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Scritto dal Dott. Davide Caricchi
Scritto il 15 Dic, 2022

La dipendenza affettiva: sto male con te ma ho bisogno di te…

La dipendenza affettiva è una tematica molto delicata e che desta l’interesse di moltissime persone che avvertono la sensazione di essersi trovati in questa penosa condizione. Non tutte le situazioni in cui ci si sente in una certa qual misura dipendenti dall’altro rappresentano necessariamente una condizione di dipendenza affettiva, tuttavia è importante conoscere il più possibile questo fenomeno che rievoca in molti di noi vissuti ricordi di fragilità al cospetto dell’altro significativo. Questo articolo è stato scritto dal dottor Davide Ivan Caricchi, psicologo, psicoterapeuta, specialista in Psicologia Clinica.
Per informazioni e per una prima consulenza gratuita o per un percorso psicologico online, potete contattarlo al seguente numero: 3776604829,
oppure al seguente indirizzo email: davidecarix@gmail.com.

Tutti noi nella nostra vita sentiamo il bisogno di stringere legami più o meno intensi con l’altro: è un aspetto fondamentale che ci caratterizza come “animali sociali” e bisognosi di affetto e vicinanza.
La stragrande maggioranza delle persone stringe legami funzionali al benessere psicologico e lo fa in un contesto di rispetto e reciprocità.

Esistono tuttavia delle relazioni dove uno dei due partner si ritrova in una perenne condizione di svantaggio e di svilimento che diventa paradossalmente funzionale all’equilibrio della coppia: una condizione dove il partner si sente in uno stato di inferiorità e in cui accetta qualsiasi sopruso e svalutazione pur di conservare la relazione. In questi casi di relazione “tossica” ci troviamo di fronte al fenomeno della dipendenza affettiva.
Ma in cosa consiste nello specifico la dipendenza affettiva? Scopriamolo.

Che cos’è la dipendenza affettiva?

La dipendenza affettiva può essere definita come un bisogno pressante e spasmodico di legame che perdura malgrado le condizioni alquanto sfavorevoli del legame stesso. Talvolta tale legame assume i connotati dell’umiliazione e dello svilimento.
Non è raro riscontrare nel soggetto con dipendenza affettiva un totale disinteresse per qualsiasi cosa che non riguardi la sua storia sentimentale: l’amore del partner diventa una questione talmente totalizzante da compromettere in maniera significativa gli altri aspetti della vita quali il lavoro, lo studio, le amicizie, i rapporti familiari, ecc. La persona dipendente si ritrova invischiata in una sorta di “bozzolo” che apparentemente lo fa sentire al sicuro e protetto. Ma non è affatto così.
La persona che soffre di dipendenza affettiva si sente completamente smarrita, se non addirittura inadeguata, quando non è al fianco del suo partner. Essa scambia il rapporto simbiotico con il partner come l’unica modalità per superare le sollecitazioni emotive che la vita presenta. Questo dà un “potere” illimitato al partner di un individuo che soffre di dipendenza affettiva. Solitamente, i partner di questi soggetti sono delle personalità narcisistiche con delle spiccate abilità di manipolazione.
C’è una differenza significativa tra il bisogno di una relazione sentimentale equilibrata e una relazione caratterizzata da dipendenza affettiva: la prima consiste in un percorso di conoscenza sentimentale che passa dalla fase iniziale di innamoramento a quella di conoscenza vera e propria dei partner per poi giungere al consolidamento dell’affetto, in un contesto di rispetto e interesse reciproco; la seconda si può considerare invece una vera e propria “fame d’amore” di un partner verso l’altro, una “fame” disfunzionale che fa star bene solo in apparenza perché in realtà è una condizione dolorosa e snervante che tradisce un insaziabile bisogno di conferme e di sicurezza emotiva che il partner non sarà mai in grado di garantire.

Quali sono le conseguenze della dipendenza affettiva?

