Quale impatto positivo può avere il training autogeno nel trattamento dell’ansia? Scopriamolo in questo articolo. Negli ultimi anni è emerso in maniera sempre più drammatica come i disturbi d’ansia costituiscano un disagio sempre maggiore nella popolazione adulta. La prevalenza dei disturbi d’ansia nell’arco della vita è del 30.5% nelle donne e del 19,2% negli uomini: un fenomeno che coinvolge un po’ di più l’ “universo” femminile. È stato inoltre riscontrato che un numero sempre più consistente di persone sperimenta disturbi d’ansia su a base continua o ricorrente.
L’ansia patologica è un fenomeno presente in svariate situazioni. Tuttavia ci sono dei disturbi dove l’ansia diventa l’elemento “cardine” intorno al quale ruota tutta una serie di ulteriori disagi che complica ulteriormente il quadro ansioso.
Fermo restando che l’ansia eccessiva e gli attacchi di panico sono problemi complessi di fronte ai quali non esiste una soluzione semplice e univoca, abbiamo a disposizione tecniche e metodi che ci aiutano a contrastarli in maniera efficace. In questo articolo prenderemo in esame una tecnica molto diffusa e collaudata: il training autogeno.
Il training autogeno è uno specifico metodo psicoterapeutico ideato dal neurologo J.H. Schultz. Esso consiste in un rilassamento profondo che coinvolge mente e corpo e che ha come obiettivo quello di ripristinare equilibri individuali che col passare del tempo hanno subìto uno “scombussolamento”. Lo scopo del training autogeno è anche quello di infondere positività ai livelli più reconditi e inconsci della personalità, processo quest’ultimo decisamente più complesso e articolato, ma che se portato a compimento, può condurre a notevoli benefici…insomma a mettersi nelle condizioni ideali per comprendere le origini più profonde della propria ansia o dei propri attacchi di panico.
Ma come funziona questo “allenamento”?… Attraverso l’utilizzo di tecniche autoipnotiche, si interiorizza a poco a poco una serie di sei esercizi finalizzati a modificare il tono muscolare, l’attività cardiaca, l’attività polmonare, ecc… gli esercizi dovranno pertanto riequilibrare il nostro sistema neurovegetativo (quel complesso di cellule, organi interni e ghiandole che coordinano quelle funzioni vitali che noi non controlliamo…), ma non solo…tali esercizi serviranno anche a riequilibrare il nostro stato di coscienza.
Obiettivo finale è quello di giungere ad uno stato di passività assoluta, dove è “bandita” qualsiasi azione volontaria…una sorta di contemplazione…di “osservazione rilassata” di ciò che si verifica all’interno del nostro corpo e della nostra psiche. Apprendendo gradualmente questo nuovo atteggiamento, si vengono a creare dei cambiamenti di direzione opposta a quelli che la nostra mente e il nostro corpo producono nella quotidianità e che spesso generano uno stato di ansia o peggio ancora di angoscia. Con il training autogeno la direzione è quella della “pace neurovegetativa”…una pace del nostro corpo e delle nostre funzioni vitali… Si intuisce pertanto il ruolo fondamentale del training autogeno nel contrastare ansia, stress e condizioni varie di tensione e irritabilità.
Gli esercizi di training autogeno appena descritti fanno parte del cosiddetto “ciclo inferiore”. Successivamente devono essere eseguiti gli esercizi del “ciclo superiore”. Questi ultimi si focalizzano sulla psiche e fanno sì che emerga tutta una serie di contenuti e interrogativi provenienti dall’inconscio, con l’obiettivo di porsi nelle condizioni ideali per affrontare dubbi e questioni della propria vita legati al proprio modo di essere e al proprio particolarissimo modo di porsi nei confronti del mondo: insomma, in base a come si è a livello psicosomatico, si svilupperanno specifici problemi e sintomatologie, spesso fonte di ansia o angoscia.
Sia ben chiaro, il training autogeno induce uno stato di rilassatezza tale che consente di contrastare e rimuovere temporaneamente i sintomi più fastidiosi legati all’ansia…ma non può da sola debellare l’ansia!…soprattutto se l’ansia è un elemento costitutivo della personalità di un individuo. Il training autogeno può tuttavia dare una grossa mano nel riuscire a non vedere l’ansia e l’angoscia come dei “mostri” da cui si viene costantemente e inesorabilmente sopraffatti…e a porsi nelle condizioni di affrontare l’ansia considerandola come qualcosa che fa parte del proprio Sé e che manda dei segnali (spesso in maniera smodata e fastidiosa…) sul fatto che c’è qualcosa che non va…e che forse qualche aspetto della nostra vita va cambiato. In questo senso, il training autogeno è uno strumento preziosissimo perché consente (soprattutto con gli esercizi del “ciclo superiore”) di individuare le connessioni tra il proprio corpo e i propri conflitti interni, fonte di ansia e tensione.
Dott. Davide Ivan Caricchi
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