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Scritto dal Dott. Davide Caricchi
Scritto il 9 Giu, 2023
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Che cos’è la psicoterapia dinamica breve?

Spesso si sente parlare negli ambienti clinici di psicoterapia dinamica breve. Ma che cos’è la psicoterapia dinamica breve? In cosa consiste? Con questo articolo iniziamo un’ampia analisi di questa importantissima pratica clinica.
Una delle criticità della psicoterapia che viene sovente segnalata dai pazienti è la lunghezza del trattamento. In diverse occasioni, nella mia pratica di psicologo online e di psicologo a Torino, mi è capitato di confrontarmi con questo problema. A volte, per esempio, per problemi economici, di tempo o logistici alcuni pazienti non possono affrontare il percorso di psicoterapia per tempi prolungati.
La psicoterapia dinamica breve mira a ovviare a queste criticità. Tuttavia, non sempre è possibile avvalersi della psicoterapia dinamica breve: molteplici variabili influiscono sulla possibilità o meno di affrontare questo tipo di percorso.
Cerchiamo ora di comprendere meglio questa tecnica concentrandoci sulla sua storia.

Psicoterapia dinamica breve e psicoanalisi

La nascita della psicoterapia dinamica breve si può far risalire al “padre” della psicoanalisi Sigmund Freud: in diverse situazioni nel corso della sua pratica clinica, egli si è avvalso di terapie limitate nel tempo. Tuttavia questo tipo di psicoterapia non presentava modifiche dal punto di vista metodologico, era semplicemente “condensata” nei tempi rispetto alla tecnica tradizionale.
Col tempo sono cambiate in maniera considerevoli le esigenze, le richieste, così come l’utenza e le problematiche psicologiche da affrontare. Di fronte a questi mutamenti, anche culturali (che incidono inevitabilmente anche sul modo di approcciarsi alla psicopatologia), molti psicoanalisti e psicoterapeuti hanno iniziato a proporre nuove metodologie e tecniche di psicoterapia dinamica breve.

Psicoterapia dinamica breve: vantaggi e obiettivi

Ovviamente, il principale vantaggio della psicoterapia dinamica breve risiede nella considerevole riduzione dei tempi del percorso psicologico. La riduzione dei tempi richiede tuttavia una rimodulazione degli obiettivi, del setting delle sedute e della tipologia di interazione tra paziente e psicologo.
Così come la psicoterapia psicodinamica classica, anche la psicoterapia psicodinamica breve ha come obiettivo principale la riformulazione e rimodulazione della personalità del paziente. Con la terapia breve è necessaria una maggiore strutturazione dell’intervento psicologico.
Diversi studi hanno dimostrato che la psicoterapia dinamica breve si presta al trattamento di numerosi disturbi psichici: dai disturbi nevrotici ai disturbi di personalità più gravi, dai disturbi depressivi alle patologie psicosomatiche fino ai disturbi d’ansia, ecc.
In generale, possiamo definire la psicoterapia dinamica breve come un trattamento psicologico a indirizzo psicodinamico limitato nel tempo che si concentra sulla risoluzione di alcuni specifici problemi e che ha un termine prestabilito.

Storia della terapia dinamica breve

Come detto in precedenza, la psicoterapia dinamica breve affonda le sue radici dagli inizi della psicoanalisi e quindi dalla pratica clinica di Sigmund Freud.
Si può pertanto affermare che Freud sia stato, senza volerlo, un precursore della psicoterapia dinamica breve.
Originariamente Freud si avvaleva, insieme al collega Josef Breuer, della tecnica dell’ipnosi per indurre la catarsi nei pazienti, fase terapeutica dell’ipnosi necessaria alla risoluzione dei sintomi. Il metodo catartico consisteva nell’indurre il paziente a rievocare situazioni traumatiche del passato responsabili del sintomo nevrotico, con l’obiettivo di rimuoverlo e di tornare ad una condizione di relativo benessere.
Successivamente Freud abbandona questa tecnica per concentrarsi specificatamente sulla messa a punto del metodo psicoanalitico vero e proprio.

