Convivere con una ferita emotiva implica gestire un evento emotivamente traumatico che rappresenta un lutto personale da affrontare. Molto spesso, non siamo pienamente coscienti delle barriere interne che ci limitano né comprendiamo appieno le origini della paura o del disagio che proviamo. Le ferite emotive, specialmente quelle radicate nell’infanzia a seguito delle nostre prime interazioni col mondo, possono rimanere non risolte e influenzare significativamente il nostro benessere emotivo. È fondamentale riconoscere l’esistenza di queste ferite emotive e affrontarle apertamente; procrastinare il lavoro psicologico sugli effetti di una ferita emotiva può solo intensificarne la gravità.
Nella nostra esistenza alterniamo inevitabilmente periodi di serenità a fasi di turbamento emotivo e relazionale, talvolta senza un motivo evidente. Se si trovano difficoltà ad identificare un evento specifico che potrebbe aver scatenato il proprio malessere, è bene considerare che potrebbe essere riconducibile a ferite emotive non ancora guarite.
Il processo di riconoscimento di queste ferite emotive è complesso, in quanto spesso si celano dietro meccanismi di difesa ben radicati che rendono difficilmente rilevabili le esperienze traumatiche che la nostra memoria ha scelto di sopprimere per evitare ulteriore sofferenza.
Una ferita emotiva è comparabile a una ferita fisica: è un complesso di emozioni scatenate da un evento esterno che può essere reale o immaginato, a seconda della percezione e dell’esperienza personale dell’individuo. Proprio come accade per una lesione corporea, se una ferita emotiva viene adeguatamente curata, essa può cicatrizzare cessando di provocare dolore. Al contrario, se trascurata, questa ferita emotiva può continuare a causare disagio arrivando persino a riaprirsi o a intensificarsi nel tempo.
Nella nostra cultura spesso si insegna a “mettere un cerotto” sulle nostre sofferenze, nel tentativo di dimenticare e nascondere il dolore piuttosto che affrontarlo. Tuttavia, questo approccio può solo nascondere temporaneamente le ferite emotive, senza realmente risolverle. Queste ferite emotive, se non trattate, possono rimanere aperte influenzando la vita dell’individuo in modi spesso non consapevoli.
Inoltre, è possibile che interazioni o comportamenti altrui possano riattivare queste ferite emotive facendo riaffiorare le stesse emozioni dolorose provate in passato. Questa rievocazione può scatenare reazioni impulsive in cui l’individuo risponde emotivamente a un ricordo del passato piuttosto che alla situazione presente. Confrontarsi con uno psicologo o uno psicologo online su questi aspetti e lavorare su queste ferite emotive può essere cruciale per il benessere psicologico dell’individuo, per non rimanere intrappolati in un ciclo di dolore continuo.
Spesso il riconoscere la propria ferita emotiva e le sue origini profonde è sentito come talmente doloroso e inaccettabile che si preferisce attribuire agli altri le cause del proprio dolore e delle proprie ferite emotive avvalendosi del meccanismo difensivo della proiezione.
L’atto di incolpare gli altri può essere visto come una strategia difensiva, una modalità per procrastinare un confronto necessario con se stessi, e per dare un senso più accettabile allo stato di infelicità e insoddisfazione della propria vita. Questa strategia difensiva, purtroppo, porta solo a un’esperienza di sé e degli altri limitata e frustrante.
Per proteggersi da ulteriori dolori, spesso si utilizza una sorta di maschera che mostra un aspetto visibile del proprio comportamento esteriore e che serve a controllare e a distanziarsi dal rivivere situazioni dolorose. Questo atteggiamento di controllo spesso diventa un’azione istintiva in risposta al male subito.
Tuttavia, finché permarrà questa maschera, non si potrà mai essere pienamente se stessi; non si sarà liberi di agire in accordo con i propri sentimenti più autentici. È comprensibile reagire in questo modo, specialmente quando si è esasperati dal continuo dolore. Tuttavia, è incoraggiante sapere che la maschera non è un elemento permanente della propria identità. Essa persiste solo finché si sceglie di mantenerla.
