Articolo scritto dal dottor Davide Ivan Caricchi, psicologo, psicoterapeuta, specialista in Psicologia Clinica.
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La psicoterapia è un percorso psicologico che implica un processo interpersonale volto a modificare comportamenti disfunzionali e ridurre sintomi e sofferenza psichica attraverso il mezzo della parola, dell’empatia e dell’interpretazione.
La psicoterapia può essere considerata un cammino di crescita personale che coinvolge non soltanto la persona che richiede un aiuto psicologico ma anche lo psicologo stesso: egli arricchisce il proprio bagaglio esperienziale e intraprende un percorso di maturazione proprio dall’interazione con il paziente e con le sue sofferenze. Ma come tutti i percorsi di incontro con una persona nuova, è necessario “conoscersi”, farsi un’idea della persona che si ha davanti. Nell’ambito clinico, questa fase di conoscenza iniziale è fondamentale per capire quale intervento di aiuto psicologico sia più indicato. La fase iniziale di un percorso psicologico prende in nome di psicodiagnosi.
Con questo articolo inizieremo una lunga e articolata analisi della valutazione psicodiagnostica che si dipanerà in molteplici lavori all’interno di questo blog. È importante avere ben presente che senza una buona psicodiagnosi non sarà possibile intraprendere un buon percorso psicologico.
Nei primi colloqui di valutazione psicodiagnostica è auspicabile che si crei un clima emotivo accogliente e non giudicante: in caso contrario sarà difficile aprirsi e comunicare alcuni aspetti di sé. È importantissimo tenere a mente che la persona che richiede un aiuto psicologico si sta rivolgendo ad un “perfetto sconosciuto” per raccontargli sofferenze e contenuti personali che probabilmente non ha mai condiviso con nessuno oppure che ha condiviso con pochissime persone fidate.
Quando psicologo e paziente si incontrano sono pertanto due sconosciuti che entrano in contatto, ciascuno con le sue specifiche aspettative rispetto all’altro.
Il primo obiettivo di un colloquio psicodiagnostico deve essere quello di giungere ad un rapporto il più significativo possibile e ad una condivisione di significati.
Il paziente, durante la consultazione psicodiagnostica, deve sentirsi accettato e considerato nella sua unicità, nella specificità della sua sofferenza psichica.
La psicodiagnosi, quando è condotta con attenzione e sensibilità, offre molteplici benefici: innanzitutto è di importanza fondamentale per la pianificazione del trattamento. In base al tipo di problematica che emergerà dai colloqui di valutazione psicodiangnostica, si adotterà l’intervento psicoterapeutico più adatto. Ma i vantaggi non finiscono qui.
Una buona psicodiagnosi ci fornisce delle preziose informazioni anche sulla prognosi, ossia su come evolverà il disturbo psicologico riportato. La psicodiagnosi inoltre aiuta il terapeuta a comunicare empatia: la comunicazione dell’empatia è intrinsecamente correlata al tipo di paziente con cui si ha a che fare.
Infine, una buona psicodiagnosi riduce in maniera considerevole la probabilità che il percorso psicoterapeutico venga interrotto da pazienti che si spaventano di fronte alle prospettive di cambiamento di sé che implica un’esperienza del genere.
Possiamo distinguere tra due tipi differenti di colloquio di valutazione psicodiagnostica: il colloquio psicodinamico e il colloquio di impostazione medica. Entrambi sono utili per acquisire informazioni sulla storia di vita del paziente e sulla storia dei suoi sintomi: il colloquio medico è più direttivo mentre quello psicodinamico lascia un po’ più di libertà di espressione al paziente.
Iniziamo a vedere le principali differenze tra queste due tipologie di colloqui.
Innanzitutto il colloquio medico parte dall’analisi del sintomo principale concentrandosi sulla sua eziologia e patogenesi (circostanze e origini del disturbo). Nel colloquio psicodinamico si parte con una prima fase libera in cui il paziente può partire da dove vuole: questo perché talvolta il paziente fa fatica ad arrivare celermente al nocciolo della questione relativa al suo disagio psichico, in parte perché fa fatica a cogliere realmente che cosa lo disturba e in parte perché il sintomo stesso può rappresentare una forma di adattamento alle avversità della vita.
Nel prossimo articolo approfondiremo ulteriormente le caratteristiche delle differenti tipologie di colloquio psicodiagnostico.
Dott. Davide Ivan Caricchi
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