Il successivo cambio di direzione di Freud

Nei suoi primi percorsi psicoanalitici Freud si era avvalso di strumenti ed elementi che sarebbero diventati in futuro dei capisaldi della psicoterapia dinamica breve: il selezionate i pazienti in base alle loro capacità intellettive e al loro grado di motivazione al cambiamento, un approccio piuttosto attivo da parte del terapeuta, il concentrare l’intervento su specifiche aree di disagio psichico.
Le successive modifiche alla tecnica psicoanalitica apportate da Freud andarono poi nella direzione di un dilatamento dei tempi del percorso psicologico che si focalizzava meno su specifici problemi e concentrava maggiormente l’attenzione su una rimodulazione generale e più articolata del Sé del paziente.

Sulla strada della psicoterapia dinamica breve: Otto Rank

Furono Sandor Ferenczi e Otto Rank, allievi prediletti di Freud, a porsi per primi il problema della durata del trattamento.
Secondo Rank era di fondamentale importanza porre un limite temporale al percorso psicologico, così da arginare la crescente richiesta del paziente di gratificazione generata dal transfert (i sentimenti che col tempo il paziente sviluppa nei confronti del terapeuta) e limitare le fantasie inconsce del paziente stesso verso il terapeuta.
Rank era convinto che l’obiettivo principale dello psicologo dovesse essere quello di far riaffiorare alla mente del paziente il “trauma della nascita”, aspetto che secondo lo psicoanalista austriaco era alla base della psicopatologia dei pazienti, e di lavorare ad un proficuo percorso di affrancamento dalla figura materna. Secondo Rank, lo stabilire un limite temporale alla terapia aiuterebbe il paziente ad elaborare la prospettiva futura di separazione-individuazione e di crescita personale.

Sandor Ferenczi

Anche Sandor Ferenczi sostenne l’importanza di un limite temporale da dare all’analisi, in un contesto che consentisse allo psicologo di fare meno ricorso alla tecnica delle libere associazioni (caposaldo del metodo psicoanalitico di Freud) e di intervenire in maniera più attiva nel percorso psicologico tramite il ricorso di indicazioni più direttive da fornire al paziente.

Psicoterapia dinamica breve: il lavoro sul trauma

Sia Rank che Ferenczi ritenevano che nei percorsi psicoterapeutici non si dovesse ricorrere sempre all’analisi esaustiva e totale del mondo inconscio del paziente ma che in diversi casi fosse sufficiente concentrarsi su specifiche fasi dello sviluppo psicosessuale su cui il paziente si era fissato e che provocavano il sintomo psichico.
Essi sostenevano che la risoluzione dei sintomi avvenisse rivivendo gli affetti riconducibili al trauma e conferendo ad essi un nuovo significato, grazie al lavoro espressivo facilitato dal terapeuta. Secondo questi autori è a partire dal trauma che origina il conflitto inconscio, causa del sintomo nevrotico.
Queste considerazioni, che entravano in conflitto con la teoria psicoanalitica ortodossa di Freud, suscitarono forti reazioni e resistenze ma posero le basi per lavorare su nuovi modi di concepire la tecnica psicoanalitica e sui futuri principi della psicoterapia dinamica breve.

Il contributo di Franz Alexander

Intorno agli anni ’40 Franz Alexander iniziò a interrogarsi sulla validità dell’assunto secondo cui la durata di un percorso psicologico sarebbe direttamente proporzionale alla profondità del cambiamento del paziente e all’efficacia dei risultati finali. Egli, con i suoi lavori, mise in discussione questa convinzione sostenendo che il fattore determinante per la buona riuscita di una psicoterapia è costituito dall’alleanza terapeutica e dal rapporto terapeutico che si instaura tra psicologo e paziente.