La persona che soffre di dipendenza affettiva cerca in maniera ossessiva la vicinanza del compagno, anche in quelle situazioni dove si rende conto che tale relazione è fonte di sofferenza psichica. Il problema è che questa consapevolezza purtroppo non è sufficiente per convincersi a chiudere il rapporto. Perché capita questo? Perché alla fine prende sempre il sopravvento un vissuto soverchiante e destabilizzante che ha origine dal passato familiare intriso di insicurezza e instabilità emotiva: la paura dell’abbandono. Tale paura induce la persona dipendente a vivere nel terrore della disapprovazione da parte del partner, all’impossibilità di sopportare la solitudine, alla gelosia, a seri problemi di autostima e ad un progressivo isolamento sociale. Insomma, i soggetti con dipendenza affettiva scivolano a poco a poco nel baratro senza quasi rendersene conto, in quanto identificano la loro unica fonte di benessere in un partner manipolatore che si serve dell’altro a proprio uso e consumo.
Le conseguenze di queste relazioni “tossiche” sono ovviamente anche di natura psicopatologica: ansia, attacchi di panico, alterazioni dell’umore, inappetenza, insonnia sono solo alcune delle problematiche psichiche che può esperire la persona con dipendenza affettiva nel corso della sua storia sentimentale. Tutto ciò conduce inevitabilmente ad un isolamento sociale e ad una progressiva perdita di interesse per qualsiasi attività che in precedenza provocava piacere e passione.
La persona dipendente, col passare del tempo, perde la sua soggettività e questo lo porta ovviamente ad accettare qualsiasi sopruso e ingiustizia da parte del compagno, soprusi che possono culminare in percosse e abusi fisici. Ma perché non riesce a reagire il soggetto dipendente di fronte a queste violenze? Sempre per quel terrore destabilizzante dell’abbandono che lo induce a mettere in atto un meccanismo di difesa che fornisce delle spiegazioni razionali a gesti e ingiustizie che di razionale non hanno nulla: la razionalizzazione. È molto frequente sentir dire dalla persona dipendente che ha subito dal partner percosse o violenze psicologiche frasi del tipo “Lo ha fatto perché ha avuto una giornata difficile al lavoro…ma in fondo è un brav’uomo” oppure “Ha un po’ esagerato ma io me la sono cercata…non dovevo dirgli quelle cose”.
Queste dinamiche relazionali col tempo si consolidano fino a sclerotizzarsi. Pertanto, più si va avanti nel tempo più è difficile per il soggetto dipendente uscire da questo circolo vizioso.

Come si può uscire dalla dipendenza affettiva?

Come uscire dalla dipendenza emotiva? Non è facile e soprattutto è tremendamente difficile uscirne da soli, vuoi per caratteristiche di personalità all’insegna di insicurezza e fragilità, vuoi per le invischianti dinamiche di manipolazione emotive messe in atto sistematicamente dal partner narcisista, dinamiche che tengono soggiogata la persona dipendente.
In queste situazioni delicate sarebbe di fondamentale importanza un percorso psicologico.
Nei percorsi psicologici con le persone “impantanate” in dinamiche di dipendenza affettiva, psicologo e psicologo online devono lavorare con il paziente innanzitutto sull’acquisizione di consapevolezza del rapporto di dipendenza, aspetto non così scontato: molto spesso, il paziente dipendente ha talmente idealizzato il partner da non riuscire a vedere gli evidenti episodi di prevaricazione ai suoi danni.
È necessario fare poi un costante lavoro sugli affetti e sull’importanza della reciprocità di tali affetti: entrambi i partner devono “dare e avere” in termini di riconoscimento dei bisogni emotivi dell’altro.
Ovviamente l’intervento psicologico non deve concentrarsi soltanto sulle dinamiche di coppia ma anche sul Sé del paziente, in un percorso di riconquista della propria autonomia emotiva e di rafforzamento della propria autostima, aspetti che, una volta consolidati, saranno di prezioso aiuto per la scelta di un futuro partner più equilibrato e non più manipolatore e autocentrato. Quest’ultima “conquista” tuttavia, può essere ottenuta soltanto lavorando su se stessi e riconnettendosi con il proprio passato familiare, spesso contraddistinto da scarsa attenzione per i propri bisogni emotivi o peggio ancora da dinamiche familiari traumatiche.
Insomma, il cammino terapeutico di queste persone è piuttosto complesso e articolato ma se affrontato in maniera efficace, può far tornare alla vita e alla riconquista della propria libertà.

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