In ogni momento si ha l’opportunità di rimuovere questa maschera e mostrare la propria vera essenza, liberata dalle ferite emotive dell’infanzia che possono imprigionare il cuore e condizionare la vita. Riconoscere e affrontare queste ferite emotive è il primo passo verso un’autentica liberazione da quei vincoli che ostacolano lo sviluppo personale e la felicità. Affrontare queste ferite emotive non è semplice ma è un percorso di vitale importanza per raggiungere una piena realizzazione e una vita genuinamente soddisfacente.
Nel contesto terapeutico, il lavoro sulle ferite emotive può trasformare profondamente il modo in cui si vive e interagisce con gli altri. Un percorso psicologico offre la possibilità di esprimere se stessi liberamente e in modo costruttivo.
Una ferita emotiva si configura come una congerie di emozioni scaturite da un evento esterno che può essere effettivamente accaduto o essere stato costruito nella mente della persona a seconda delle sue percezioni e delle sue esperienze personali. Analogamente a una lesione fisica, per le ferite emotive spesso si ritiene che il tempo possa agire da fattore curativo. Tuttavia, il tempo di per sé non porta alla “cicatrizzazione”; può semplicemente fornire l’illusione che il dolore svanirà ma la realtà è che il superamento di una ferita emotiva dipende dalle risorse personali che si mobilitano per affrontarla. Se non trattata adeguatamente, questa ferita può riemergere alla minima percezione di un nuovo trauma emotivo.
Esistono varie tipologie di ferite emotive, come il rifiuto, l’abbandono, l’umiliazione, il tradimento e l’ingiustizia. Queste situazioni sono comuni nell’esperienza umana ma non sempre provocano ferite significative in tutti gli individui.
Nella pratica clinica capita di riscontrare che ferite emotive spesso emergono in contesti di separazioni, fine di relazioni, amori non ricambiati, aspettative infrante e traumi. La formazione di queste ferite è il risultato di una combinazione di risorse personali, capacità di gestione emotiva e contesto di vita e familiare. Il processo di guarigione da tali ferite è altamente soggettivo perché dipende da questi fattori.
Durante periodi di turbamento, quando si sperimenta un malessere diffuso senza una causa apparente o si vivono certe fasi della vita con rassegnazione, potrebbero esserci dinamiche più profonde in gioco, spesso radicate nell’infanzia.
La relazione tra il bambino/a e la sua mamma è cruciale, poiché la presenza adulta è sinonimo di sopravvivenza: essa offre calore umano, protezione e amore.
Le esperienze e i traumi vissuti nei primi anni di vita influenzano significativamente il percorso di vita di una persona. Già nel grembo materno, ogni sofferenza o episodio significativo viene percepito a livello fisico ed emotivo lasciando un’impronta duratura che ogni individuo porta con sé influenzando così la formazione di future ferite emotive.
Ogni ferita emotiva è collegata a una maschera specifica, un meccanismo di difesa che si manifesta per proteggere l’individuo dal dolore e dal malessere continuo che quella ferita può causare. Queste maschere sono forme adottate non solo a livello comportamentale ma anche fisico, poiché il corpo e il viso possono riflettere questi cambiamenti interni.
Lise Bourbeau, nei suoi lavori sull’approccio alla guarigione, suggerisce di eliminare questi filtri e di distruggere le maschere che nascondiamo dietro convinzioni e sofferenze accumulate, sottolineando come il corpo cambia nel tempo, influenzato non solo dall’età ma anche dalle emozioni legate alle esperienze vissute.
Secondo la morfopsicologia, che esplora le correlazioni tra la forma del viso e del corpo e la personalità, si può interpretare l’evoluzione dell’aspetto fisico come riflesso di quella interiore. La maschera legata a una ferita emotiva diventa quindi evidente nel corpo fisico mostrando come l’anima e il corpo siano intrinsecamente connessi.
Le ferite emotive di rifiuto, abbandono, umiliazione, tradimento e ingiustizia sono esperienze comuni ma possono non sempre tradursi in ferite profonde per tutti gli individui. Tuttavia, per chi le porta, queste ferite emotive si manifestano spesso con particolari maschere comportamentali.
