Talvolta sarà capitato di sentire parlare del concetto di Super-Io, soprattutto in ambienti o discussioni di natura psicologica. E quasi sempre lo si sente in associazione ad altri due concetti: l’Io e l’Es. Questi concetti non sono altro che istanze del Sé che presentano caratteristiche tutte loro e particolari. Nello specifico, il Super-Io non è altro che l’insieme di norme etiche e morali ricevute dai propri genitori che sono state interiorizzate dal bambino piccolo e che col tempo sono diventate il riferimento morale dell’individuo, riferimento che può essere di aiuto a comprendere cosa è lecito fare e cosa no.
La comprensione del concetto di Super-Io in Freud è fondamentale per apprezzare il suo contributo alla psicologia e alla psicoanalisi. Nel suo testo fondamentale “L’Io e l’Es”, Freud introduce il Super-Io come una delle tre istanze principali della mente, insieme all’Io e all’Es, delineando un modello di mente che ha profondamente influenzato il pensiero psicologico e la psicoanalisi.
Il Super-Io si sviluppa dalla struttura dell’Io e rappresenta la voce interiorizzata delle norme e dei valori morali, derivati principalmente dai genitori e dalla società. È l’agente della censura e della critica e funziona per contrastare le pulsioni dell’Es che sono guidate dal principio del piacere.
Freud descrive il Super-Io come un controllore severo delle azioni e dei pensieri dell’io che esercita una funzione di regolamentazione morale e di giudizio.
La relazione tra Super-Io, Io ed Es è complessa e dinamica. Mentre l’Io cerca di bilanciare le richieste dell’Es e le restrizioni del Super-Io, quest’ultimo impone standard morali spesso in contrasto con i desideri istintivi dell’Es.
Freud paragona l’Io a un cavaliere che deve domare il suo cavallo (l’Es), con il Super-Io che funge da guardiano critico. Questa dinamica mette in evidenza il conflitto interno costante che caratterizza la psiche umana secondo Freud.
Nel contesto della psicologia del dopoguerra, specialmente negli Stati Uniti, vi è stata un’evoluzione nella concezione di tale istanza. Gli psicoanalisti emigrati in America, definiti come psicologi dell’Io, hanno conferito maggiore significatività all’Io, riducendo l’enfasi sui conflitti con l’Es e il Super-Io.
Gli psicologi dell’Io hanno sviluppato una scuola di pensiero che vedeva l’Io come un’entità matura e autonoma, orientata verso l’adattamento all’ambiente esterno. Questo approccio enfatizzava la conformità e l’adattamento, in linea con le esigenze e la cultura del dopoguerra.
Freud aveva una visione più complessa del Super-Io e dell’Io. In particolare, descriveva l’Io come “prima di tutto un Io-corpo”, derivato dalle sensazioni corporee, suggerendo così una connessione più profonda e fenomenologica con l’esperienza personale e la sensazione di sé.
Questa interpretazione del Super-Io e dell’Io come esperienze soggettive è stata ulteriormente sviluppata da analisti come Paul Federn che introdusse il concetto di “sensazione dell’Io”. Con tale concetto Federn descrisse l’Io in termini di esperienza vissuta piuttosto che come astrazione mentale.
In sintesi, il Super-Io secondo Freud rappresenta una complessa interazione di forze psicologiche che plasmano il comportamento e la personalità. La sua influenza va oltre la psicoanalisi influenzando la psicologia clinica, sociale e culturale. La continua evoluzione e interpretazione di questi concetti dimostrano la loro vitalità e rilevanza nel campo della salute mentale.
Un prezioso contributo all’arricchimento e approfondimento del conceto di Super-Io è stato fornito senza dubbio dallo psicoanalista britannico Wilfred Bion.
Il lavoro di Wilfred Bion rappresenta un’evoluzione importante del concetto di Super-Io.
Bion ha introdotto due nuove prospettive: 1) uno spostamento da un approccio istintivo a uno psicologico nella morale; 2) la nozione di “coscienza primitiva”, una forma di moralità antecedente al funzionamento mentale descritto come Super-Io da Freud arcaico Super-Io di Melanie Klein. Questa condizione psichica primordiale si riferisce a una dimensione nebulosa in cui la filogenesi si fonde con le esperienze fetali manifestandosi in stati di intenso terrore e senso di colpa che inibiscono lo sviluppo della mente.
Come detto, Bion descriveva questa coscienza primitiva come manifestazioni di intenso terrore e senso di colpa che stanno sotto una mente simbolica. Queste manifestazioni possono inibire lo sviluppo della mente e sono percepite come severe e autoritarie. Sono sempre presenti come proibitive e possono potenzialmente spingere l’individuo al suicidio.
Secondo Bion, tali manifestazioni sono frequentemente osservate nella pratica psicoanalitica.
Queste idee di Bion hanno apportato una nuova comprensione della natura e del funzionamento del Super-Io: invece che concepirlo semplicemente come un agente di repressione morale derivante dall’educazione e dall’influenza dei genitori, Bion ha proposto che il Super-Io avesse radici più profonde e complesse, legate alle esperienze pre-verbali e pre-cognitive dell’individuo.
Il lavoro di Bion, quindi, rappresenta un’importante evoluzione nella comprensione psicoanalitica del Super-Io. Esso ha ampliato significativamente la portata e la profondità di questo concetto centrale nella teoria freudiana.
