppano molteplici qualità psicologiche. Per esempio tendono a coltivare col tempo una maggiore apertura mentale. Del resto, la capacità di stare da soli stimola la curiosità rendendo la mente più aperta e flessibile e creando le condizioni ideali per adattarsi al meglio ai cambiamenti a cui si va inevitabilmente incontro nel corso della vita.
Imparare a stare da soli aiuta anche ad acquisire maggiore coraggio e intraprendenza nella vita: il tempo che si trascorre da soli aiuta a scoprire nuove attività, nuove predisposizioni e nuovi hobbies, funzionali al proprio benessere e soprattutto funzionali allo sviluppo di capacità sempre maggiori per affrontare le nuove sfide della vita.
Può sembrare un paradosso ma la capacità di stare bene soli con se stessi ha degli effetti benefici anche nella qualità delle proprie relazioni amicali. La solitudine non implica necessariamente isolamento sociale. Gli individui che sanno stare da soli trascorrendo del tempo in solitudine imparano a dare un significato più profondo e autentico alle relazioni umane e alle amicizie mostrandosi con gli amici in maniera più genuina e leale.
Altro aspetto che può sembrare alquanto surreale e paradossale è quello dell’empatia: lo stare da soli favorisce lo sviluppo dell’empatia, in quanto viene stimolata la capacità di osservare se stessi e il mondo che ci circonda in maniera più attenta e profonda. Lo sperimentare in maniera costruttiva la solitudine aiuta a coltivare una maggiore sensibilità per le emozioni altrui. In un contesto del genere, si tende a giudicare di meno e a pensare di più. Aspetto per nulla banale, in quanto pensare non è sempre così facile. Jung diceva: “Pensare è molto difficile. Per questo la maggior parte della gente giudica”.
Trovare dei momenti di solitudine ricercata, inoltre, facilita la riflessione e l’auto-osservazione affinando le capacità introspettive con conseguente acquisizione di maggiore consapevolezza di se stessi. Lo sviluppo di tutte queste funzioni ha un impatto positivo sull’autostima e soprattutto aiuta a ridurre la dipendenza dal giudizio altrui favorendo rapporti più genuini e sinceri.
In generale, la solitudine intesa come un periodo di tempo trascorso da soli, è considerata essenziale per il benessere mentale poiché contribuisce a sviluppare qualità psicologiche positive, migliora la comprensione di sé stessi e degli altri e favorisce relazioni più sane e soddisfacenti.
Dal punto di vista psicologico, è possibile sottolineare l’importanza vitale del tempo trascorso da soli. Diverse ricerche scientifiche hanno dimostrato che la solitudine e il silenzio possono avere effetti positivi sul cervello, come per esempio l’aumento dello spessore della materia grigia, una componente cruciale del sistema nervoso. Questo si traduce in un miglioramento delle abilità di elaborazione delle informazioni e dei processi cognitivi.
Nel complesso, dedicare del tempo alla solitudine può essere essenziale per la salute mentale poiché favorisce l’apprendimento, la memorizzazione e la concentrazione.
Inoltre, tali momenti di solitudine possono stimolare la creatività e portare a preziosi momenti di ispirazione o intuizione.
Di conseguenza, un maggiore benessere mentale generato da condizioni sane di solitudine ricercata si riflette positivamente nella produttività, consentendo alla persona di gestire il tempo e le attività quotidiane in modo più efficiente. In altre parole, si acquisirà una maggiore competenza nella gestione del tempo che consentirà di bilanciare efficacemente compiti obbligatori con’ attività piacevoli.
Dott. Davide Ivan Caricchi
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