Ad esempio, la ferita emotiva di rifiuto può portare una persona a vivere in una condizione di costante fuga evitando le sfide e preferendo la solitudine, mentre la ferita emotiva dell’abbandono può spingere alla ricerca costante di compagnia e attenzione per evitare la solitudine.
La ferita emotiva dell’umiliazione può indurre comportamenti passivi o inclini al narcisismo, dove la persona può agire in modo masochistico mettendo le esigenze altrui prima delle proprie.
Chi vive la ferita emotiva del tradimento può tendere a controllare eccessivamente cercando di manipolare gli altri per proteggersi dal dolore di ulteriori delusioni.
Infine, la ferita emotiva dell’ingiustizia può rendere una persona eccessivamente rigida e meticolosa, spesso privandosi di piaceri e vivendo con una costante sensazione di non meritare felicità.
In conclusione, le ferite emotive e le maschere associate rappresentano un complesso intreccio tra la storia personale, la gestione delle proprie emozioni e le proprie risorse interne. Affrontare queste ferite richiede un processo di guarigione che è profondamente personale e varia significativamente da persona a persona.
Guarire da una ferita emotiva richiede innanzitutto il riconoscimento e l’accettazione delle maschere che indossiamo per proteggerci dalle paure, permettendoci di riallineare la nostra vita con la nostra vera essenza. Quando si sperimenta il rifiuto, l’abbandono, l’umiliazione o l’ingiustizia, è comune che il nostro Io prenda il sopravvento spostando facilmente la colpa sugli altri. Tuttavia, è essenziale comprendere che non ci sono veri colpevoli ma solo persone ferite, e questo “circolo vizioso” di dolore continuerà a ripetersi finché non si imparerà a riconoscere il dolore che è presente dentro se stessi anziché attaccare gli altri perché presunti artefici del proprio dolore.
Accusare gli altri è spesso un modo per esprimere e liberarsi dei sentimenti negativi accumulati e non accettati nel tempo ma questo non fa altro che generare sempre più infelicità. Una visione più costruttiva consisterebbe nel vedere la propria ferita emotiva con compassione, come si farebbe con un bambino che ha commesso un errore innocente. Questo tipo di approccio amorevole e accogliente può iniziare a trasformare le dinamiche della propria vita.
La chiave per superare le ferite emotive è accettarle pienamente. Rifiutare di riconoscere una ferita emotiva impedisce di trasformarla: spesso, ciò che non accettiamo negli altri riflette una parte di noi che temiamo di affrontare. La maschera che indossiamo per evitare il dolore è una forma di difesa che non deve essere confusa con l’amore vero verso se stessi. Ogni comportamento associato a una maschera è una reazione difensiva, una strategia per tentare di vivere bene nonostante le ferite emotive.
Assumersi la responsabilità per le proprie ferite emotive significa anche smettere di accusare gli altri per il dolore sperimentato. Esaminare il tipo di relazioni che manteniamo con gli altri può rivelare molto delle nostre ferite emotive e dei sentimenti che proiettiamo nelle nostre interazioni. Smettere di vedere il mondo come un luogo pieno di persone cattive e sofferenti è un passo verso la crescita personale e verso relazioni più mature, aspetti sono essenziali per non alimentare ulteriormente le ferite emotive.
In ultima analisi, essere autentici e rimuovere le maschere protettive ci permette di amare veramente noi stessi, di dire di no quando necessario e di distanziarci dalle persone tossiche liberandoci così internamente e vivendo in modo più vero ed autentico.
Questo percorso di autoconsapevolezza e di realizzazione personale è fondamentale per costruire un benessere duraturo e per realizzare i propri sogni e desideri.
La libertà dalle ferite emotive e dalle paure ci permette di manifestare pienamente le nostre potenzialità e di scoprire le nostre aspirazioni più autentiche.
Qui di seguito cercheremo di riportare una piccola “vignetta clinica” di come può emergere in seduta un vissuto relativa ad una ferita emotiva che condiziona e appesantisce la vita di tutti i giorni.
Terapeuta: Benvenuto, come ti senti oggi venendo qui?
Paziente: Sinceramente, mi sento un po’ ansioso. Ho avuto una settimana difficile e continuo a pensare a certi eventi passati che mi hanno ferito profondamente.