Psicoterapia dinamica ed esperienza emotiva correttiva

Alexander pone l’accento non tanto sulla durata del percorso psicologico quanto sull’esperienza emotiva correttiva che tale percorso rappresenta per il paziente. Per esperienza emotiva correttiva si intendono quelle dinamiche terapeutiche che il paziente sperimenta in seduta e che si discostano dalle antiche dinamiche familiari che hanno contribuito all’insorgenza della sofferenza psichica.
In un contesto di psicoterapia dinamica breve, Alexander rimarca quanto sia importante un ruolo più attivo da parte del terapeuta, con l’obiettivo di generare quell’esperienza emotiva correttiva in grado di rimodulare la portata dei traumi del passato e di far rivivere i traumi stessi con un assetto mentale diverso (di maggiore consapevolezza) e in un clima affettivo del tutto differente.
Secondo Alexander, un ruolo più attivo da parte del terapeuta apre la strada ad un ridimensionamento della durata dei percorsi psicologici.

Gli studi del Tavistock Institute

Un altro snodo importante per l’affinamento delle tecniche di psicoterapia dinamica breve è rappresentato dal periodo della seconda guerra mondiale negli Stati Uniti. In tale contesto emergenziale, era di fondamentale importanza implementare degli interventi psicoterapeutici il più efficaci possibili.
A partire da questa attenzione ad interventi psicologici brevi più mirati, intorno agli anni ’50 psicologi quali Balint, Goldmann e Mann, i membri più rappresentativi del Tavistock Institute, intrapresero delle approfondite ricerche su tecniche di psicoterapia con tempi limitati e relativamente definiti.

Le scoperte del Tavistock sulla psicoterapia dinamica breve

Questi studi rivelarono innanzitutto che i fondamenti della teoria psicoanalitica, quali le resistenze in terapia e l’interpretazione del transfert, valevano anche per le psicoterapie dinamiche brevi.
Inoltre fu riscontrato che il lavoro psicologico prodotto dalla psicoterapia dinamica breve generava dei cambiamenti significativi sia a livello del Sé che a livello della qualità delle relazioni interpersonali.
Infine, fu evidenziato come soggetti che soffrivano di nevrosi o del carattere potevano ottenere risultati significativi tramite una psicoterapia dinamica breve in tempi decisamente più ridotti di quanto si ritenesse in passato.
A partire da questi studi, che rappresentarono un vero e proprio “spartiacque” per la diffusione della psicoterapia dinamica breve, furono affinate diverse tecniche di psicoterapia dinamica breve. Col passare del tempo, tali tecniche si integrarono sempre di più con le precedenti tecniche di psicoterapia dinamica a lungo termine.

Elementi fondamentali della psicoterapia dinamica breve

Elemento cardine della psicoterapia dinamica breve è l’interpretazione. L’interpretazione aiuta il paziente ad acquisire consapevolezza dei suoi contenuti e delle sue dinamiche inconsce che hanno un impatto sui suoi comportamenti e sui suoi vissuti quotidiani. L’interpretazione di questi aspetti è un fattore chiave per una migliore comprensione di sé e delle scelte migliori da fare nella vita.
Nella psicoterapia dinamica breve è di vitale importanza la collaborazione e il rapido consolidamento dell’alleanza terapeutica. Più terapeuta e paziente lavorano insieme e con motivazione ad analizzare le cause profonde del disagio, più i risultati della psicoterapia dinamica breve arriveranno in tempi ridotti.
Un altro aspetto fondamentale della psicoterapia dinamica breve è il monitoraggio dei miglioramenti: poiché questo tipo di intervento psicologico è di durata limitata nel tempo, si monitorano i progressi fatti in maniera più regolare per verificare che la psicoterapia stia dando i suoi frutti.

In conclusione

È importante tenere a mente che la psicoterapia dinamica breve non è indicata per tutte le persone e per tutte le problematiche psicologiche. Ci sono persone che possono ottenere grandi risultati da questa forma di psicoterapia, altri che traggono invece beneficio da percorsi psicologici più a lungo termine.
Starà alla sensibilità del clinico valutare l’approccio terapeutico più indicato per ogni paziente, alla luce dei bisogni e della tipologia di problema psicologico del paziente stesso.

 

 

 

 

 

 

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