La Scuola di Francoforte, un gruppo di pensatori e psicoanalisti tedeschi influenti attivi a partire dagli anni ’30 del Novecento, ha adottato e ampliato il concetto di Super-Io di Freud integrandolo con una prospettiva più critica e articolata.
Questi studiosi e clinici, tra cui Max Horkheimer, Theodor Adorno e Erich Fromm, si sono concentrati sui possibili canali di interazione tra psicologia individuale e condizioni sociali, politiche ed economiche.
Nella loro concezione, il Super-Io non è solo il risultato dell’interiorizzazione delle norme e dei valori genitoriali ma anche un riflesso delle strutture di potere e delle ideologie dominanti nella società. Essi hanno evidenziato come le forze sociali e culturali influenzino la formazione del Super-Io portando l’individuo ad assimilare i valori e le credenze del suo contesto sociale.
Erich Fromm, in particolare, ha esplorato il ruolo di questa istanza del Sé nel contesto delle società moderne. Fromm sostiene che essa può essere utilizzata come strumento di controllo sociale, con gli individui che internalizzano non solo le aspettative dei loro genitori ma anche quelle della società in senso più ampio. Questo processo di interiorizzazione può portare alla repressione di desideri e impulsi che sono in conflitto con le norme socialmente accettate creando tensione e conflitto interno.
Adorno e Horkheimer hanno invece approfondito l’idea del Super-Io come strumento di conformità culturale sostenendo che nei sistemi capitalistici e totalitari il Super-Io può diventare un mezzo per imporre l’ideologia dominante. Essi hanno esaminato come le strutture di potere e la cultura di massa possano influenzare la formazione del Super-Io conducendo gli individui ad adottare automaticamente i valori e le credenze che rafforzano lo status quo.
La Scuola di Francoforte ha quindi esteso la teoria del Super-Io al di là della psicoanalisi individuale collegandola alla critica sociale e culturale. Questo approccio ha aperto nuove vie di ricerca e di pensiero, correlando la psicoanalisi alle discipline della sociologia, dell’antropologia e della filosofia politica. Il loro lavoro ha messo in luce come il Super-Io sia influenzato e plasmato non solo dalla famiglia ma anche dalle forze sociali più ampie diventando un importante strumento per comprendere i meccanismi di difesa e i meccanismi psicologici alla base del conformismo sociale e dell’oppressione.
In psicoterapia, così come in un percorso psicologico in studio o un percorso psicologico online, il Super-Io ha un ruolo cruciale poiché rappresenta l’insieme delle norme interiorizzate, delle aspettative e dei divieti che un individuo si impone. Queste strutture mentali possono avere un impatto significativo sulla salute mentale e sul comportamento di una persona.
Tali strutture mentali possono manifestarsi come una voce interna critica o punitiva che influenza l’autostima e il comportamento. Può generare sensi di colpa eccessivi, vergogna oppure può promuovere comportamenti auto-limitanti o auto-sabotanti. In alcuni casi, può anche contribuire alla formazione di sintomi nevrotici.
Per lavorare su questa istanza in psicoterapia, ci sono diversi approcci:
1. Identificazione e comprensione: il primo passo è aiutare il paziente a identificare e comprendere come il proprio Super-Io influenzi i pensieri, le emozioni e i comportamenti. Questo spesso implica esplorare le origini delle loro credenze e valori interiorizzati, valori che possono essere radicati nelle esperienze infantili e nelle relazioni con figure genitoriali significative.
2. Esplorazione delle credenze interiorizzate: molte persone vivono secondo norme e aspettative che hanno interiorizzato senza realmente sceglierle. Il terapeuta può aiutare il paziente a esaminare criticamente queste credenze valutando la loro utilità e realismo.
3. Riduzione della severità del Super-Io: attraverso la terapia si può lavorare per ridurre la rigidità di questa istanza del Sé incoraggiando un dialogo interno più elastico. Questo può includere tecniche di rimodulazione cognitiva e di analisi della propria storia di vita e delle dinamiche familiari alla base della costituzione di un Super-Io rigido.
4. Sviluppo di un senso di sé più equilibrato: il terapeuta può sostenere il paziente nello sviluppo di un senso di sé più equilibrato e autonomo che non sia eccessivamente influenzato dal Super-Io. Questo può comportare il rafforzamento dell’Io per permette al paziente di mediare più efficacemente tra i desideri dell’Es e le restrizioni del Super-Io.
5. Lavoro sulle dinamiche relazionali: poiché il Super-Io è spesso influenzato dalle relazioni passate e presenti, lavorare sulle dinamiche relazionali può aiutare a ristrutturarlo. Questo può includere la terapia familiare o di coppia, se appropriato.
6. Integrazione e accettazione: infine, un obiettivo importante della psicoterapia dovrà essere quello di aiutare il paziente ad integrare e accettare tutte le parti di sé, compreso il Super-Io, riconoscendo il suo ruolo e la sua origine ma anche sviluppando strategie per gestirlo in modo più sano e funzionale.
Attraverso questi approcci, la psicoterapia può facilitare un rapporto più sano e flessibile con le norme morali interiorizzate contribuendo a una maggiore salute mentale e benessere emotivo.
Dott. Davide Ivan Caricchi
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