Terapeuta: Vuoi parlarmi di questi eventi? È importante che tu possa esprimere ciò che senti in un ambiente sicuro e accogliente.
Paziente: Sì, è sempre difficile per me, ma… quando ero più giovane, ho vissuto una situazione di abbandono da parte di mio padre. Non ha mai mostrato interesse per me o per quello che facevo. E questo mi fa ancora soffrire.
Terapeuta: Quella ferita emotiva dell’abbandono sembra avere radici profonde. Come pensi che questa esperienza influenzi la tua vita attuale?
Paziente: Beh, mi accorgo che ho difficoltà a fidarmi degli altri. Ho sempre paura che le persone che amo mi lascino, proprio come ha fatto mio padre. È come se dentro di me ci fosse questa voce che dice che non sono abbastanza buono.
Terapeuta: Questa voce interna è una manifestazione della tua ferita emotiva. È comprensibile avere queste paure basate sulle esperienze passate. Cosa pensi che potremmo fare insieme per aiutarti a gestire e forse guarire questa parte di te?
Paziente: Non lo so, mi sento perso. A volte penso che non sarò mai in grado di superarlo.
Terapeuta: È un sentimento molto forte. Però, ricorda che la guarigione dalle ferite emotive può richiedere tempo e pazienza. È un processo, non un evento singolo. Possiamo esplorare insieme delle strategie che ti aiutino a riconoscere e accettare queste emozioni senza lasciarle definire chi sei.
Paziente: Questo suona bene, ma come facciamo?
Terapeuta: Possiamo iniziare identificando quelle situazioni che attivano la tua ferita emotiva. Da lì, possiamo lavorare su come tu possa rispondere diversamente a questi trigger. È anche importante che impariamo a dialogare con quella voce interna in modo più amorevole e accettante.
Paziente: Cioè, parlarle come se non fosse parte di me?
Terapeuta: Esatto, parlarle come se stessi parlando con un amico caro che soffre. Questo può aiutarti a coltivare compassione per te stesso, e gradualmente, potrebbe aiutarti a modificare la tua autopercezione dalle ferite emotive che hai portato con te per tanto tempo.
Paziente: Sembra un bel percorso da seguire. È difficile, ma voglio provare. Voglio liberarmi da queste catene.
Terapeuta: Sono qui per supportarti in ogni passo. La tua volontà di aprire queste porte è il primo passo verso la tua guarigione.
Una ferita emotiva è molto più di un semplice ricordo doloroso; rappresenta una profonda incrinatura nell’essere di una persona che può influenzare significativamente il modo in cui vive, percepisce se stessa e interagisce con gli altri.
Le ferite emotive sono spesso il risultato di esperienze traumatiche, abbandono, rifiuto o maltrattamenti che lasciano segni duraturi. La presenza di una ferita emotiva può condurre a comportamenti di difesa, come il ritiro sociale o l’aggressività, meccanismi adottati inconsciamente per proteggersi da ulteriori dolori.
Riconoscere e affrontare una ferita emotiva è il primo passo cruciale verso la crescita personale. Senza questo riconoscimento, le ferite emotive possono rimanere nascoste, esercitando la loro influenza a livello profondo e distorcendo le relazioni e l’immagine di sé. Affrontare queste ferite richiede coraggio e spesso l’aiuto di un professionista, ma alla lunga è un percorso che può portare a una liberazione emotiva e a una vita più autentica e soddisfacente.
Il “rimarginare” una ferita emotiva implica un processo di introspezione, comprensione e accettazione di sé che permette di trasformare il dolore in una forza per il cambiamento personale. Attraverso la terapia e il supporto, è possibile riscrivere le narrazioni interne che mantengono vive le ferite emotive sostituendole con storie di resilienza e rinnovato senso di sé.
In definitiva, una ferita emotiva non deve definire chi siamo o limitare il nostro futuro: essa è senza dubbio parte di noi ma non è tutto! Con la giusta guida e un impegno personale, ogni individuo ha la capacità di superare le ferite emotive e di muoversi verso una vita più piena e gratificante.
Dott. Davide Ivan Caricchi
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